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Vico – PARTE LA CAMPAGNA NAZIONALE DELL’UDC CONTRO LE TRIVELLE

 

Si è aperta la campagna nazionale dell’Udc per il referendum del 17 aprile. Un’affollata sala, con la presenza di numerosi sindaci del Gargano, ha accolto il segretario nazionale on. Lorenzo Cesa che non ha risparmiato critiche al ministro Galletti.

«Il ministro dell’Ambiente che pure ha fatto cose importanti in questo momento non ci rappresenta», ha detto Cesa, «Galletti ha preso una posizione che la segreteria non condivide e che non tiene conto dell’ampia maggioranza dei nostri iscritti che non vuole le trivelle», ha concluso il segretario nazionale dell’Udc.

Sull’attuale momento politico e sullo scandalo delle intercettazioni telefoniche, Cesa ha ribadito che non vede pericoli per la maggioranza.

«Il governo Renzi non rischia ma dopo il 17 aprile, quale che sia il risultato del referendum», ha evidenziato, «ma occorrerà fare un tagliando per rilanciare l’azione del governo su Mezzogiorno e politiche contro il dissesto idrogeologico dove ci sono diverse risorse finanziarie da spendere».

Rilancio che passa anche per una politica energetica più attenta al territorio, come ha ricordato il parlamentare garganico on. Angelo Cera «Qualcuno a Roma non ha capito che sono finite le logiche di gestione del territorio dall’alto. Qui è in gioco non la poltrona di qualche ministro che non ci rappresenta ma il futuro del nostro territorio. Galletti le trivelle se le facesse costruire nel giardino di casa sua, noi vogliamo mari puliti e terre pulite perché la nostra ricchezza è il blu dei nostri mari e il giallo del nostro sole e non il nero del petrolio».

A Napoleone Cera, presidente del gruppo Popolari in Regione Puglia, il compito di ricordare che l’Udc è stata tra i pochi partiti ad attivarsi su tutto il territorio nazionale contro le trivelle. «Altri fanno chiacchiere e amano le copertine e le piazze, noi invece abbiamo acquistato spazi elettorali e coinvolto tutte le sezioni territoriali per una mobilitazioni al voto contro le trivelle. Abbiamo un dovere di consegnare un futuro migliore ai giovani, iniziando proprio dal rispetto dell’ambiente e da una seria politica energetica nazionale».

 

Sul palco anche i rappresentanti delle associazioni NoTriv e di Raffaele Vigilante, coordinatore regionale dei comitati contro le trivelle che ha ricordato i motivi del voto del 17 aprile e sottolineato come lo spauracchio di posti di lavoro che si perdono nel settore minerario è «un falso alibi per non portare la gente al voto. Dobbiamo capire che non possiamo rimanere ostaggi di logiche lobbistiche ma diventare protagonisti del nostro futuro, facendo sentire la nostra voce con il voto del 17 aprile. Il referendum non è contro il governo, ma è contro una politica sorda, sciatta, disattenta alle esigenze del territorio. Ringrazio l’Udc perché ci mette la faccia, mentre altri partiti hanno preferito vecchie logiche del ‘dico-nondico’ che saranno spazzate via dal voto referendario».