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Puglia, i consiglieri regionali si tagliano le tasse sui vitalizi: incasseranno ancora di più

L’assemblea ha disposto all’unanimità che per l’anno 2016 potrà essere soggetta a Irpef soltanto l’84,26 per cento della somma percepita dai consiglieri in pensione e dalle vedove dei beneficiari defunti.

 

 La buona notizia è che i politici pugliesi sono finalmente riusciti ad abbassare le tasse. La cattiva notizia (per i cittadini) è che a calare sarà soltanto l’imposizione fiscale sui vitalizi dei consiglieri regionali. Dal mese prossimo i 206 beneficiari del privilegio simbolo della Casta riceveranno un assegno mensile ancora più pesante. E’ l’effetto della delibera numero 61 approvata lo scorso 13 settembre dall’ufficio di presidenza del consiglio regionale pugliese.

All’unanimità l’organo di autogoverno presieduto da Mario Loizzo (Pd) ha disposto che per l’anno 2016 potrà essere soggetta a Irpef soltanto l’84,26 per cento della somma percepita dai consiglieri in pensione e dalle vedove dei beneficiari defunti. In pratica, una quota di oltre il 15 per cento dell’assegno vitalizio cadrà in una sorta di ‘no tax zone’. Quanto vale, in euro, questa decisione dei politici pugliesi? Dipende dalla cifra del vitalizio maturato. L’importo massimo percepito dai consiglieri che hanno trascorso in via Capruzzi oltre tre legislatura è 10mila 383 euro. Circa 1.500 euro (il 15 per cento del totale) saranno non più soggette a tassazione.

Ipotizzando la mancata applicazione di un’aliquota massima al 43 per cento, i paperoni della politica pugliese potranno godere di un aumento stimabile fra i 700 e gli 800 euro al mese. Ma non è finita: la decisione dell’Ufficio di presidenza del consiglio regionale potrebbe dare la stura a una lunga serie di istanze da parte dei 206 beneficiari per ottenere dal Fisco la restituzione delle cifre versate (ingiustamente secondo i consiglieri regionali) negli ultimi tre anni.

La delibera approvata con i voti di maggioranza e opposizione si basa su un pronunciamento dell’Agenzia delle entrate che ha stabilito che dal 2012 una quota del vitalizio dei consiglieri regionali sia stato tassato due volte. Il vulnus è sorto con l’approvazione della legge regionale numero 34 del 30 novembre 2012 sulla ‘Riduzione dei costi della politica’, che ha disposto l’abolizione dell’assegno vitalizio a partire dal primo gennaio 2013. Questa sbandierata rivoluzione non è ( e non poteva essere) retroattiva. Quindi chI aveva maturato il beneficio entro quella data ha continuato a percepire l’assegno. O lo ha ottenuto a fine mandato, come l’ex governatore Nichi Vendola (5mila 680 euro al mese).

L’effetto della riforma si è però abbattuto sui dipendenti del consiglio regionale, che ogni anno, attraverso un complicato calcolo del rapporto tra ritenute sulle indennità e vitalizi, stabilivano la quota di ‘no tax area’. Venendo meno i vitalizi i calcoli sono saltati e per tre anni l’Irpef è stata "ingiustamente" (per l’Agenzia delle entrate) calcolata sul cento per cento degli assegni mensili. Ad aprire la stada alla battaglia con l’Erario vinta dai consiglieri pugliesi erano stati i loro colleghi del Lazio, che il 19 marzo scorso avevano costretto l’Agenzia delle entrate a ristabilire la corretta tassazione. Ma la scelta dei consiglieri regionali non è stato un semplice atto dovuto. Si è trattato di una decisione frutto di volontà politica.

Lo conferma la decisione (opposta) assunta dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che nel 2015 ha votato per tassare l’intero assegno vitalizio. In Puglia si è scelto di andare in un’altra direzione. Il risultato di questa norma non avrà effetto sui conti del consiglio regionale. L’aumento del vitalizio si ripercuoterà esclusivamente sulle casse dell’Erario. Ma la Puglia ogni anno spende sempre di più per garantire la sussistenza degli ex consiglieri: nel 2016 è stata prevista la cifra record di 14 milioni per garantire la sostenibilità della misura.

Lo scorso maggio il Movimento 5 Stelle pugliese ha presentato
una proposta di legge per eliminare i vitalizi, garantendo loro una pensione ricalcolata con il metodo contributivo, come un normale dipendente pubblico. "Vogliamo portare a 2mila 700 euro quello di chi dopo appena dieci anni ne percepisce 8mila 200", aveva annunciato la capogruppo Antonella Laricchia. Ma il primo atto concreto del consiglio regionale pugliese si è tradotto in un aumento dei vitalizi.

PAOLO RUSSO
repubblicabari

 

 

 

 

 

 

 

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