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Università Foggia/ Scoperta la Pentraxina 3

E’ un nuovo marcatore tumorale in grado di predire la progressione del carcinoma prostatico.

 

 Un’altra importante scoperta Made in UniFg e pubblicata dalla rivista scientifica internazionale Cancer Research: la ‘Pentraxina 3’, un nuovo marcatore in grado di predire la progressione della infiammazione prostatica in presenza di un carcinoma. Uno studio condotto e messo a punto dal Dipartimento di Nefro-Urologia dell’Azienda ospedaliero universitaria Ospedali Riuniti di Foggia diretto dal prof. Giuseppe Carrieri. Lo staff tutto foggiano: a coordinare la ricerca accanto al prof. Carrieri, il prof. Giuseppe Grandaliano  e i proff. Giovanni Stallone, Luigi Cormio, Stefano Netti, Barbara Infante, Oscar Selvaggio, Giuseppe Difino, Elena Ranieri, Francesca Bruno, Clelia Pratichizzo, Francesca Sanguedolce, Simona Tortorella e Pantaleo Bufo.
“Sappiamo che circa il 20% dei carcinomi della prostata – spiega il prof. Giuseppe Carrieri – sono causati da un’infiammazione cronica, per cui è di grande importanza clinica conoscere quali sono i pazienti affetti da prostatite che successivamente andranno incontro ad un tumore prostatico”. La ricerca condotta presso il Dipartimento Nefro-Urologico dell’Universita’ di Foggia ha sostanzialmente evidenziato che la Pentraxina 3 (una proteina immunoregolatrice) è iperespressa a livello tissutale nei pazienti affetti da prostatite che successivamente sviluppano un carcinoma della prostata: ovvero in quei pazienti che, in una prima biopsia prostatica risultata negativa per carcinoma, dovessero presentare elevati livelli di Pentraxina 3 potrebbe registrare un rischio statisticamente più elevato di riscontrare un carcinoma prostatico in una eventuale seconda biopsia.
“Grazie al dosaggio della Pentraxina 3 – aggiunge il prof. Carrieri – ci si augura quindi di limitare il numero di pazienti che devono sottoporsi a ripetute biopsie prostatiche, magari dopo una prima biopsia risultata negativa. Un risultato straordinario di cui andiamo molto fieri, innanzi tutto perché coinvolge un folto gruppo di medici e ricercatori dell’Università di Foggia e poi perché potrebbe rappresentare una nuova frontiera per i pazienti affetti da prostata o carcinoma”.
Soddisfazione in merito alla ricerca espressa dal Rettore dell’Ateno dauno Maurizio Ricci: “Il livello della nostra ricerca è tale da farci sembrare queste scoperte, come quella messa a punto dall’équipe del prof. Giuseppe Carrieri, quasi normali. Invece si tratta di dati ed esiti straordinari, che portano con orgoglio e soddisfazione il nome dell’Università di Foggia in giro per il mondo”.