L’ipotesi del tradimento dietro l’omicidio. Attirato in un luogo isolato e crivellato di colpi alla nuca e spalle. Il giovane visto girare in città con lo scooter sino alle 18 del 2 settembre. La difficoltà delle indagini.
Era stato visto girare con lo scooter a Vieste sino alle 6 di porneriggio di venerdì 2 settembre Gianpiero Vescera, il ventisettenne garganico già noto alle forze dell’ordine, il cui corpo senza vita, crivellato di colpi d’arma da fuoco era stato rinvenuto nelle prime ore della mattinata di sabato in un oliveto che si affaccia sulla strada per Peschici. Indagini difficile quella sull’ottavo omicidio dell’anno in Capitanata – il terzo in 20 mesi a Vieste, cui aggiungere un agguato fallito, tutti casi irrisolti – condotta dai carabinieri e coordinata dalla Procura foggiana: la morte di Vescera è maturata nel mondo della criminalità e l’omertà di questi ambienti rende ancora più complesso individuare il movente e gli esecutori dell’agguato. Gli investigatori hanno interrogato familiari (la vittima lascia la moglie e una bimba nata da pochi mesi), amici e conoscenti di Vescera per cercare di ricostruire i movimenti (la sera dell’omicidio: in base a quel poco che filtra dall’ambiente investigativo, il giovane pare sia stato visto a Vieste sino a circa le 18 del 2 settembre, a bordo dello stesso scooter poi rinvenuto parcheggiate in un tratturo a circa 300 metri dall’oliveto dopo poi è stato ritrovato il cadavere. Il ciclomotore posteggiato; il luogo isolato del delitto, il fatto che Vescera sia stato colpito da una raffica di colpi (non è ancora noto se di pistola, fucile o di entrambe le armi) a nuca, schiena e scapola potrebbe far pensare ad un tranello del killer (o dei killer) per sorprendere il giovane ed ammazzarlo: l’ora del delitto anche questa dovrà essere accertata con maggiore precisione nel corso dell’autopsia che sarà eseguita nelle prossime ore risale alla serata di venerdì. Addosso a Vescera sarebbe stato trovato il telefonino; come da prassi, si verificherà attraverso i tabulati telefonici con chi eventualmente sia stato in contatto il giorno dell’omicidio. Per cercare un movente al delitto si guarda al passato della vittima (arresti per droga, assoluzioni per ricettazione, scarcerazioni per insufficienza di indizi per rapina) ed alle sue parentele: Vescera era infatti il cognato di Marco Raduano, 33 anni viestano detenuto prima ai domiciliari e poi in carcere da 13 mesi, ritenuto dagli investigatori un emergente della criminalità garganica, dopo essere stato considerato una sorta di luogotenente di Angelo Notarangelo, alias «Cintaridd», il presunto boss al vertice dell’omonimo clan assassinato in un agguato di mafia alle porte di Vieste la mattina del 26 gennaio 2015.
GAZZETTA DI CAPITANATA