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Vico/ Il borgo che non c’è più

Riceviamo e pubblichiamo.      

 

 Un altro, volgare scempio, l’ennesimo, è stato compiuto in questi giorni a danno di una delle torri della cinta muraria della zona storica di Vico del Gargano: quella che chiude un angolo della bellissima piazzetta Del Conte che, insieme ad un rarissimo, settecentesco Orto dentro le mura, costituiva un unicum di grande pregio storico-architettonico di quello che resta del cosiddetto Centro Storico.
Le foto della torre imbrattata di intonico hanno fatto immediatamente il giro di tutti i network suscitanto sdegno, imbarazzo, proteste, primo fra tutti il prof. Gianni De Maso, studioso e cultore delle costruzioni antiche ed autentiche, l’ultimo dei Mohicani a difesa di un patrimonio irripetibile e prezioso che, lentamente e colpevolmente, sta scomparendo.
Piazzetta Del Conte era uno dei rari gioielli della zona antica vichese che conservava ancora intatto il suo fascino, incastonata nella cinta muraria, con un vertice chiuso dall’antica torre sfregiata e uno spazio circolare antistante dove per anni si sono celebrati eventi e sono passate importanti personalità della cultura italiana: Sergio Zavoli, Alberto Bevilacqua, della politica Massimo D’Alema, Governatori di Puglia. In questa piazzetta si sono raccontate le storie e le vite di Andrea Pazienza, di Celestino V, il Papa del gran rifiuto, un fiume di poesie e di autori piccoli e grandi. In questo scrigno di piazzetta si sono levate le note dolci di musica classica. Luogo di dibattiti e di incontri, l’ultimo sul futuro dell’Europa.  Questa era piazzetta Del Conte. Ora, come in tutti i rituali inutili, si cerca il colpevole, chi degli amministratori comunali sapeva ed ha taciuto, quale funzionario dell’Ufficio Tecnico ha avuto fra le mani il progetto d’imbrattamento, chi ha rilasciato l’autorizzazione allo scempio, possibile che nessuno ha visto, nessuno ha vigilato e, soprattutto, cosa si dovrà fare, se ancora c’è da fare qualcosa, per ripulire quel cerone d’intonaco che ha sfigurato il volto autentico della torre, mentre continua l’opera di distruzione che insieme a tanti altri ritocchi ha distrutto il più autentico centro antico vichese che, volgarmente, senza vergogna e il beneplacido degli amministratori, continua a definirsi Borgo più bello d’Italia.
Tace quello che resta del Consiglio comunale, tacciano i consiglieri, tacciono i partiti. Il silenzio, il buonismo, interessato e ipocrita,  quattro cialtroni, hanno compiuto l’ennesimo atto barbarico ai danni del Borgo più maltrattato d’Italia.

Michele Angelicchio

 

 

 

 

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