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Contrasto alla violenza di genere: oltre 3 ml di euro dalla Regione

Prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne: la Regione Puglia mette in campo un finanziamento complessivo, per quest’anno, di 3,8 milioni di euro cui si aggiungono le risorse dei piani sociali di zona per mettere in atto una serie di azioni.

 “Il numero degli atti di sopruso e di violenza, che a volte sfociano sino all’omicidio, sono davvero insopportabili”, è quanto ha dichiarato questa mattina il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano in occasione della conferenza stampa dedicata all’aggiornamento della rete dei servizi antiviolenza in Puglia. Presente anche l’assessore al Welfare Salvatore Negro e la referente regionale per l’antiviolenza Giulia Sannolla.

Nel 2016 la Puglia conta 21 CAV (i centri anti violenza) – di questi 2 in provincia di Foggia e 6 gli ambiti territoriali in cui è presente il servizio anche a seguito di convenzione con i CAV –  in possesso dei requisiti previsti dalla normative nazionale e regionale, con una rete attiva in 36 ambiti territoriali (su 45). “Questo dato – spiega Emiliano – fa della Puglia la prima regione italiana per copertura di ambiti mentre il numero dei CAV la colloca tra le regioni italiane più virtuose, insieme con Emilia Romagna (14), Lombardia (21), Piemonte e Toscana (20). Ma la nostra sfida naturalmente va oltre, vogliamo avere  una copertura al 100 per cento degli ambiti territoriali affinchè tutte le donne pugliesi abbiano un luogo dove poter essere ascoltate ed aiutate a diradare il buio che a volte copre questi eventi di violenza”. “Non abbiate timore di parlare, anche male, del proprio partner perché prima si interviene e meglio è” è il messaggio del governatore della Puglia.

“Vorrei lanciare un appello al consiglio regionale, al presidente Loizzo e a tutti i consiglieri, di portare velocemente in aula la legge elettorale che consenta il riequilibrio di genere, come tra l’altro previsto dal nostro programma.  Diciamo che sarei molto felice, da presidente e da pugliese, se questa legge fosse approvata prima dell’estate”.

Alcuni dati sulle donne che si rivolgono ai CAV
Il 91% delle donne ha cittadinanza italiana ed è residente prevalentemente nel territorio in cui è ubicato il servizio. La fascia di età prevalente tra le donne che si rivolgono ai centri è quella tra i 30 e i 49 anni (47,3%); significative anche le percentuali delle donne della fascia 18-29 anni (13,9%) e della fascia di età 50-59 anni (14,3%); fa riflettere anche la percentuale, sia pur minima (4,2%) delle donne tra i 60 e i 69 anni che hanno chiesto aiuto ai centri.
Rispetto all’anno precedente si registra un aumento percentuale significativo (+ 7%) nella fascia di età compresa tra i 30-39 anni e un decremento in termini percentuali per la fascia di età 18-29 anni (- 5%).
Le donne subiscono violenza soprattutto nel contesto domestico e delle relazioni intime. Se si sommano le percentuali delle donne coniugate o conviventi e delle donne separate e divorziate che si sono rivolte ai CAV, si rileva una percentuale complessiva dell’80% che mette in evidenza il contesto “familiare” della violenza. Fra gli autori delle violenza, infatti, figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente il 78,2%. Le tipologie di violenza denunciate confermano l’ordine di prevalenza dell’anno precedente: violenza prevalente è quella fisica, seguita da quella psicologica, dallo stalking, dalla violenza sessuale. La violenza psicologica accompagna tutte le forme di violenza così come, a seguire, quella della violenza economica. La mancanza di lavoro è un problema per molte delle donne che subiscono violenza. La percentuale delle donne non occupate, delle donne casalinghe e delle studentesse è pari al 59% del totale e mette in evidenza la mancanza di autonomia economica che potrebbe pregiudicare il percorso di fuoriuscita dalla violenza se non si interviene con risposte integrate e globali. Strettissima è la connessione che esiste tra violenza domestica intra familiare agita sulle donne e la violenza assistita da parte di figli minori che aggrava le conseguenze del fenomeno.

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