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Legambiente: «La Puglia perde il 65% delle spiagge»

In ventitrè anni, dal 1988 al 2011, ci siamo giocati 80 chilometri di paesaggi costieri e le spiagge, che costituiscono una cospicua fetta di capacità attrattiva dell’industria turistica della quale la Puglia si vanta, stanno regredendo paurosamente.

 Il 65% degli arenili, equivalenti a 195 chilometri della enorme estensione litoranea regionale, dal Gargano a Santa Maria di Leuca e su fino a Ginosa, sono infatti soggetti al fenomeno dell’erosione. È a rischio il paesaggio. E con questo l’economia sostenibile e alternativa, la bellezza che qualcuno predica come nuova frontiera per uscire dalla crisi generata in decenni di sfruttamento intensivo di territorio, beni e risorse.
Lunga e motivata introduzione per l’ennesimo campanello d’allarme destinato all’ascolto di chi voglia ascoltare. L’occasione è l’arrivo in Puglia, ieri, a Peschici, sulle coste frastagliate che bagnano il promontorio del Gargano, di Goletta verde, l’annuale spedizione marittima di Legambiente tra i gioielli costieri d’Italia che l’avidità del progresso continua purtroppo a corrodere. Secondo il rapporto dei tecnici dell’associazione ambientalista, «su un totale di 810 chilometri di costa – da Marina di Ginosa sul mar Jonio al Comune di Marina di Chieuti sul mar Adriatico – ben 454 km, cioè il 56% del totale della costa della Puglia, è stato modificato inesorabilmente da interventi edilizi negli ultimi due decenni, cancellando ben 80 chilometri di costa». Evidenza che genera una speranza: «stop all’edificazione in tutte le aree costiere ancora libere dall’edificato, e deciso cambio di marcia sul fronte della lotta contro gli abusi edilizi». Lettera redatta, imbucata e spedita da Legambiente al neogovernatore di Puglia, Michele Emiliano. Una lettera che, peraltro, fa seguito a un premio, quello riconosciuto lo scorso gennaio dal ministro ai Beni culturali, Dario Franceschini al piano paesaggistico partorito dallo staff dell’assessore regionale uscente all’Assetto del territorio, Angela Barbanente. «Così si fa – ha detto il ministro – Il modello Puglia, prima regione in Italia ad approvare un piano in conformità con il Codice dei beni culturali, va esportato anche nelle altre regioni». Punto d’orgoglio per la Regione. Legambiente si augura che in termini urbanistici Emiliano e la sua giunta operino nella continuità con il decennio Barbanente.
In occasione della sosta di Goletta verde, è stato presentato il dossier  «La costa pugliese, da Marina di Chieuti a Marina di Ginosa: l’aggressione del cemento e i cambiamenti del paesaggio», cui ha fatto seguito la tavola rotonda su: «Turismo, pesca, ricerca e lavoro: la costa che vogliamo. Trivelle, cemento ed erosione costiera minacciano le buone economie del mare pugliese».
«La Puglia, una delle regioni con il più ampio territorio agricolo d’Italia, ha visto scomparire negli ultimi 23 anni 50km di aeree agricole lungo la costa, a favore di seconde case, strutture ricettive, turistiche e ville di lusso» ha illustrato Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente. «Rispetto ad altre regioni, le trasformazioni del territorio costiero pugliese – ha sottolineato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – negli ultimi due decenni sono state più consistenti. Con l’approvazione del Piano paesaggistico regionale è stato segnato un cambiamento di enorme importanza. Sarà, però, importante vigilare affinché i Comuni recepiscano queste indicazioni, tenendo, nel frattempo, gli occhi bene aperti sulle trasformazioni diffuse, legali e abusive, che vanno fermate in Puglia, proprio a partire dalla costa».
Secondo l’elaborazione di Legambiente, i centri con maggior consumo sono Ischitella, la periferia di Rodi, la periferia di Peschici, Santa Cesarea Terme, S. Gregorio e Lido Marini. Addirittura raddoppiati i suoli occupati dai tessuti di Torre Mozza, Baia Verde e Sant’Isidoro, nel leccese. A ciò si aggiungono alcuni interventi infrastrutturali, per la trasformazione delle foci di alcuni fiumi e l’ampliamento di diversi porti. Ischitella, Rodi, Vieste, Bisceglie, Molfetta, Mola di Bari, S. Maria di Leuca quelli con le trasformazioni più importanti.

 

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