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Vieste/ Racket guardiania sequestrata una villa

Il proprietario cugino del boss Notarangelo ucciso.

 

 Sequestrati dai finan­zieri beni per un valore stimato dagli investigatori in mezzo milione d’euro a Giambattista Notarangelo, 43 an­ni, viestano, cugino del presunto boss Angelo ucciso il 26 gennaio, e come il parente condannato in primo nel pro­cesso «Medioevo» al presunto racket della guardiania con esclusione dell’aggravante della mafiosità. Il presupposto del sequestro è che ci sia una sproporzione tra i redditi del garganico e i beni  nella sua disponibilità, da qui la decisione dei giudici di porre i sigilli su una “villa su due piani con 12 vani e un terreno annesso, del valore complessivo di oltre 500mila euro”, si legge nel comunicato diffuso dal comando provinciale delle Fiamme gialle. Il sequestro è stato disposto dai giudici della sezione misure preven­zione del Tribunale di Foggia «in con­siderazione del concreto pericolo che gli stessi immobili potessero essere venduti a terze persone», dicono i finanzieri, E’ stato eseguito dai fi­nanzieri della tenenza di Vieste e dai colleghi del nucleo di polizia tribu­taria di Foggia, coordinati dalla Pro­cura dauna, al termine «di mirati accertamenti patrimoniali sui beni mobili e immobili di Giambattista Notarangelo esponente di rilievo della "mafia garganica", cugino del noto Angelo Notarangelo ucciso in un agguato mafioso lo scorso gennaio, Giambattista Notarangelo» dicono i finanzieri «è stato già condannato in via definitiva per reati contro il patrimonio e per spaccio di droga per i quali fu anche sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza spe­ciale; ed è imputato nel processo "Medioevo” in cui è stato condannato a 8 anni e 4 mesi per estorsione”. Nella nota stampa si parla di garganico come di “esponente di rilievo della mafia garganica”, mentre in realtà sia il gip che ne dispone l’arresto nel blitz “medioevo” (7 fermi il 12 aprile 2011) sia il tribunale di Foggia che l’ha condannato in primo grado il 4 febbraio 2014 ha escluso la sussistenza dell’aggravante della mafiosità sia per lui, sia per il cugino ammazzato quattro mesi fa (al quale in nprimo grado furono inflitti 11 anni). Gianbattista Notarangelo cje per l’inchiesta “medioevo” ha trascorso una lunga carcerazione preventiva, si dice innocente: il processo d’appello dev’essere ancora fissato. In «Medioe­vo» è accusato di aver, costretto due imprenditori «a sottostare al fenomeno estorsivo della guardiania abusi­va», ossia l’imposizione di custodi in strutture, come recita il capo d’imputazione, In particolare Giambatti­sta Notarangelo il 17 agosto del 2009 avrebbe avvisato una delle vittime: «non sai chi sono io, tu non mi co­nosci: io e la mia famiglia le persone le ammazziamo». «Le indagini svolte» prosegue la nota stampa sul sequestro preventivo della villa del garganico «hanno con­sentito di accertare la disponibilità di beni, in questo caso immobili, i cui valori di acquisizione e successivo realizzo della villa sono risultati sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati e/o percepiti – di importi tali da non essere sufficienti neppure per le primarie esigenze di vita – e alle attività economiche svolte”. Ecco perché gli investigatori ritengono che quei beni “costituiscono il frutto delle attività illecite perpretae nel tempo o il ripiego dei relativi proventi. «A fine mese ci sarà l’udienza ca­merale davanti ai giudici della sezione misura di prevenzione del Tribunale e in quella sede chiariremo» commenta l’avv. Carlo Mari, difensore di Giambattista Notaragelo «che non c’è alcuna sproporzione tra i redditi del mio assistito, che ha sempre lavorato come custode e allevatore, e i beni acquisiti del tutto lecitamente; peraltro ritengo che non ci siano nemmeno i presupposti normativi per il sequestro».

La gazzetta di capitanata