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Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate a Rodi Garganico

Santa Messa Parrocchia Chiesa Madre San Nicola di Mira. Omelia del Parroco don Michele Pio Cardone

 

Una giornata questa per rendere “grazie” al lavoro continuo dei “portatori di pace”

Un caro saluto al Sindaco di Rodi Garganico dott.Nicola Pinto, a tutti i componenti dell’amministrazione comunale e a tutti i membri delle Forze Armate ai fedeli tutti presenti. Il 4 Novembre si celebra il “Giorno dell’Unità Nazionale” e “Giornata delle Forze Armate”, in ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale. Il 4 Novembre 1918, infatti, con l’entrata delle truppe italiane vittoriose a Trento e Trieste, dopo quasi tre anni e mezzo di combattimenti, si concludeva quella che allora venne definita la “Grande Guerra”. Dichiarata festa nazionale con il Regio decreto n. 1354 del 23 ottobre 1922, la ricorrenza è arrivata fino ai tempi nostri sopravvivendo a cambiamenti politici, sociali ed economici.Una giornata questa per rendere “grazie” al lavoro continuo dei “portatori di pace”, quali sono le Forze Armate e onorare i nostri caduti in guerra e tutte le vittime della violenza nel mondo .In questa giornata invochiamo non solo la pace, ma ricordiamo anche il coraggio di eroi, di veri cristiani, che hanno operato  e giornalmente operano per la patria, per la pace, per la fede.Pace, libertà e democrazia questi i valori da sostenere. Un 4 novembre 2014, in cui si festeggiano gli italiani  che hanno saputo combattere, vivere e morire per formare un’Italia Unita e creare così un’identità culturale. Le Forze Armate italiane sono la sicurezza e la stabilità nella nostra Nazione e nelle aree più critiche del mondo, compito che richiede il sostegno del mondo civile affinché siano poste in condizione di affrontare efficacemente le nuove minacce che affiorano all’orizzonte.Dobbiamo essere grati alle Forze Armate per quello che fanno per noi. Ma perché ricordiamo la fine di una guerra? Lo facciamo per parlare della pace, per riflettere sugli ideali di pace e libertà, per rifiutare totalmente la guerra e la violenza mai pensabili come strumenti per affermare un diritto.
Oggi, 4 novembre, la Chiesa celebra la memoria liturgica di san Carlo Borromeo, il grande vescovo di Milano. Siamo nel 1500 e Carlo, che non sembra aver nessuna intenzione di diventare un ecclesiastico, viene fatto cardinale (non era né prete né vescovo) a soli 22 anni dallo zio il Papa Pio IV in perfetto stile nepotistico. Ma, invece dei noti effetti rovinosi, la Grazia divina aiuta questo giovane onesto e laborioso, rendendolo strumento della volontà di Dio. Sarà ricordato come uno dei più grandi pastori della Chiesa. Stroncato dal peso della sua insostenibile fatica fatta di sacrificio, muore a 46 anni, 18 dei quali vissuti come vescovo di una immensa diocesi, ma ha fatto tanto. Conclude e cerca di far attuare il Concilio di Trento con le sue risoluzioni, specialmente la creazione dei seminari e la formazione del clero. Compie visite pastorali, convoca sinodi, edifica collegi, ospizi, ospedali. Al momento della peste e della carestia 1576-1577 dà la massima misura del suo amore per il suo popolo; lo ricorderà anche il Manzoni nel noto brano dei “Promessi sposi”.La pace è opera della giustizia e si costruisce con la fratellanza, ci ha detto il Concilio.
Gesù aveva affermato: “Beati gli operatori di pace, saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 9).
Nel mondo purtroppo vi sono sempre focolai di violenza che sono il frutto dell’ingiustizia. In queste situazioni di tragedia i missionari, i volontari, i membri di organizzazioni umanitarie ma anche – e in particolari contesti soprattutto – i nostri giovani in divisa, sono impegnati nella difesa dei più deboli e più poveri. A loro vogliamo vada, soprattutto oggi, il nostro ringraziamento: operando per la pace meritano di poter essere chiamati “figli di Dio”.Sia questa la nostra preghiera nella valle oscura del peccato del mondo. Non temiamo il male che sembra prevalere perché il Signore ci guida e ci sostiene, vinciamo il male col bene sperimentando in noi la vittoria di Cristo. Sforziamoci ogni giorno di essere operatori di pace nei luoghi dove il Signore ci ha posto a realizzare la nostra vocazione, per essere e manifestarci veramente figli di Dio.
La Vergine Maria, che noi veneriamo con il titolo della Madonna della Libera, accolga le nostre aspirazioni di bene, protegga coloro che si impegnano – a volte a rischio della vita – per la costruzione di un mondo più giusto, ci conceda la grazia di trasmettere ai giovani non solo gli ideali di giustizia e di pace ma la pace stessa, frutto della giustizia realizzata col nostro impegno e il nostro sacrificio.