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Guerra contro le liste di attesa, l’ultimatum ai medici di base

L’assessore alla Sanità: ricette senza codici per indicare le urgenze, dal 15 dicembre saranno rifiutate.

 

L’assessore alla sanità, Donato Pentassuglia, va alla guerra contro le liste d’attesa. Dopo la sfuriata di giovedì scorso contro i direttori generali delle Asl (quasi tutti uscenti), oggi è previsto un nuovo incontro con i manager. Oggi, invece, vedrà i medici di famiglia. Pentassuglia ha già pronto un primo rimedio per contrastare quello che considera il lassismo delle strutture sanitarie. Dal 15 dicembre non saranno più accettati agli sportelli dei Cup, le prescrizioni dei medici (di base o specialisti) che siano prive del codice di prenotazione. In mancanza di quella codifica — urgente, differibile, programmabile — il paziente tornerà a casa senza prenotazione. L’assessore intende passare così alle maniere forti: l’apposizione del codice, dal suo punto di vista, è un elemento che fornisce ordine nell’organizzazione e contribuisce a snellire le attese. Pentassuglia ha passato il ponte festivo a studiare il dossier. Si è imbattuto in aspetti poco chiari, astrusi o sgradevolmente imbarazzanti per una parte della classe medica. La conclusione è drastica. «Le liste d’attesa — dice al telefono — sono un grande bluff. Ora le grandi macchine per la diagnostica ci sono. E altre arriveranno presto, con l’utilizzo degli ultimi fondi europei di questa programmazione. La mia sensazione è che le liste d’attesa siano un fenomeno messo in campo artatamente». E si intuisce il motivo: per tentare di ridurle sono sempre stati adoperati, fin qui, sistemi di incentivazione economica del personale sanitario. Pentassuglia, alla vigilia della campagna elettorale, comprende che il tema delle attese può diventare scivoloso, per sé e la giunta, e per questo corre ai ripari. Giovedì ha incontrato i direttori delle Asl. È stato brusco e diretto. Ha accusato i manager di aver fatto lavorare le strutture poche ore, nonostante i quasi 12 milioni stanziati dalla giunta un anno fa per tenere aperti gli ambulatori anche nel week end e di sera tardi. «Eppure — commenta — le macchine ci sono e il personale pure. Trovo strano, per fare un esempio, che si stabiliscano 30 o 40 minuti per visite che normalmente vengono eseguite in un quarto d’ora. C’è qualcosa che non funziona. Stessa situazione per la gestione delle “agende” da parte delle strutture sanitarie che devono erogare il servizio».L’assessore punta a resettare il sistema. Primo obiettivo: rendere obbligatoria l’apposizione della codifica sulle prescrizioni. È indispensabile che si dica se la visita è «urgente», «differibile» o «programmabile». Oggi i medici di base non lo fanno quasi mai e lasciano che sia la struttura ricevente a formulare una graduatoria d’accesso. «E invece la richiesta urgente — ragiona Pentassuglia — deve essere evasa in 24-72 ore e solo questa deve entrare nella lista d’attesa. Il resto, visita di routine oppure di controllo, deve essere gestito con un adeguato sistema di appuntamenti. Nelle carte che mi sono portato a casa ho trovato una visita fissata a giugno per rinnovare una patente di guida che scade a gennaio. Come è possibile? Cosa succede se quell’utente ha bisogno dell’auto per lavorare? Quell’appuntamento così lontano è un errore». Un altro punto da aggredire sarà la famigerata «appropriatezza prescrittiva»: troppi esami chiesti a sproposito. I medici di famiglia saranno richiamati anche su questo. Terzo aspetto: la gestione delle “agende” di prenotazione, aperte e chiuse a piacimento dalle strutture che erogano il servizio. Pentassuglia richiamerà sia i medici, sia i manager. Sempre oggi, l’assessore porterà in giunta l’elenco degli idonei per avviare il percorso di sostituzione dei manager in scadenza (Bari, Bat, Brindisi, Lecce, Taranto, Ospedali riuniti di Foggia). Da oggi, ratificato l’elenco, ogni momento potrebbe essere buono per procedere alle nomine. «Ho chiesto al presidente Vendola di accelerare — dice Pentassuglia — perché non si può lasciare il sistema senza governo».