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Sanità/ In Puglia tac e risonanze utilizzate a metà: “Mancano i radiologi”

E i tempi si allungano.

 

 Le macchine ci sono, il personale per farle funzionare no. O almeno non è sufficiente a farle funzionare a dovere. È quasi tutto qui il problema dell’uso di tac e risonanze magnetiche, macchinari da centinaia di migliaia di euro distribuiti negli ospedali pugliesi. Gioielli della tecnologia che spesso non vengono sfruttati a dovere, allungando le liste d’attesa. C’è anche questo nella relazione che il Fassid (federazione che rappresenta la categoria dei radiologi), ha predisposto e inviato alla Terza commissione regionale, quella che si occupa di sanità.

Sono proprio i consiglieri regionali della commissione che hanno deciso di far luce sul tema chiedendo l’aiuto del sindacato. Nel documento del Fassid sono elencate le principali criticità del sistema di diagnostica per immagini pugliese. Un dossier in cui sostanzialmente si chiedono alla politica tre cose: eliminare i pronto soccorso inutili dai presidi di base in modo tale da liberare risorse umane, potenziare i poliambulatori provvisti di grandi macchine così da decongestionare le radiologie degli ospedali principali ormai al collasso per eccessivo numero di prenotazioni di esami e migliorare il dialogo tra le radiologie territoriali e ospedaliere.

Per l’occasione, il sindacato ha predisposto anche un elenco delle grandi macchine presenti in Puglia. Anche perché, e questa è un’altra criticità di sistema, una vera e propria ricognizione da parte della Regione è stata effettuata, ma non è ancora stata pubblicata, stando a quello che dicono i sindacati. L’elenco del Fassid (non inviato in commissione) riferisce di circa 60 tac, 30 risonanze magnetiche e tre tac-pet presenti nei vari ospedali pugliesi. «Numeri sufficienti — conferma Fernando Lupo, segretario regionale del sindacato dei radiologi — per coprire le esigenze della regione. Tra l’altro si tratta di un parco macchine già rinnovato. Il problema, però, è un altro. Per garantire il pieno utilizzo di tutte queste macchine ci vorrebbe molto più personale di quello attualmente in dotazione nei nostri ospedali».

Oggi in Puglia ci sono circa 400 radiologi, 270-300 dei quali lavorano in ospedali pubblici, il resto in strutture private e private convenzionate. Secondo il Fassid in tutta la Puglia mancano almeno 80 radiologi. «Rispetto al numero di grandi macchine presenti — dice ancora Lupo — siamo troppo pochi, visto che per ogni macchina dovrebbero esserci almeno due radiologi, uno nel turno di mattina e uno il pomeriggio. Solo per far funzionare tac e risonanze ci vorrebbero 180 radiologi. Peccato che questi devono anche garantire i turni di guardia e di pronta disponibilità. In pratica, per far funzionare meglio il sistema ci vorrebbero almeno 450 radiologi. Non parliamo poi della radiologia interventistica e della neuroradiologia, dove servirebbe almeno una équipe per ogni ospedale di secondo livello».

Questa carenza di personale è la causa di due problemi: l’aumento delle liste d’attesa e il sottoutilizzo dei macchinari, due criticità legate fra loro. «Le risonanze magnetiche lavorano al 70-80 per cento delle loro capacità. Qualche difficoltà in più si incontra nell’uso delle tac che in alcuni casi vengono sfruttate solo al 50 per cento. In gran parte degli ospedali periferici — denuncia ancora Lupo — quelli attualmente classificati come ospedali di base o di primo livello, non si riescono a garantire i turni di 12 ore al giorno». Non sono pochi i casi in cui le tac vengono accese solo durante il turno di mattina e spente nel pomeriggio, dopo sei ore di attività, per carenza di personale.

«Capita anche che quelle macchine restino accese solo 2-3 ore al giorno. Si crea così una situazione paradossale se confrontata con quello che vivono i radiologi dei grandi ospedali, sovraccaricati da richieste di esami e alle prese con turni di lavoro massacranti». Problema confermato anche dai direttori generali delle varie Asl: «Ci mancano soprattutto tecnici di radiologia e medici radiologi — ammette Stefano Rossi, direttore generale dell’Asl di Taranto — se avessimo più personale potremmo fare turni più lunghi e tenere in funzione le macchine per più tempo». Ma i problemi non finiscono qui, perché c’è una scadenza temporale che rischia di diventare un serio problema per tutto il sistema della diagnostica per immagini pugliese.

Dal 2018 entrerà in vigore la direttiva europea 1359 che impone la dosimetria insieme con il referto. In parole povere, ogni qual volta un paziente farà un esame radiologico, oltre alla lastra dovrà ricevere anche informazioni sulla dose di radiazioni cui è stato esposto. Il problema è
che buona parte delle vecchie macchine presenti in Puglia non è predisposta per stabilire il dosaggio. «Come ho scritto nella relazione inviata in commissione — fa notare ancora il segretario regionale Lupo — la medicina attuale è basata sulla semeiotica strumentale e non più su quella fisica. Un tempo bastava mettere la mano sulla pancia per fare una diagnosi, oggi per fortuna abbiamo la diagnostica per immagini. Dobbiamo sfruttarla meglio».

Antonello Cassano
repubblicaBari

 

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