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Vieste/ Sparatoria “dietro il ponte” ucciso “Cintaridd” (8)

Il guappo divenuto capoclan. Così terrorizzava i commercianti. “Se non paghi, ti ammazziamo”. Tano Grasso: «Siamo perplessi e amareggiati perché l’omicidio di Notarangelo smentisce la sentenza».

 

 Per il tribunale di Foggia Angelo Notarange­lo, 37 anni, l’uomo crivellato a colpi di kala­shnikov, non era un boss . Non era il capo clan del Gargano, ma solo un «guappo». E «l’af­fresco criminale» cucitogli addosso dalla procura di Bari era «sbiadito», «scolorito», «inesistente». L’uomo che con la sua famiglia aveva costruito un impero economico.

Si tratta di due milioni di euro l’anno sulle estorsioni e minacce ai commercianti e operatori turistici di Vieste, per il collegio giudicante foggiano del processo "Medioevo"’ ( conclusosi pochi mesi fa) era solo un «estortore». E ora che su Vieste si consu­ma l’ennesimo omicidio mafioso e il corpo a terra a terra, in un mare di sangue, questa volta è proprio quello del boss-non-boss Notaran­gelo, le parole messe nero su bian­co nella sentenza "Medioevo" paiono quasi una beffa: “Nessun dato processuale consente di col­legare gli attuali episodi allo sce­nario criminale passato. Si prenda ad esempio che negli anni novanta I’imputato (Notarange­lo.ndr) aveva appena dieci anni … » si legge a pagina tre del dispositi­vo. E proprio in forza di quella sentenza di primo grado (finita con una condanna a undici anni per estorsione) Notarangelo era libe­ro. Aveva solo l’ obbligo di firma se­rale in caserma. Che "u cìntarìdd", invece, fosse il boss del Gargano, il padrone di Viester lo documentano proprio migliaia di pagine di quel processo. La sua famiglia riusciva ad ave­re flussi finanziari sui conti cor­rente, in un solo anno, per quasi due milioni di euro. «E’ da notare – scrivono i pm di Bari negli atti del processo – la netta sproporzione tra la capacità economica dei componenti del nucleo familiare e le disponibilità economico patrimo­niali ufficialmente dichiarate. Nelle annualità oggetto di approfon­dimento, infatti, il citato nucleo fa­miliare ha avuto la disponibilità di flussi finanziari per un importo complessivo di € 1.831.926,78. L’importo risulta, inoltre, costitui­to da versamenti di denaro con­tante per un importo di 655.542,41 euro». E i guadagni mi­lionari – sostengono i magistrati – arrivavano con le estorsioni. «La connotazione decisamente "ma­fiosa" – scrive – ancora la Procura in una delle migliaia di pagine dell’atto di accusa – della metodologia adottata assume tutta la sua valenza nelle parole utilizzate dal No­tarangelo per far giungere “all’orecchio” di un commerciante at­traverso la "mediazione" del fra­tello, la pericolosità del suo atteg­giamento non collaborativo. Sia nell’equivoca affermazione: "Ri­ferisci a tuo fratello che se non vuo­le più danni deve mettere noi co­me guardiani”, che in quella im­mediatamente successiva altrettanto esplicita: “se non paga entro quattro giorni faccio saltare tut­to" ». «Dal 2008 in poi in Vieste – si legge nelle carte di Medioevo – si assisteva ad uri vero e proprio fuoco concentrico su operatori del settore turistico-alberghiero e imprenditori locali, caratterizzato da un modus operandi pressoché costante: furti, danneggiamenti, attentati intimidatori di vario ge­nere (teste di animali, ceri fune­bri) con associato invito a rivolgersi ai soliti noti ("a chi sai") per il recupero della refurtiva e per la "messa in regola", con l’esplicita. prospettiva di dover subire, in ca­so contrario, guai più seri. Queste le frasi più ricorrenti: "Mettiti in re­gola …. Altrimenti ti metteremo in regola noi…"; "rivolgiti a chi sai"; "non vuoi proprio capire … non è uno scherzo ti devi mettere a posto subito se non vuoi problemi…”; ti diamo pochi giorni per metterti regola, contatti chi può arrivare a noi per un accordo annuale, muo­viti in fretta e da persone intelli­gente, non metterci alla prova al­trimenti non ci saranno più accor­di, ti garantiremo che il tuo villag­gio non subirà incendi, furti ed al­tro, così tu e la tua cara famiglia non avrete più problemi; "avrai tutto indietro" … ; "paga, metti un buon guardiano e paga il caffè a chi lo devi pagare"; "Ti avvisiamo che non avrai più avvisi quindi decidi tu cosa farne della tua vita"; "Tu non sai chi sono io, tu non mi cono­sci, io e la mia famiglia le persone le ammazziamo"». E Notarangelo si spinge anche a minacciare i ca­rabinieri. Al Maresciallo Pasquale Bottalico, viene fatto recapitare un candelotto di dinamite (la cui natura è stata accertata dal RIS di Roma), con la seguente dedica: "Questa è per il m.llo Bottalica, la prossima volta ti ammazzerò" ». «Siamo perplessi e amareggia­ti» commenta Tano Grasso, presi­dente dell’ associazione nazionale antiracket che a Vieste si è costi­tuita parte civile e con i suoi iscrit­ti ha denunciato il boss e i suoi ac­coliti. «Perplessi perché l’omicidio di Notaranqelo smentisce la sentenza. Amareggiati perché occor­re sempre attendere che ci siano fatti violenti per accendere i fari sulle mafie che strozzano il territorio foggiano”.

Giuseppe Caporale
Repubblica