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Isole Tremiti/ L’acqua come … petrolio in 10 anni raddoppiati i costi per il trasporto

Da 3 milioni e mezzo nel 2006 ai 6 milioni del 2016, e il dissalatore …

 

 In dieci anni, dal 2006 al 2016, il costo del trasporto di acqua alle Isole Tremiti è aumentato del 71 per cento, passando da 3,5 milioni di euro a sei milioni di euro; complessivamente 22 milioni di euro. E questo solo nell’ultimo decennio. Ma il servizio è attivo almeno dal 1995. Un via vai di navi che fanno la spola tra il porto di Manfredonia, dove si carica l’acqua, e le Tremiti, e viceversa. Per oltre seicento volte all’anno. Un fiume di denaro pubblico elargito attraverso la Regione Puglia. Un si­stema, quello del trasporto dell’acqua via nave, che ha da sempre suscitato perplessità e proteste. Anche perché nel frattempo si era pensato, proba­bilmente rendendosi conto dello spre­co di acqua e di denaro, a dotare quelle isole di un dissalatore. Ed in effetti nel 1984 venne realizzato sull’isola di San Nicola, un impianto di dissalazione dell’acqua di mare, costato cinque mi­liardi di lire a spese dell’allora Cassa per il Mezzogiorno con contributi Cee (funzionò qualche mese finito depre­dato delle strutture tecniche). La ca­pacità era di 30mila litri di acqua po­tabile al giorno. Ad alimentarlo una batteria di pannelli fotovoltaici. Su quell’arcipelago naturalmente la corrente elettrica non arriva dalla rete del continente, ma viene prodotta in loco con un impianto che va a gasolio che ovviamente arriva via mare questo si dal continente. Ma questa è un’altra storia in ogni caso molto simile a quel­la dell’acqua. Così come un’altra storia, ma anche questa cugina delle pri­me, è quella riguardante la rete dell’ ac­qua e della fogna solo ora in via di realizzazione da parte dell’ Acquedotto pugliese approdata su quelle isole. Il dato che accomuna le tre storie non è soltanto di ordine tecnico e finanzia­rio, ma investe implicazioni di ordine ambientale e partecipazione alla spesa di quei servizi strutturali di base. Con tutti gli interrogativi sugli aspetti tu­ristici. L’idea del dissalatore non è stata ab­bandonata tant’è che nel 2010 venne avviato un nuovo progetto di dissala­tore affidato all’Acquedotto. Costo cin­que milioni di euro; mentre per la ge­stione si era prevista una spesa di oltre un milione di euro all’anno. Nel 2013 l’amministrazione comunale di Tremi­ti approvava uno «studio di fattibilità» per due dissalatori per un importo di 2 milioni e 750mila euro. Siamo al 2016 e di dissalatore non se ne vede traccia. Problematiche complesse e delicate che hanno di quando in quando in­teressato l’attenzione di qualche politico, ma le azioni seguite sono finite in fondo al bel mare tremitese. A ri­prendere quanto meno la questione del trasporto di acqua è ora il Movimento 5 stelle che, attraverso la sua consigliera regionale Rosa Barone, ha presentato al presidente del consiglio della Re­gione Puglia, Loizzo, e agli assessori alle infrastrutture, lavori pubblici e ri­sorse idriche Giannini; alla qualità dell’ambiente Santorsola; e al bilancio demanio e patrimonio Piemontese, una dettagliata interrogazione nella quale attraverso una documentata de­scrizione dei vari passaggi ammini­strativi, tecnici e finanziari, evidenzia le incongruenze, le omissioni, le contraddizioni di una faccenda che si tra­scina ormai da anni. Gli interrogativi che la Barone pone e per i quali chiede di conoscere e sapere, sono: motivi del ritardo nella realizzazione dei dissa­latori; quali azioni e misure la Regione ha attivato per risolvere definitiva­mente il problema; quale soggetto ge­stirà l’impianto e a quali costi; quale è l’investimento pubblico; quali sono i costi reali sostenuti per la fornitura dell’acqua alle Tremiti; in base a quali studi e procedure è stato calcolato e stabilito il fabbisogno di acqua pro ca­pite; quale utilizzo è stato fatto dell’ac­qua spesso in eccesso rispetto alle pre­senze registrate sulle isole.

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