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1° marzo: arriva la ricetta elettronica, valida in tutte le regioni d’Italia

Il paziente potrà ricevere in ogni farmacia la medicina di cui ha bisogno pagando il ticket che pagherebbe nella regione di provenienza (che magari è diverso).

 

 Primo marzo, parte ufficialmente la ricetta nazionale elettronica. Valida in tutte le farmacie italiane, non più regionale. Esempio: se un medico di famiglia di Roma prescrive un farmaco rimborsabile, lo farà elettronicamente sul computer o tablet e darà al paziente un tagliandino. Consegnandolo assieme alla tessera sanitaria in una qualsiasi farmacia italiana, dunque non solo nel Lazio, il paziente riceverà la medicina di cui ha bisogno pagando il ticket che pagherebbe nella regione di provenienza che magari è diverso. Il sistema della ricetta rossa digitale scatta in modo completo a livello nazionale martedì.
In realtà già oggi le farmacie e i medici di famiglia sono informatizzati, tranne che in certe realtà (in ritardo ad esempio la Calabria). «Un bel passo avanti – accoglie la rivoluzione Annarosa Racca, presidente dell’associazione Federfarma che rappresenta la maggior parte dei farmacisti italiani – . Un vantaggio per noi, per i cittadini e i medici. La carta non sparisce. La ricetta rossa tradizionale mantiene la sua validità ma è destinata a tramontare». L’operazione è partita con un decreto di tre anni fa sulla digitalizzazione. Ci è voluto del tempo perché tutti gli attori si preparassero al cambiamento. Oltre a garantire la tracciabilità delle prescrizioni, il nuovo corso determinerà notevoli risparmi per la Sanità sul costo della carta, vidimazione dei blocchetti rossi, spedizione alle Asl. Un’agevolazione per il paziente che potrà essere riconosciuto dal sistema informatico con un codice corrispondente alla prescrizione consegnata dal medico, ovunque si trovi. Il bigliettino da consegnare al farmacista non ci sarà più quando il sistema avrà ingranato.
I medici di famiglia della sigla Fimmg vedono però un appesantimento del lavoro. Secondo Giacomo Milillo, uno dei leader della federazione, c’è il rovescio della medaglia: «Qualcuno ha confuso gli studi medici con gli uffici dei centri anagrafici, vista la mole di dati che ci troveremo a maneggiare». Si riferisce anche al contestato decreto sull’appropriatezza, cioè sui limiti imposti a livello nazionale per evitare prescrizioni inutili, circa 200 tra visite specialistiche, esami diagnostici e analisi sottoposti a note di contenimento. Da questa fase di avvio della ricetta nazionale sono esclusi però alcuni farmaci, come gli stupefacenti, l’ossigeno, i medicinali che possono essere ritirati solo in base a un piano terapeutico stabilito da un centro specialistico.

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