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Gargano/ Una campagna elettorale ai margini.

I temi bislacchi di candidati sconosciuti. Riceviamo e pubblichiamo.              

 

 Mai vissuta una campagna elettorale, per il rinnovo del Governo regionale, così placida e tranquilla.
Eravamo abituati allo scontro delle tifoserie, alle piogge di bigliettini, alle pacche e strette di mano, ai saluti da un marciapiedi all’altro, qualche pranzetto, molti “ ghe pensi mi “ in pugliese e foggiano.
Il Gargano questa volta lo vedo assente. Gli echi attutiti, quasi impercettibili, un belare qua e là, e qualche capobastone, vecchio stampo di spicciafaccende, che pendola stancamente da un bar all’altro, posando con il telefonino in mano o all’orecchio per farsi notare. Tutto qui, un racconto senza dire nulla,  una miseria. Quella stessa miseria efficacemente spiegata da Pier Paolo Pasolini a Oriana Fallaci nel suo viaggio a New York:” Lo stesso tipo di miseria, o povertà, che si trova nelle ex colonie divenute indipendenti da poco. Lo stesso tipo di povertà che trovi a Calcutta, a Bombay, a Casablanca. Mi spiego – dice Pasolini – Non una miseria economica, la miseria di chi non ha da mangiare: una miseria, ecco, psicologica. Quella sporcizia diffusa, quella provvisorietà. Le strade male asfaltate che quando piove si riempion di gore. I muri neri o marroni, costruiti in fretta per esser buttati giù in fretta. E mai un angolo tirato a lucido, destinato a durare. C’è anche Park Avenue, siamo d’accordo, ci sono gli splendidi grattacieli di vetro: ma quelle son le piramidi. Esser qui oggi è come trovarsi in Egitto quando gli schiavi costruivano le piramidi. Sai, non è mica detto che gli schiavi in Egitto vivessero male. Magari erano allegri, nella disperazione, e la sera andavano a spasso, bevevano… Non c’entra. L’aspetto importante resta questa miseria da ex colonia, da sottoproletariato.”
E’ questa miseria che non possiamo più tollerare, questo star zitti, accettare il vuoto e il nulla.
Eppure il Gargano avrebbe tante domande da porre a quelle comparse che si affacciano sbrigativamente in questi giorni per stringere mani e battere pacche, per esempio: chiedere conto di come sono stati spesi fiumi di soldi e investimenti fasulli in Capitanta. Dai progetti d’Area a Manfredonia, spiegando i risultati delle aziende in attività e di quelle cessate,  all’Interporto di Cerignola e la completa debacle, come racconta il consigliere Rino Pezzano:” Una struttura incompleta, obsoleta ed a questo punto economicamente per nulla appetibile, che si ha ancora il coraggio di definire fiore all’occhiello della città e della provincia, ma che di fatto ad oggi, a vent’anni dalla errata “ intuizione tatarelliana “ non ha prodotto alcun profitto per l’economia del territorio “. Oppure, sui costi di vent’anni di Parco Nazionale del Gargano, quattro poltrone di presidenti: Petrilli, Fusilli, Gatta e Pecorella, un paio di commissari, ancora privo di un Piano Socio-economico e in perenne conflitto, mai spiegato, con la comunità dei Sindaci. E’ inutile chiedere risultati, ricadute e bilanci, come è inutile cercare di capire progetto, percorso e obiettivi se il progetto non c’è.
Come spiegare questa forte e chiara contraddizione garganica sul fronte dell’economia turistica, dove i ritardi e le trascuratezze si pagano a caro prezzo: primi in turismo, ultimi per infrastrutture. A cui si aggiunge l’amaro destino dei beni pubblici di Vieste, il Centro Direzionale Baia di Campi e Vico del Gargano, il villaggio Macchia di Mare. La viabilità a singhiozzo e la strada a scorrimento veloce ferma alla periferia di Vico. L’assenza di infrastrutture sanitarie in area cruciale e i continui rinvii e promesse.
Risposte mai date in tempi di normale esercizio politico, figuriamoci con il sussurro di questa campagna elettorale piena di figuranti. Il Gargano avrebbe bisogno di una voce che faccia capire che non siamo noi ad aver bisogno della Capitanata, ma è la Capitanata ad aver bisogno del Gargano e delle sue forti potenzialità, ancora inespresse da una politica che fa giungere solo sussurri.

Michele Angelicchio