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Richiesta esproprio abbazia di Kalena inviata al ministro Dario Franceschini

All’attenzione del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini

 

 OGGETTO: Richiesta del Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici (Foggia)
di esproprio per pubblica utilità dell’Abbazia Benedettina di Càlena (872 d.C.)

Gent.mo Ministro Franceschini
L’abbazia di Santa Maria di Càlena, in agro di Peschici (Foggia) è lo specchio del disinteresse della proprietà nei confronti della tutela e della valorizzazione del patrimonio architettonico in suo “affido”. Ma è anche lo specchio di una colpevole dimenticanza della Soprintendenza ai beni culturali e architettonici della Puglia, Ente preposto alla tutela dell’ abbazia stessa. Infatti, nonostante dal 1997 l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale sia molto forte su Càlena, l’Ente di tutela ha imposto ai possessori (effettivamente e non soltanto sulla carta) soltanto una minima parte delle opportune misure di “conservazione” previste dalla normativa sui beni culturali, per l’irrisoria somma di 25mila euro.
Contravvenendo in toto ai suoi proclami di tutela! Ricordiamo che il Ministero dei beni culturali aveva invitato da tempo la Soprintendenza di Bari a muoversi in questo senso: il 23 aprile 2003 il soprintendente Gian Marco Jacobitti rispondeva con questa nota rassicurante al Ministero che lo sollecitava ad applicare la normativa della legge 490/99 per l’abbazia di Càlena:

“Questo Ufficio, con nota n. 23673 del 23.09.2003, invitava i proprietari a contattare il funzionario tecnico di zona per concordare la data del sopralluogo e le modalità di presentazione degli atti progettuali. A seguito di sopralluogo congiunto, i proprietari si erano impegnati a predisporre atti progettuali volti alla realizzazione delle seguenti opere:
a) risanamento delle creste murarie della chiesa e del recinto del complesso e successiva protezione con massetto in cocciopesto di colore grigio;
b) consolidamento e restauro della copertura lignea della campata absidale;
c) impermeabilizzazione degli estradossi delle navate laterali;
d) ricomposizione e bloccaggio degli elementi lapidei dell’ambito sommatale della vela campanaria e posa in opera di massetto protettivo in cocciopesto di colore grigio;
e) rifacimento dei canali di gronda e dei discendenti pluviali (in rame) sul prospetto laterale (lato cortile) della chiesa e dell’edificio adibito ad abitazione dei proprietari;
f) interventi di stilatura dei giunti dei conci lapidei lungo le sconnessioni della tessitura muraria;
g) bonifica dei vani della primitiva chiesa.

A riguardo, il soprintendente Jacobitti faceva presente al Ministero che i proprietari di Càlena erano prossimi a trasmettere al suo Ufficio il progetto delle misure conservative del bene, concludendo con questa secca nota:

“Qualora i suddetti Proprietari disattenderanno agli impegni assunti, questo Ufficio procederà immediatamente ai sensi degli articoli 37 e 38 del citato decreto legislativo N° 490/’99”.

Jacobitti quantificava il preventivo di spesa dell’intervento da realizzarsi a Càlena: il costo del restauro dell’intero complesso poteva attestarsi presumibilmente intorno a un milione e mezzo di euro; riguardo poi alla sua funzionalità, la spesa (non inferiore a 750mila euro) poteva variare a seconda della tipologia funzionale che si intendeva conferirgli (museo, struttura di accoglienza, o altro).
Negli anni successivi, la Soprintendenza di Bari, nonostante una forte pressione della stampa e dell’opinione pubblica nazionale, nonostante i continui, polemici interventi dell’arcivescovo Domenico D’Ambrosio, si è quasi dimenticata di Càlena… Ha quasi completamente rimosso la sua dichiarazione d’intenti di procedere all’applicazione degli articoli 37 e 38 del citato decreto legislativo N° 490/’99.
Solo quando nel 2009 crollò la residuale copertura dell’abside della Chiesa nuova di Càlena, annessa alla millenaria struttura, la Soprintendenza di Bari e il direttore regionale Ruggero Martines inviarono due INGIUNZIONI ai componenti della famiglia Martucci, possessori della Abbazia di Càlena, e al Comune di Peschici.
Ingiunzioni rimaste lettera morta fino al 2012, quando finalmente si profilò un “intervento a danno”, limitato però al solo risanamento delle creste murarie della chiesa nuova, per l’irrisoria cifra di 25mila euro.
I restanti interventi di recupero, richiamati nella nota del 2003 dal Soprintendente Jacobitti e non ancora attuati, oggi assolutamente inderogabili per la sopravvivenza del monumento, non sono mai stati imposti in toto alla proprietà che andava obbligata fin dal 2003 all’esecuzione delle opere necessarie alla reintegrazione del bene culturale.
Perché la Soprintendenza in tutti questi anni non ha mai dato un reale seguito all’invito ministeriale di portare avanti la questione del restauro di Càlena?
Perché ha quasi ignorato la legge vigente, limitandosi a un intervento assolutamente inadeguato alle necessità e impedendo al Ministero di procedere nelle misure del restauro coatto e dell’esproprio?
Il fatto che la Legge sia stata disattesa da anni ha, infatti, determinato la mancata soluzione del problema della proprietà e la perdita di un vecchio finanziamento (del Ministero dell’Economia) di 350mila euro.
In seguito, la Soprintendenza di Bari non avendo proceduto con celerità al progetto che avrebbe permesso di utilizzare i 500mila euro stanziati dal ministro Rutelli, ne ha determinato l’azzeramento de finanziamento nella finanziaria del Governo Berlusconi perché l’opera non era stata ancora cantierizzata.
E non finisce qui. Negli anni seguenti la mancata determinazione della Soprintendenza ha impedito l’uso dei fondi comunitari del POIN Turismo, nonostante la Regione Puglia avesse dal 2009 avviato un percorso di concertazione con la proprietà, con la Soprintendenza stessa e gli altri enti (Provincia di Foggia, Comune di Peschici), che purtroppo non ha dato i frutti sperati. In Regione Puglia il tavolo tecnico, dal 2012 è giunto a un tale punto di stallo che solo il Ministero potrebbe incisivamente sbloccarlo.
I principi richiamati nella nota Jacobitti al Ministero sono stati riconfermati dall’attuale normativa, vigente dal 2004: il codice Urbani sui “beni culturali e sul paesaggio” mette in primo piano la conservazione dell’integrità dei beni sottoposti a tutela, la loro valorizzazione ed il rispetto dell’interesse pubblico generale. L’articolo 95 del Codice prevede l’estrema ratio: se c’è un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della fruizione pubblica di monumento, esso può essere espropriato direttamente dal Ministero per causa di pubblica utilità.
Visto che la pubblica utilità è un fatto incontrovertibile per la valorizzazione turistica non solo di Peschici ma della Puglia intera, pensiamo sia giunta l’ora che la normativa dell’esproprio venga finalmente applicata anche per Càlena.

Ministro Franceschini, Le chiediamo di adoperarsi direttamente per l’esproprio immediato dell’abbazia di Peschici. Càlena non può aspettare oltre. Sta crollando!

Peschici 21 marzo 2015

Il presidente del Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici

prof.ssa Teresa Maria Rauzino