Vertice per valutare le conseguenze per la morte del boss. Sarà impiegato anche il “reparto prevenzione crimine”. Si cerca di capire il movente dell’omicidio di Angelo Notarangelo.
«Dopo attenta analisi dell’episodio omicidiario, in relazione al quale sono in corso indagini volta a individuare la matrice, ed attesa la necessità di tenere comunque alto il livello di attenzione sui possibili conseguenti riflessi sull’ordine pubblico, è di equipaggi del Reparto prevenzione crimine della Polizia, dei reparti dei carabinieri e di reparti dell’antiterrorismo-pronto impiego della Guardia di Finanza». E’ quanto scrive la Prefettura di Foggia nel comunicato diffuso al termine della riunione del coordinamento provinciale interforze «per l’esame in particolare della situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica nell’area garganica a seguito della recente uccisioni di Angelo Notarangelo, capo dell’omonimo sodalizio criminale». Insomma arrivano i rinforzi (che saranno soltanto temporanei) – per Vieste con una serie di pattuglioni per il controllo del territorio, mentre i livelli investigativi -le indagini sul secondo omicidio dell’anno in Capitanata sono condotte dai carabinieri del reparto operativo di Foggia e dai colleghi della tenenza viestana, e sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia stato disposto il rafforzamento dell’attività di vigilanza e controllo nell’area, in questione, con particolare riguardo a quella yiestana, mediante l’impiego di Bari – continuano a lavorare per capire. innanzitutto il movente dell’omicidio di «cintaridd», Era questo il soprannome di Notarangelo, l’allevatore viestano di 37 anni ucciso alle 7.40 del 26 gennaio mentre a bordo del proprio «fuoristrada» rientrava a Vieste dalla sua masseria: un commando composto da 4 se non più sicari l’ha affiancato in auto esplodendo oltre 20 colpi con due pistola, un fucile e un mitra. Cos’è cambiato, se era cambiato qualcosa, con il ritorno sulla scena di Notarangelo, scarcerato il 31 luglio 2014 dopo 3′ anni e 4 mesi trascorsi in cella e ai domiciliari a Termoli e una condanna in primo grado a 11 anni nel processo «Medioevo» al racket della guardiania? Anche questo si chiedono investigatori e pm. per capire il movente. Frattura interna al clan; omicidio come atto d’inizio di una guerra con un clan rivale della zona; killer e mandato a uccidere giunti da tutt’altra parte: sarebbero queste le ipotesi principali al vaglio degli investigatori. Ieri pomeriggio nella chiesa di San Giuseppe operaio si sono celebrati i funerali di Notarangelo.