Menu Chiudi

Olio, giù la produzione e il prezzo vola +43%

Coldiretti: le scorte del prodotto italiano sufficienti per soli 6 mesi.

Olio di oliva made in Italy razionato con le scorte di extravergine che saranno esaurite entro i primi sei mesi del 2017, per effetto del crollo del 38 % della nuova produzione che scende. ad appena 298 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici di sempre. È quanto afferma la Col­diretti che ha promosso per tutto il weekend nei mercati di Campagna Amica, da Roma a Milano fino a Palermo, iniziative di conoscenza per aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli di . fronte ad un inevitabile aumento dei prezzi ma anche del rischio di frodi ed inganni. I prezzi alla Borsa merci di Bari, che è la più rapo presentativa a livello nazionale, so­no in significativo aumento – pre­cisa la Coldiretti – con un balzò nell’ultima settimana del 43 % per l’extravergine rispetto all’inizio dell’anno. Le stime produttive classificano l’Italia come secondo produttore mondiale nel 2016-2017 con la Pu­glia che – sottolinea la -Col­diretti – si conferma essere la principale regione di produ­zione nonostante il calo, men­tre al secondo posto si trova la Calabria con una riduzione della produzione inferiore al­la media nazionale e sul gra­dino più basso del podio si trova la Sicilia dove il taglio dovrebbe essere più marcato a causa delle condizioni me­teorologiche primaverili che hanno causato perdite in fio­ritura. Complessivamente precisa Coldiretti – nel Mez­zogiorno si stima un calo produttivo del 39%, al nord di appena il 10% mentre al centro del 29%, con la Toscana in linea con questa riduzione. L’andamento produttivo nazionale – sottolinea la Coldiretti – si riflette sulla produzione a livello mondiale dove si prevede una storica carestia dei raccolti per effetto del crollo della produzione anche in Grecia con circa 240 milioni di chili (-20%) ed in Tunisia dove non si supereranno i 110 milioni di chili (-21 %) mentre in Spagna, che si conferma leader mondiale si stimano circa 1400 milioni di chili, in linea con l’anno scorso. In con­trotendenza la Turchia che aumen­ta la produzione del 33 % per un totale di 190 milioni di chili. Il risultato è una previsione di pro­duzione mondiale a 2,785 miliardi di chili in calo del 9%, con con­seguenti tensioni sui prezzi che si prevedono in forte rialzo per effetto della corsa all’acquisto dell’olio nuovo. I cambiamenti – spiega la Col­diretti – si faranno sentire sul car­rello della spesa soprattutto in Ita­lia dove i consumi di olio di oliva a persona sono attorno ai 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili­domina la classifica. Con la carenza di olio nostrano aumentano però anche i rischi di frode ed inganni in una situazione in cui – sottolinea la Coldiretti – c’e più olio spagnolo che italiano nelle bottiglie riempite a livello nazionale che in 2 casi su 3 contengono prodotto straniero proveniente per oltre il 60% dalla Spagna, il 25 % dalla Grecia ma per quasi il 10% da un paese extra­comunitario come la Tunisia. L’Ita­lia – sottolinea la Coldiretti – ‘si classifica come il maggior impor­tatore mondiale per un quantita­tivo stimato nel 2016 superiore a 500 milioni di chili a fronte di una produzione nazionale di 298 milioni di chili, anche per effetto delle agevolazioni concesse dall’Unione europea che ha appena dato pur­troppo il via libera per l’impor­tazione senza dazi nella Unione europea di 35.000 tonnellate in più l’anno che vanno ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi «agevolati» annuale oltre quota 90mila tonnellate. Gli oli di oliva stranieri – precisa la Coldiretti- percorrono centinaia di chilometri in nave e/o in au­tobotti che non solo contribuiscono all’emissione di C02 nell’atmosfe­ra, ma proprio per le condizioni di trasporto si degradano. Gli oli di importazione vengono spesso me­scolati con quelli nazionali per ac­quisire, con le immagini in eti­chetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfrut­tare sui mercati nazionali ed esteri. Sotto accusa è la mancanza di tra­sparenza nonostante sia obbliga­torio indicarla per legge in eti­chetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ot­tenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impos­sibile, nella stragrande maggioran­za dei casi, leggere le scritte «mi­scele di oli di oliva comunitari», «miscele di olio-di oliva non co­munitari» o «miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari» ob­bligatorie per legge nelle etichette dell’olio dì. oliva. La scritta è ri­portata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extra­vergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza im­magini, frasi o nomi che richia­mano all’italianità fortemente in­gannevoli. I consumatori dovreb­bero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.