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Torneranno i cervi nelle paludi sipontine?

Una importante scoperta archeozoologica è stata registrata dai ricercatori del Centro Studi Naturalistici ONLUS durante l’ultima visita di monitoraggio del progetto LIFE “Zone Umide Sipontine”.

 

 Una punta di una stanga del palco di un cervo (Cervus elaphus) è stata ritrovata nelle aree ove sono stati realizzati gli scavi di una delle azioni concrete di conservazione utili per consentire una migliore situazione idraulica della palude salmastra di Frattarolo (Manfredonia).

Il ritrovamento è stato effettuato  da alcuni mesi, ma solo da poco si è potuto avere la conferma ufficiale che si tratta del cervo.
“È stato emozionante ritrovare questo pezzo di storia della fauna del Tavoliere, dice Matteo Caldarella (che ha trovato il reperto), ho immaginato quando le piane di Capitanata, le paludi costiere i boschi e i pascoli erano solcati dai percorsi di queste specie selvatiche la cui presenza è testimoniata, non solo dai resoconti di caccia e storici (Federico II, Borboni, etc.), ma anche dai toponimi di luoghi come il torrente “Cervaro”, uno dei corsi d’acqua che da la vita alle paludi costiere in agro di Manfredonia”.

Si tratta di una punta, probabilmente, in termine tecnico,  ”l’ago” o ”l’oculare” di un grosso cervo maschio.

Il palco nei cervidi (volgarmente e impropriamente denominate corna) cade e ricresce ogni anno, una volta caduto sul terreno si decompone negli anni ad opera di roditori, batteri decompositori e agenti atmosferici quando non è raccolto e conservato dall’uomo, forse nel fango anaerobico della palude, i processi di decomposizione si fermarono e il reperto è giunto conservato fino ai nostri giorni.

Le attività del CSN  e delle compagini progettuali che partecipano a diversi progetti LIFE, hanno come scopo proprio il ritorno alla naturalità attraverso, la conservazione, il ripristino per habitat e specie e chissà se un giorno anche i cervi potranno tornare a vivere in questi posti speciali e unici.

Nell’ambito delle attività del progetto il CSN è inserito anche in un circuito internazionale denominato “Rewilding Europe” e proprio attraverso questi contatti e le attività in corso si cercherà di far tornare la fauna presente un tempo in un territorio ospitale per uomini ed animali.

 

 

 

 

 

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