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Reporter della Tua Città/ Mammina perché non mi hai fatto nascere piddino?

Egregio direttore spero di fare cosa gradita rimbalzandovi un articolo pubblicato sul sito della Gazzetta del Mezzogiorno (strano vista la vicinanza del giornale barese al centrosinistra) di Alberto Selvaggi. Spero che venga pubblicato nella vostra rubrica e che apra gli occhi ai miopi e strabici. Ed è solo l’inizio.

 

 Mammina, perché non mi hai fatto nascere piddino? Tutto sarebbe stato più facilino. Perché tu, piddino, saluti tutti nei locali intristiti come la tua barbolina e gli occhialucci da vista, hai la fidanzatuccia o la mogliettina incazzatuccia nella vis post-femminista, e spesso ricchina. Vai al circolino che fa fichino, al concertuccio rock alternativo, saluti il barivecchiano che vende accendini simulando simpatia, così il quadro è perfettino, di piddino in piddino, ma manco impiccato inviteresti a pranzo o a cena uno che ti spara in pancia «ho entrato» e «siamo uscito», come si faceva fino ai tempi del Giardino.

Sorridi ma sotto guardi malino, hai un puzzolino perenne sotto al nasino, classistino come nessuno mai prima, sei perbenuccio, educatino e grettino, non agitatino, soltanto ipocrisino pochino pochino. Non sei cattivino, quasi sembri buonino nel tuo viscidino, non ti manca il soldino, sordiduccio, slealino, sei il nuovo borghesuccio: non comunistino, né di sinistra, non si capisce, appunto renzino. Né scemo né intelligentino, un amorfo in serie che fa tanto piddino. Per questo ripeto, mammina mia: perché non mi hai espulso dal ventre piddino?

Tu, piddino, frequenti i salotti in giacca e cravattino per fare l’affarino, curi il contattino ed empi di eurini il taschino. Da magistrato ti fai candidatino per parlare al San Paolo sotto elezioni con la moglie del pluriassassino: «Signora, mi dispiace tantino, faremo il possibile per il suo maritino al 416 bis, le do la parola, sa, sono piddino». E se pure ti beccano il giudicino con te sarà meno inflessibile che con il fascistino, in fondo sei un amichino e può capitare che il savio toghino insabbi il fascicolo a Pane e Pomodoro così dopodomani magari lo schiaffano in lista.

Durante le pause, se fai il capufficio, alla segretaria alla fame cali la mano al culino, tanto sei correttino, mica mandrillino, e potrai far lo stesso il moralino contro l’arrapato Berlusconino, e un domani anzi, se sei un tipo sveglino, entrerai pure in affari con un forzaitaliotino: altro soldino!, tanto non sei mica ricottarino rabbino. Sei semplicemente un illuminatino che fa girare l’economia. I morti di fame di Casa Pound ti fanno schifino, non hanno casa a Formia o a Cortina 4000 euro di affitto. Mamma, rifammi, ti prego, piddino.

Qualunque cosa tu faccia diventi un renzino, anche se fingi una opposizione interna con tre metri fuori di lingua. Altrimenti senza appecoramento indorato da patetici distinguo il Toscano ti mozza pure le dita. Così sarai ora e sempre ben protettino, presidentino di Municipino, consigliorino, assessorino, parlamentarino moscio e bigio, portaborse universitario, in segreteria, docente, ingegneruccio con l’appaltino che prodiga pesce in regalino, avvocaticchino con pile di cause dai sindacatini, meglio ancora se commercialista che estende i bilanci nella ragnatelina, perché nessuno sa fare i soldi meglio di un piddino veramente piddino.

E così potrai aprire la palestruccia col parentino, il supermercato, la gelateria, i negoziucci per il computerino, o magari girare perfino un filmino, se porti gli occhiali spessi e il corruccio da intellettualino, scribacchiare il libruccio, e se sei giornalista ti becchi a nero pure i soldini dal Premio Grinzane Cavourino.

E per festeggiare dopo dai il festolino, per dirla in fiorentino come Renzino, inviti la comitivuccia solita stantia e sforni cucina salvadoregna o venezuelana che a Bari in questi mesi fa chic, e fra tanta gente selezionata snoccioli frasi buoniste di rito dal Dizionario d’uso comune piddino, e pronunci frasucce sui gay e sulla discriminazione, salvo poi a dar del «ricchionazzo» alle spalle di Caio e di Tizio. Discuti di zingari ma con questo piffero che ai «fratelli Rom» dai in affitto la tua villa a Rosa Marina: sei piddino, mica cretino, stimi assai i comunisti, ma, scusa, non eri sei sarai forse tu di sinistra? E poi ti stupisci se i ragazzi dell’ex Caserma Liberata Rossani inseguono proprio te con le mazze e con l’olio di ricino?

Sei la quintessenza, l’apoteosi del rinnovato conformismo falsino. Hai un cervelletto rigidino (tunc-tunc!) nel testolino, perciò se uno per strada ti chiama, «ehi, piddino bruttino», tu gli fai tosto il querelino con provvisionale di garanzia.

Perciò dico, mamma, mammina, perché non mi hai fatto piddino? Medichino, ricercatorino, architettino, pubblicitarino, imprenditorino, musicistino. E sempre così, all’infinitino.

Alberto Selvaggi

(Antonio Vescera)