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Università, a Bari addio al numero chiuso

Il piano del rettore per arginare il calo degli iscritti. Via i test di accesso per Scienze politiche, Scienze dell’educazione, Agraria e Biologia, mentre resta lo sbarramento ministeriale per Medicina, Professioni sanitarie, Veterinaria e Scienze della formazione primaria.

 

 Basta con il numero chiuso. Soprattutto dove non serve. "Non possiamo più permetterci di perdere studenti – ragiona il rettore dell’Università di Bari, Antonio Uricchio – dobbiamo attrarre i ragazzi, non respingerli". E per frenare l’emorragia degli iscritti, la soluzione su cui è al lavoro l’Ateneo è quella di eliminare i test di accesso. "Chiaramente per i corsi di laurea il cui numero chiuso è a programmazione universitaria e non ministeriale – spiega il rettore barese – l’idea è quella di allargare la platea di ammessi o di eliminare completamente lo sbarramento all’accesso".

Niente più quiz, metal detector e graduatorie, dunque. Una rivoluzione rispetto a quanto predicato e praticato negli ultimi dieci anni nelle università. I numeri, però, sono cambiati. In dieci anni in Puglia il numero di immatricolati è diminuito del 27 per cento: il calo a Bari è stato leggermente inferiore ma sempre pesante, dal 2003/2004 al 2014/2015 le matricole si sono ridotte del 21 per cento. Peraltro la Puglia detiene il record di migrazioni: oltre 6mila ragazzi scelgono di studiare al nord con un tasso di uscita dalla regione pari dal 35 per cento. Di contro il tasso di attrattività degli atenei pugliesi è di appena il 5 per cento. Bisogna, insomma, trovare una soluzione alla crisi.

La strategia antifuga su cui è a lavoro l’Ateneo del capoluogo pugliese sarà presentata dal rettore nelle prossime settimane in senato accademico. "Stiamo facendo una ricognizione di tutte le varie problematiche del numero chiuso – prosegue Uricchio – quali sono i corsi con l’accesso programmato, quanti sono i posti a disposizione e dove non occorre più. In questo lavoro è impegnato l’ufficio didattico dell’Università, dobbiamo valutare i parametri di sostenibilità, come il numero di docenti e le aule, ma ci sono sicuramente dei corsi a cui possiamo eliminare il numero chiuso". Esclusi i corsi a programmazione ministeriale (non rientrano Medicina, Professioni sanitarie, Veterinaria, Scienze della Formazione primaria), le lauree per cui si potrebbero aprire le porte sono a Scienze politiche, Scienze dell’Educazione, Agraria, Biologia.

L’inversione di tendenza sul numero programmato va di pari passo con le strategie di attrazione già messe in campo dall’Università di Bari che prevedono sconti ed esoneri sulle tasse universitarie. Una maniera per agevolare anche i ‘figli della crisì che non si possono permettere la laurea. Per i casi di variazioni reddituali del nucleo familiare superiori al 25%, dovute a improvvisa perdita del posto di lavoro, cassa integrazione, disoccupazione, invalidità, sarà possibile ricalcolare le tasse sulla base del nuovo Isee. La novità a partire dal prossimo anno accademico è per studentesse madri. Il nuovo regolamento di Ateneo prevede l’esonero totale dal pagamento per le ragazze in maternità relativamente all’anno di nascita del figlio. A poter frequentare i corsi di laurea gratuitamente, oltre ai disabili dal 66% in su e ai vincitori di borsa di studio, saranno anche studenti figli di titolari di pensione
di inabilità con un Isee sotto i 4mila euro e di vittime del terrorismo e della mafia.

Il cda dell’Ateneo ha previsto anche forme di esoneri parziali: sconto del 30 per cento per gli studenti con uno o più fratelli/sorelle iscritti alla stessa Università, per i dipendenti dell’Ateneo senza laurea e per i rifugiati politici o titolari di protezione internazionale. Riduzione del 10 per cento per gli studenti lavoratori con Isee inferiore ai 25mila euro.

 

 gazzettadelmezzogiorno.it

 

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