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Debiti delle Asl di Puglia dubbi dalla Corte dei conti

Una contesa che tiene in ballo circa trecento milioni di euro, tutti destinati a ripianare i debiti accumulati dalle Aziende sanitarie locali tra 1993 e 1999 nei confronti dei fornitori, perchè ora la Corte dei conti di Puglia ipotizza irregolarità nelle modalità attraverso le quali è stata «concordata» la restituzione di questi soldi tra il ministero dell’Economia e delle Finanze e la regione Puglia.

Gli uffici regionali assicurano che qualsiasi sia l’esito della contesa, non ci saranno ripercussioni sul bilancio. Martedì 30, dicono, arriverà regolarmente la parificazione del documento economico-finanziario, l’ultimo della gestione Vendola, così come peraltro accaduto regolarmente negli ultimi anni. E comunque la giunta regionale uscente, ormai due mesi fa, ha elaborato, per cautelarsi, una delibera ad hoc che prefigura una procedura correttiva, in funzione della quale viene istituito un fondo che garantisca il rientro dai 300 milioni «prestati» dal governo.

L’interpretazione della norma nazionale all’origine della contesa è al centro di un contenzioso che, su iniziativa della regione Piemonte, è arrivata davanti alla Corte costituzionale. In sostanza, si discute se sia possibile, come fa la regione Puglia (e il Lazio alla stessa maniera), considerare i soldi trasferiti dal governo come una sorta di mutuo da scontare a rate regolarmente inserite ogni anno in bilancio. Alcuni tra i giudici contabili, invece, ritengono che il trasferimento di quei trecento milioni vada letto come un’anticipazione di liquidità, che è stata impropriamente utilizzata non solo per ripianare i debiti ma per autorizzare nuove spese nelle Asl. Cosa, quest’ultima, tanto più contestabile perché operata nel mentre la regione Puglia decideva di deliberare lo sforamento del patto di stabilità. Non solo: a garanzia dei soldi, la regione avrebbe dovuto istituire, secondo la magistratura contabile, un fondo di pari importo, da intaccare, di volta in volta, ma mano che si scontavano le rate di restituzione. Sull’interpretazione della norma non c’è allineamento neanche all’interno degli uffici della stessa Corte dei conti di Puglia. La sezione di controllo da un lato, la Procura regionale, che condivide l’impostazione degli amministratori regionali, dall’altra, salvo comunque poi rimettersi alla decisione della sezione di controllo.

In attesa delle decisioni della Corte costituzionale, la Regione comunque palesa tranquillità, perché sul bilancio non ci sarebbero particolari rilievi critici che possano metterlo a repentaglio. Un richiamo, in realtà, ci sarebbe. Infatti, richiamando una questione che spesso è ritornata, negli ultimi anni, nelle relazioni di inaugurazione dell’anno giudiziario alla Corte dei conti, sezione giurisdizionale della Puglia, la sezione di controllo sugli atti degli enti pubblici non ha lesinato anche stavolta critiche sul ricorso alle consulenze. Non sarebbero stati osservati, secondo i giudici della Corte dei conti, gli obblighi derivanti dalla legge sulla trasparenza, che prescrive la pubblicizzazione del loro affidamento.

 

 

 

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