Aumentano i reparti e crescono i posti letto. Ma il maggior spazio sarà dedicato totalmente alla riabilitazione, mentre perderanno terreno (e letti) le unità dedicate alle malattie acute. Il direttore del dipartimento Sanità, Giovanni Gorgoni, assieme ai manager delle Asl, è stato ascoltato dalla commissione Sanità della Regione. Il tema in discussione riguardava i nuovi turni imposti dalle norme europee: si è finito, non a caso, per parlare di riordino ospedaliero. Questo, con il gioco di accorpamenti e fusioni, costituirà un mezzo per favorire l’avvento dei nuovi turni (massimo 48 ore settimanali e periodo di riposo giornaliero non inferiore alle 11 ore). Il riordino vale per gli ospedali pubblici e per quelli privati accreditati. Le unità operative (i reparti) sono 728 e diventeranno prevedibilmente 769. Si perderanno 150 reparti per acuti, ma se ne guadagneranno 191 per la lungodegenza e la riabilitazione (questa soprattutto nel comparto cardiologico e neurologico, di cui la Puglia è carente). Il riordino viene organizzato in ottemperanza al decreto ministeriale 70 del 2015. La normativa impone di tener conto di standard da raggiungere, in mancanza dei quali, il reparto non può sopravvivere.
I posti letto: si passerà dagli attuali 13.796 (9.341 pubblici e 4.455 privati) ai futuri 14.703. Ma i letti per gli acuti scendono da 12.148 a 11.921. Gli ospedali sono 71, i pubblici sono 41 e 30 sono i privati. Difficile che la minaccia del governatore Michele Emiliano di chiudere fino a 25 ospedali, per fare economia, debba essere presa alla lettera. Più facile che egli alludesse alla necessità di operare il riordino dei reparti, che dovrà prendere corpo, proprio per effetto del decreto ministeriale 70, entro la fine dell’anno. Va segnalato che il riordino era già stato allestito dalla giunta Vendola e dal suo assessore Donato Pentassuglia, già nella scorsa primavera. Ma Emiliano si oppose alla sua attuazione, presumibilmente per evitare contraccolpi sulla imminente campagna elettorale. Gorgoni ha confermato che, per far fronte ai turni imposti dalla Ue, sarebbero necessari 900 medici in più: 315 all’Asl Bari, 150 alle Asl di Brindisi, di Foggia e di Lecce, 170 a quella di Taranto. La Bat riesce a far fronte con l’organico attuale. Il dirigente ha anche confermato che si attende di portare a compimento le procedure per l’assunzione di oltre 200 medici, mentre si attendono dal ministero nuove «deroghe» per procedere all’assunzione di centinaia di altri addetti, per un costo del lavoro pari a 51 milioni l’anno. Corrispondono a 550 medici, ma potrebbero essere 200 medici e 700 tra infermieri e tecnici.