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Sanità/ Postazioni scoperte, l’ASL nel mirino. I sindacati all’attacco

Anche i sindaci nel mirino.

 

 Fino a 3 ore per trasportare i pazienti dalle zone disagiate della provincia di Foggia al primo ospedale. Alcune postazioni (Peschici fra tutte) con un solo medico (per legge dovrebbero essercene 5), con buona pace per le migliaia di turisti. Vieste con due elicotteri (“costano 4 milioni di euro”, dicono) ma senza la possibilità di fare nemmeno le analisi del sangue (costerebbero 36mila euro al mese). Per di più, con solo un’ambulanza che, se dovessero accadere due emergenze contemporaneamente, non sarebbe in grado di intervenire per tempo: l’unica soluzione sarebbe l’arrivo di un mezzo da Peschici, situazione che lascerebbe scoperta l’altra postazione garganica. E ancora, a Lucera e Volturino non c’è traccia dei collari cervicali e, in caso di incidente, gli operatori devono stabilizzare a mano i pazienti. Persino a Foggia l’automedica, tra le più operative in assoluto, non ha in dotazione il trapano intraosseo. L’emergenza-urgenza per i medici è un calderone di paradossi, nel quale non si può tener conto “delle retribuzioni dei medici, spesso sottopagati” senza risolvere i “problemi organizzativi che vanno avanti dal 2007”.
La risposta dei sindacati alle accuse del direttore generale dell’Asl di Foggia, Vito Piazzolla, sono un cahier de doléances pieno zeppo di richieste per sopperire alle carenze “strutturali dell’azienda”. “Solo grazie ai sacrifici e allo spirito di servizio dei medici siamo riusciti ad evitare tragedie – ha spiegato il segretario nazionale della Fimmg Emergenza, Francesco Marino -, spesso ci sono tempi di attesa lunghissimi, eppure il 118 è un servizio misurabile soprattutto col tempo, visto che gli interventi, secondo i regolamenti, devono esser fatti in 8 minuti in città ed in 20 fuori. In provincia di Foggia la situazione è drammatica, ma dall’azienda finora non è arrivata alcuna risposta”.
Secondo i camici bianchi, riuniti oggi nella sede dell’Ordine, servirebbe “una operazione capillare di riordino, con un regime quasi militaresco”. Invece, l’Asl si limiterebbe “a minacciare denunce per interruzione di pubblico servizio”, facendo piani (come quello dell’emergenza estiva) “senza nemmeno ascoltare chi ogni giorno opera in frontiera”: “finora non ci hanno mai convocato ufficialmente”, dicono.
Alcune postazioni sono medicalizzate solo a giorni alterni, spiega il segretario della Cisl Francesco Gambarelli, ed il problema è solo organizzativo, perché altrimenti “non si spiegherebbe come mai alcuni medici del 118 vengano impiegati nei pronto soccorso: forse perché si spende meno – riferisce -, visto che un dipendente costa 75mila euro mentre un convenzionato 45mila, senza peraltro nessun diritto, dalla tredicesima alla malattia?”.
L’accordo aziendale sospeso da Piazzolla è stato “giustificato” quale elemento imprescindibile per allargare la possibilità degli straordinari per coprire le carenze in organico. Perché, precisa Luigi Sordilli dello Smi: “Il 90 per cento dei medici del 118 ha una paga non dignitosa e lavora in locali indecorosi. Altro che paperoni…”. “Il nostro non può essere uno sciopero – chiosa Davide Savino dell’Anaao -, il nostro lavoro usurante non può permettersi nemmeno questo. Ma è una protesta dura. I nostri colleghi vengono pagati a ora, come chi raccoglie i pomodori, ma a differenza di questi ultimi hanno dei rischi medico-legali altissimi. Per questo preferiscono, a volte, spostarsi nei villaggi vacanze d’estate, dove hanno vitto, alloggio e 100 euro al giorno. Anziché pagare di tasca propria alcuni presidi che mancavano per poter svolgere la propria attività…”.
A volte capita di essere chiamati da Zapponeta per intervenire a Foggia, dove c’è un codice rosso: “A quel punto, dopo 40 minuti, non si può che costatare il decesso”. Oppure si registra il caso dell’infarto con l’intervento da Torremaggiore, per il quale la postazione dell’Alto Tavoliere è rimasta scoperta per diverse ore. Al “Tatarella” di Cerignola un medico evidenzia “lo sfruttamento dei medici negli ospedali, fenomeno che enfatizza il vuoto nelle postazioni sul territorio”. “Siamo medici di serie B, e lo saremo ancora di più con il nuovo piano”, spiegano.
Sì perché dai primi calcoli, paradossalmente, nonostante la complessità del territorio della Capitanata (Subappennino, Gargano e le strade mulattiera), verranno tagliati 15 medici e diversi servizi, che sono stati puntualmente elencati: “Perderemo i 2 Punti di primo intervento di Volturino e Ascoli Satriano, si ridurranno di 3 unità le automediche di Volturino, Ascoli e Troia, le postazioni medicalizzate passeranno da 18 a 12, mentre avremo 2 ambulanze ‘Victor’ che verranno gestite da personale volontario. Aumenteranno di due unità le ambulanze con solo l’infermiere a bordo. Insomma – concludono -, questo è il quadro disarmante nel quale ci troviamo ad operare tutti i giorni. Ma per l’Asl i problemi veri sono gli stipendi di chi ogni giorno, con professionalità e dedizione, cerca di salvare vite umane”.

 

 

 

 

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