“Canoni da vergogna”. Da Vieste a Gallipoli spiccioli al Demanio. L’Assobalneari: “Paghiamo pure l’Imu e la Tarsu”.
"Una perla di indiscussa bellezza fra le calette sabbiose di Capitolo. Mare limpidissimo, spiaggia di sabbia dorata". Decine di posti per ombrelloni e sdraio sul demanio marittimo, servizi a 5 stelle su suolo privato. Questo e molto altro è il lido Lo Sciale- Trappeto, a pochi chilometri da Monopoli. I prezzi non sono accessibilissimi: 10 euro per ombrellone nel fine settimana, 8 per lettino e 3 per parcheggio (al sole, 5 euro all’ombra). Non si paga l’ingresso, ma ombrellone e lettino sono obbligatori. Quanto pagherà di canone per l’occupazione di demanio marittimo il lido Lo Sciale, 1028 metri quadri totali? La bellezza di 1.328 euro. All’anno. Pari a 110 euro circa al mese. Pare proprio che sulle dorate spiagge pugliesi i circa 2460 gestori di stabilimenti balneari paghino canoni molto bassi, se non ridicoli. Lungo la costa di Capitolo, i prezzi sono simili: al lido Le Macchie, 506 metri quadri di spiaggia con ombrelloni e sdraio, il canone ammonta a 650 euro all’ anno. Lo stesso lido che su Tripadvisor riceve anche alcune recensioni di utenti infuriati per il costo del parcheggio: “10 euro, prezzo assurdo, senza considerare i 6 euro di ingresso e i 10 di lettino”. Molto più grande il lido Sabbiadoro. Ecco perché per i suoi 2600metri quadrati paga 3500 euro l’anno, circa 290 euro al mese, ovvero il costo dell’ affitto di una casa di medie dimensioni al quartiere Japigia di Bari. «Poi ce ne sono altri che pagano di più – dicono nell’Ufficio demanio del comune di Monopoli che fornisce le cifre- perché sono dotati di opere di difficile rimozione». Da Bari a Foggia e Lecce la situazione non cambia. A Vieste c’è un gigante del settore, il Lido Oasi sulla spiaggia Scialara, una delle più rinomate della zona Parliamo di 7622 metri quadri con un fronte mare di 115 metri. In tutto, 300 ombrelloni dotati di sdraio e lettini, docce, deposito biciclette, parcheggio riservato, spogliatoi, mini calcetto,· saletta lettura, 4 parchi giochi per bambini, bar, ristorante e tanto altro. Costo del canone nel 2015: 15mila 325 euro. Ne paga 8mila circa il lido 3 Stelle. I suoi utenti invece sborsano 15 euro per un ombrellone e 2 lettini, che diventano 20 euro ad agosto. Quanta di questa ricchezza viene incamerata da Stato, Regione e Comuni? Briciole. Nel 2014, la Regione ha prelevato dai circa 2460 stabilimenti un gettito per concessioni complessive che ammonta a circa 7 milioni 650mila euro. Peccato che le casse regionali non vedano neanche un centesimo di questo piccolo tesoretto, Il gettito finisce direttamente allo Stato. A Regione e Comuni spetta dividersi 920mila euro circa nel 2014. E questa la somma complessiva del gettito per imposta su canone. Sì perché al canone demaniale marittimo viene applicata una tassa del 10 per cento, il 25 per cento della quale finisce nelle casse regionali e il resto va al Comune. Questi ultimi hanno incassato, quindi; nel 2014 circa 690mila euro, mentre alla Regione ne sono arrivati 230mila. Canoni risibili sono applicati anche nelle gettonatissime spiagge di Baia Verde a Gallipoli, nel Salento, dove i lidi sono delle piccole (per dimensioni) miniere d’oro. Eppure qui il famoso Samsara paga 1573 euro. Quanto va, in tasse demaniali, al Comune di Gallipoli? 118 euro. Alla Regione, invece, 29 euro. Ammonta invece a 1694 euro l’affitto per il lido Zeno Ma oltre alla questione economica, esiste anche un problema di tipo naturalistico: «A fronte di canoni bassi – dice Mauro Sasso, già vicepresidente regionale del Wwf Puglia – non c’è una gestione oculata della spiaggia da parte dei gestori dei lidi». C’è chi pensa, però, che quei canoni non siano affatto bassi: «No, non lo sono – afferma il presidente del Sib-Assobalneari Bari, Eduardo Caizzi – anche perché bisogna considerare che l’estate dura tre 3 mesi, quindi si lavora 50 giorni all’anno. In più, paghiamo l’Imu e la Tarsu. Ci aggiunga anche l’Iva al 22 per cento, poi faccia la somma e vediamo se il canone è basso o no. Io dico che noi non abbiamo più convenienza a tenerci questi stabilimenti. Troppi sacrificio».
Antonello Cassano
Repubblica – Bari –
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