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Ucciso un giovane viestano di 27 anni (6)

L’ipotesi del tradimento dietro l’omicidio. Attirato in un luogo isolato e crivellato di colpi alla nuca e spalle. Il giovane visto girare in città con lo scooter sino alle 18 del 2 settembre. La difficoltà delle indagini.

 

 Era stato visto gi­rare con lo scooter a Vieste sino alle 6 di porneriggio di venerdì 2 settembre Gianpiero Vescera, il ventisettenne garganico già noto alle forze dell’ordine, il cui corpo senza vita, crivellato di colpi d’arma da fuoco era stato rinvenuto nelle prime ore della mattinata di sabato in un oliveto che si affaccia sulla strada per Peschici. Indagini difficile quel­la sull’ottavo omicidio dell’anno in Capitanata – il terzo in 20 mesi a Vieste, cui aggiungere un ag­guato fallito, tutti casi irrisolti – condotta dai carabinieri e coor­dinata dalla Procura foggiana: la morte di Vescera è maturata nel mondo della criminalità e l’omertà di questi ambienti ren­de ancora più complesso individuare il movente e gli esecutori dell’agguato. Gli investigatori hanno inter­rogato familiari (la vittima la­scia la moglie e una bimba nata da pochi mesi), amici e cono­scenti di Vescera per cercare di ricostruire i movimenti (la sera dell’omicidio: in base a quel po­co che filtra dall’ambiente investigativo, il giovane pare sia stato visto a Vieste sino a circa le 18 del 2 settembre, a bordo dello stesso scooter poi rinvenuto par­cheggiate in un tratturo a circa 300 metri dall’oliveto dopo poi è stato ritrovato il cadavere. Il ciclomotore posteggiato; il luogo isolato del delitto, il fatto che Vescera sia stato colpito da una raffica di colpi (non è ancora noto se di pistola, fucile o di en­trambe le armi) a nuca, schiena e scapola potrebbe far pensare ad un tranello del killer (o dei killer) per sorprendere il giova­ne ed ammazzarlo: l’ora del de­litto anche questa dovrà essere accertata con maggiore precisione nel corso dell’autopsia che sarà eseguita nelle prossime ore risale alla serata di venerdì. Addosso a Vescera sarebbe stato trovato il telefonino; come da prassi, si verificherà attraverso i tabulati telefonici con chi even­tualmente sia stato in contatto il giorno dell’omicidio. Per cercare un movente al de­litto si guarda al passato della vittima (arresti per droga, as­soluzioni per ricettazione, scar­cerazioni per insufficienza di in­dizi per rapina) ed alle sue pa­rentele: Vescera era infatti il co­gnato di Marco Raduano, 33 an­ni viestano detenuto prima ai domiciliari e poi in carcere da 13 mesi, ritenuto dagli investigato­ri un emergente della crimina­lità garganica, dopo essere stato considerato una sorta di luogo­tenente di Angelo Notarange­lo, alias «Cintaridd», il presunto boss al vertice dell’omonimo clan assassinato in un agguato di mafia alle porte di Vieste la mattina del 26 gennaio 2015.

GAZZETTA DI CAPITANATA