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Fiera di Foggia, valore sottovalutato

Riceviamo e pubblichiamo.      

 

 La Fiera Internazionale dell’Agricoltura di Foggia sembra uscita dal quel limbo di vivacchiamento dove l’aveva relegata l’inerzia degli amministratori pubblici e si avvia, è la speranza di tutti, a svolgere quel ruolo di traino, non solo come luogo commerciale/espositivo, ma indossando un abito più moderno, dinamico ed europeo per le attività agricole e infrastrutturali.
Le dichiarazioni del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante la cerimonia di apertura della 67° Fiera: " non aspettatevi che qualcuno possa venire da fuori a salvare la Fiera di Foggia, dovete essere artefici del vostro destino ", hanno avuto il pregio di aprire una riflessione seria sul futuro dell’Ente che, se trasformate subito in un nuovo progetto e alleggerito dal peso di decisori locali privi di lungimiranza, si aprirebbero spazi di manovra finora sconosciuti o sottovalutati.
Il contesto europeo da  tempo ha disegnato un ruolo imprenditoriale e commerciale,  libera l’attvità delle Fiere dalle pastoie e spartizioni politiche e stabilisce che queste sono, a tutti gli effetti, attività sottoposte a logiche di mercato. La cornice normativa italiana è vecchia e inchioda le attività fieristiche alla partecipazione pubblica con tutte le sue lentezze, il peso burocratico e, spesso, le scadenti capacità degli amministratori.
Si continua a sottovalutare il peso e il valore della manifestazione fieristica foggiana nell’economia nazionale dimenticando che, se affrontato in maniera moderna e manageriale, il tema dei buoni prodotti della terra, della buona alimentazione e del buon cibo, la Fiera dell’Agricoltura potrebbe diventare un formidabile strumento di competizione sui mercati internazionali a tutto vantaggio della nostra economia. Come si continua a tenere in poco conto il contesto territoriale, sotto gli aspetti ambientali e generali, strettamente legati al mondo agricolo. Diventa sempre più asfissiante e puntuale l’attenzione dei consumatori verso i prodotti della tavola, non solo sulla loro provenienza, ma soprattutto come, quante e quali sono le caratteristiche colturali e produttive. Ormai nuovi stili di vita mischiano diversi e lontani fattori e non sempre sono guidati e informati correttamente sui prodotti della terra. Aggiungiamo che un’alta percentuale di mobilità turistica è, direttamente e indirettamente, influenzata dal cibo e dalla buona tavola.
Solo attraverso queste sfide e percorsi la Fiera dell’Agricoltura di Foggia potrà diventare un soggetto moderno, economico imprenditoriale, all’altezza di una competizione sempre più selettiva e agguerrita. Ai prossimi amministratori l’arduo compito.

Michele Angelicchio

 

 

 

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