Menu Chiudi

LETTERA APERTA A MIMMO VECERA, GIÀ SINDACO DEL COMUNE DI PESCHICI

Riceviamo e pubblichiamo.

 

 Caro Mimmo, purtroppo, l’informazione non racconta sempre la verità, ma propaganda molte volte la verità riferita, che quasi mai è verità, più volte è vero linciaggio morale, tante altre volte è solo servile dipendenza dalla "pubblicità" (a buon intenditore!).
Pensa, e fallo per amicizia, a quello che sta accadendo a me per mano di un solo giornale, che, forse, per una non sua scelta editoriale, potrebbe avermi prescelto come "uomo dell’anno", visto l’interesse e lo spazio che mi dedica a tempo periodico minuziosamente scandito!
L’esecuzione capitale in piazza non esalta  l’innocente colpevole esposto alla gogna, ma inorgoglisce solo il boia di fronte agli insulti ed alle urla di massa, rendendo  così impietosa la sua mano che è strumento di morte ingiusta!
Oggi, caro Mimmo, non è stato importante, per chi ha reso quella notizia, far capire come siano andate esattamente le cose; non ha contato far sapere anche che quel bene non ha dato mai nulla al comune; e neppure è valso far capire  agli altri che il prezzo della vendita è stato collegato al riequilibrio finanziario del comune in predissesto per contenere una manovra fiscale peggiorativa per i tuoi cittadini.
No, questo non avrebbe fatto notizia; ha fatto notizia, invece, perché qualche idiota l’ha ripresa sui social in senso propagandistico, il rinvio a giudizio del sindaco, che, per così dire, avrebbe fatto l’interesse del privato riconoscendogli una dilazione di pagamento del prezzo per riscuotere finalmente l’intero.
Ha fatto più notizia l’associazione a delinquere tra coloro che si sono adoperati per l’affermazione del diritto di proprietà pubblica su quel bene, piuttosto che l’ibrida confusione dei ruoli tra chi, nel privato, non ha mai pagato e di chi, nel pubblico, potrebbe averglielo  consentito.
E, forse, costoro, accomunati dal medesimo disprezzo del primato del pubblico interesse, in una sorta di macabro compiacimento dell’io, potrebbero assistere, in quella stessa piazza stampata di improprie celebrazioni processuali, all’esecuzione del reo di turno, incitando la folla in uno scenario di irriverente follia collettiva.
Per questo, onore a te, amico mio, con tutta la mia solidale vicinanza estesa al tecnico che ha reso possibile un evento che è stato per tutti impossibile.

Tino Petrosino