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Falesie sotto sequestro Il sindaco di Peschici Tavaglione contro la Procura e Capitaneria

Dopo la choccante decisione del pm Di Giovanni di mettere i sigilli alle spiagge soggette a più alto rischio crolli, i Comuni condannano “l’allarmismo in piena estate”.

 

 Sigilli alle fragili falesie del Gargano, su richie­sta del pm Di Giovanni. La choccante decisione del­la Procura della Repubblica di Foggia di porre sotto se­questro le falesie di Vico, Pe­schici, Rodi e Mattinata, considerate a rischio crolli e dunque pericolose per la pubblica e privata incolu­mità, sta scatenando la rea­zione dei sindaci. Mattinata ha evitato la misura cautelare grazie all’op­posizione del primo cittadi­no Michele Prencipe. E gli altri tre comuni coinvolti? "Non esistono i presupposti per agire in maniera così rigida, davvero non ci sono. Per me è stato fatto eccessi­vo rumore. Gli interessi legati alla tutela della sicurezza sono superiori a tutti gli altri ma si sta creando allarmi­smo ingiustificato in piena stagione turistica", afferma il sindaco di Peschici, Franco Tavaglione. "So che c’è stata udienza il 14 luglio scorso per quanto ri­guarda le falesie di Mattina­ta e che il giudice ha dato ra­gione al Comune, non auto­rizzando il sequestro, che è stato però chiesto anche per Peschici, Vico e Rodi. Noi non abbiamo ancora rice­vuto nulla, siamo in attesa, Mi sono confrontato col sindaco di Mattinata, la que­stione è abbastanza incredi­bile per le iniziative messe in campo. Tutto parte dalle or­dinanze della Capitaneria di porto di Manfredonia, che si richiamano al PAI (Piano As­setto Idrogeologico, ndr) dell’Autorità di Bacino della Puglia. Il Piano classifica il territorio in base alla sua fra­gilità e al grado di pericolosi­tà, il PG3 è l’indice massimo di rischio. Ebbene", evidenzia Tavaglione – si dovrebbero interdire sia a terra che in mare spazi pari al doppio dell’altezza della falesia, vale adire 100 metri di spiaggia e 100 di mare dove c’è una falesia alta 50 metri. L’interdizione è francamente eccessiva, lo è al massimo". Tavaglione entra nel dettaglio. "Significherebbe interdire la statale 89, che dalle nostre parti è a ridosso della costa, pensiamo a Monte Pucci e Ialillo a Peschici. Ma la questione è stata già affrontata e chiarita, il vincolo di tutela suggerito dal PAI è di tipo urbanistico, significa che non si può costruire. Per altro non è un vincolo assoluto laddove intervengano lavori di messa in sicurezza e mitigazione del rischio, il vinco lo sparisce o si riduce di conseguenza. Invece la Capitaneria di porto di Manfredonia, che ha la sua giurisdizione su tutto il Gargano, fino a Torre Mileto, ha preso alla lettera il Piano estremizzan­do le norme sulla tutela del­la pubblica e privata incolu­mità. Inoltre, il PAI è stato re­datto su scala l a 25.000, con errori macroscopici. La co­sta di Sfinale e Calalunga, per restare a Peschici, è alta al massimo mezzo metro, eppure è stata classificata PG3, per un evidente errore cartografico. Il Comune di Peschici ha dato lo scorso anno incarico ad un geologo di fare verifiche puntuali sulle nostre falesie classificate con PG3 dal PAI, è venu­ta fuori una situazione com­pletamente diversa. Il lavoro è stato fatto sul posto e con una scala di l a 2000, quindi è molto più dettagliato ed esatto. Cito ancora un para­dosso, relativo alla rupe del Castello, alta 90 metri e sulla quale poggia Peschici. Se­condo il PAI per 180 metri dovrebbe esserci in mare di­vieto di balneazione e navi­gazione mentre a terra sarei costretto a sgomberare mezzo centro storico. E’ un fatto del tutto assurdo. Dico di più: il nostro Comune nel 2003 ha utilizzato un finan­ziamento regionale per ese­guire interventi di consolidamento della rupe, lavori sconosciuti all’Autorità di Bacino. Non ne è stato tenu­to conto nella redazione del Piano. Ammesso e non concesso che la rupe fosse da classificare come PG3, dopo tali lavori il rischio si è miti­gato. Così pure a Monte Puc­ci e Ialillo, dove abbiamo eseguito lavori di messa in sicurezza al punto che la strada statale è stata traslata perché il vecchio percorso poggiava su una cavità. L’ab­biamo spostata all’interno. Dunque il Comune di Pe­schici ha eseguito interventi importantissimi per la dife­sa del suolo e la sicurezza. Chi ha redatto la relazione, la Capitaneria di porto, non ha considerato tali lavori, non conoscendoli probabil­mente. La situazione di Pe­schici è chiara, tant’è che ab­biamo chiesto all’Autorità di Bacino una revisione del Piano, visto che non rispec­chia assolutamente la realtà del nostro territorio".

Lucia Piemontese
L’Attacco