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ADDIO GIUSEPPE, FIGLIO PREDILETTO DELLA VIESTANITA’ PIU’ BELLA E GENUINA (2)

 

ADDIO GIUSEPPE RUGGIERI, SOLDATO NELLA DIFESA DEL BELLO…

Da un sms appena visualizzato: "Soldato nella difesa del bello. Muore ferito e deluso dalla sua città".

Giuseppe Ruggieri ci ha lasciato a modo suo. Sembra di sentirlo con quella sua stupenda voce baritonale, ammonitrice: “Cari viestani, tolgo il disturbo, senza disturbare!”.  Lo fa  all’alba di una fredda, ma limpida giornata di febbraio, nel mentre Vieste, di primo mattino -guarda la combinazione!- , è avvolta in bellissimi colori di terra, di cielo e di mare. 

Con i tetti del Borgo Antico esaltati dal primo sole in quella sfumatura di rosso “colore dell’amore” , compositrice di un paesaggio, di una cartolina che lo avrebbero mandato in visibilio.
 
Non a caso era soprannominato “Giuseppe La Natura”. Solo lui, con la sua indole innata allo scrutinio, alla contemplazione ed alla esaltazione della natura e delle sue bellezze, sapeva cogliere lo spessore, la pienezza di ogni messaggio limpido o crittato che Madre Natura ci trasmette in questo nostro angolo di mondo che gli ha dato i natali. Da un millepiedi pescato in un filo d’erba fino alla descrizione di un capitello aveva una capacità più unica che rara nel coglierne quel quid di “vita natural durante”.
 
Giuseppe di quel quid ne è stato il profeta, lo studioso, l’interprete instancabile ed insostituibile, con meriti guadagnati sul campo dell’osservazione e della sperimentazione, alieni da riti finto accademici, per nulla incline all’edonismo intellettualoide di tanti finti pulpiti che animano il teatrino della pseudo cultura ambientalista dei nostri luoghi. Tanto da dedicarci l’impegno della vita, trascurandone ogni conformismo di sterile mondanità nella quale, poveri noi -a differenza sua- banalizziamo il nostro modo di vivere, rinunciando a quell’intensità di sguardo che una volta per tutte ci renderebbe consapevoli che la vita è dono di bellezza in ogni cosa. Un dogma per Giuseppe.
 
Giuseppe era di un’altra stoffa. Fortuna sua. Sapeva che questa terra possedeva un senso e una sostanza di bellezza naturale tuttaltro che platonici. E in tutti i modi ne ha vestito i panni dell’araldo, ahinoi di ambasciatore che, suo e nostro malgrado, “porta pena”. Si perché molti dei suoi appelli, dei suoi moniti, delle sue splendide requisitorie, dei suoi scritti eruditissimi, dei suoi studi riservatissimi, stesi a lume di ragione,scienza e conosscenza, seppure rispettivamente resi nella sua bellissima voce baritonale e in un italiano integerrimo ed impeccabile, sono rimasti inascoltati o lettera quasi morta. Caduti nel vuoto di uditori sordi ed insensibili, tutti affaccendati nella ricerca del brutto, agli antipodi della sua ricerca del bello. 
 
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sfregi, alterazioni, deturpazioni, obbrobri perpetrati a quell’innato bello dei nostri luoghi esaltato dall’animus possidendi di Giuseppe La Natura, hanno costituito la regola, non certo l’eccezione quando sul nostro paesaggio si è stesa a più riprese e con costante e crescente imperizia la mano dell’uomo. Continuamente imprecava, scagliava anatemi e scomuniche culturali "a divinis" sui disegni maldestri di una disciplina (sic!) e di una pianificazione (sic!) del paesaggio recente e meno recente, nelle quali l’unica logica è spesso consistita nell’assenza di logica, l’unico studio è consistito nell’assenza di studio
 
Richiamava tutto e tutti, privati cittadini e pubblici poteri, a riconoscerci nel rispetto dell’ambiente, che è rispetto di noi stessi, della nostra identità, sia quando si trattava del cambio di persiane in una abitazione, sia quando si trattava di restaurare la Cattedrale. 
 
Carlo Nobile, nel mondo della verità anche lui, indimenticato assessore alla cultura di questo Comune, nella multiforme indole di Giuseppe tentò di carpirne un’affinità elettiva e di incanalarla a servizio delle istituzioni, anche perchè meritava un riconoscimento, sia pure diciamo mondano.
 
"Come fa Vieste a non accorgersi del talento di Giuseppe?" imprecava pure Lui.  Non andò oltre l’incarico -puramente onorifico- di ispettore onorario dei beni culturali e del paesaggio del Comune di Vieste, perchè -Carlo lo scoprì solo in seguito-  l’essenza di Giuseppe La Natura è quella scolpita immemorabilmente nella figura del Buon Selvaggio del filosofo Jean Jacques Rousseau. L’uomo libero e incorruttibile è quello a contatto con la Natura, che solo "la (sedicente nds) civiltà" potrebbe corrompere. Tentativo rivelatosi, fortunatamente vano, perchè incrociandolo col suo sorriso, col suo sguardo, nella sua eleganza di aspetto e di gestualità, nel suo stile di vita parsimonioso ed essenziale, non privo di ammirazione ci ha dato una prova unica e sublime della sua libertà e della sua incorruttibilità.
 
Giuseppe era il miglior testimonial che si poteva offrire nelle innumerevoli occasioni nei quali serviva rappresentare Vieste con la V maiuscola. Quando Vieste ospitò programmi televisivi, manifestazioni promozionali di prim’ordine,  testimonianze culturali di grido ed autentiche, tutti gli interlocutori puntualmente catturati e affascinati dal suo eloquio maturavano una convinzione inequivocabile: conosce Vieste bene, e la conosce meglio di tutti;  o anche "se tutti i viestani sono come lui, questo è un posto davvero speciale".  Quel fascino indiscreto avvalorato da un aspetto da socratico libero pensatore lo consegnano al Pantheon delle icone della viestanità più autentica e genuina.
 
Lo piange Paola che ha goduto il privilegio di stargli sempre accanto, lo piangono Saverio, Franco, Carlo e Raffaele, Piol, amici irrinunciabili. 
Ma nell’animo più bello e profondo della nostra città, siamo certi che le lacrime scorrono a fiumi. R.I.P. 
 
Carmine Azzarone