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Vico/ Palazzo Della Bella, nel gioco dell’oca interviene Maratea.

Scrive Maratea:” Caro Direttore, l’intervento pirotecnico di Michele Angelicchio sul “ nuovo, eppure antico “ scenario di “ Palazzo Della Bella “ a Vico del Gargano, che si allarga ai “ beni “ ( e ai mali ) culturali di quella cittadina, viene accolto invariabilmente, con inguaribile enfasi, dai gridolini di entusiasmo degli “ illusionisti “ di mestiere come per immancabile contrappasso, da quelli dei malinconici “ profeti “ di sventura.
Quello che manca – ed è un vero peccato – nella narrazione di Angelicchio è che, per “ Palazzo Della Bella “, una non irrilevante manciata di milioni di soldi pubblici si è volatilizzata, è andata in fumo, ha preso “ misteriose “ ( si fa per dire ) strade diverse da quelle per le quali i finanziamenti erano stati ottenuti. E ciò nel silenzio assordante delle Istituzioni, di tutte le Istituzioni.
Fui il solo, e in tempo utile ( allora ), insieme con il dirigente della defunta Comunità Montana del Gargano, l’architetto Matteo Totaro, a cerca di smuovere le acque e a tentare di disboscare una “ storiaccia “ per molti versi omertosa, ma la mia, come quella dell’architetto Totaro, rimase “ vox clamantis in deserto “. Scrivemmo, cioè, come sempre, “ sull’acqua “. Può valere a qualcosa, oggi, in un paese senza memoria ricordare una battaglia perduta che, al pari di tutte quelle condotte ad armi impari sul Gargano “ desinit in piscem “? Cordialmente.

Michele Angelicchio:” Caro Peppino, è vero. Il nostro paesello dimentica, e perdona, in fretta. Questo è il motivo per il quale tante, troppe cose, compreso il Palazzo Della Bella, sono finite “ in piscem “. Io ci aggiungerei il Piano Urbanistico Generale e la pentammucchita di Sementino. Buona domenica.