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Vieste/ Girolamo Perna per la seconda volta sfuggito ad un agguato di mala. «Ho sparato solo per difendere la mia famiglia»: va ai domiciliari.

Ha sparato in aria per difendere la propria famiglia e mettere in fuga chi voleva ucciderlo mentre era con le due fìgliolette che gridavano ter­rorizzate. L’ha raccontato al gip del Tribunale di Foggia Girolamo Perna, 26 anni, viestano sfuggito la notte sull’11 marzo ad un secondo agguato, dopo quello del 28 settembre 2016 quando fu gambizzato, ed ar­restato in flagranza dai carabinieri per detenzione e porto illegale di una pistola che non è stata ancora trovata. Il gip Domenico Zeno ha convalidato l’arresto di Perna e l’ha mandato ai domiciliari: il pm chiedeva la deten­zione in carcere, l’avvocato Angelo Salvemini sollecitava la concessione dei domiciliari ritenendo che fossero la misura cautelare idonea a salvaguardare le esigenze cautelari. Il tentato omicidio-bis di Girolamo Perna allunga la scia di sangue su Vieste, dove dal 26 gennaio 2015 (omicidio del presunto capoclan, Angelo Notaran­gelo, allevatore di 37 anni soprannominato «Cintarìdd») ad oggi ci sono stati ben 5 omicidi (due a distanza di 10 giorni l’uno dall’altro lo scorso gennaio) e tre agguati falliti, l’ultimo dei quali nei confronti proprio di Perna che la morte in faccia l’aveva già vista a fine settembre, come accennato. A fronte di questa lunga serie di fatti di sangue nell’arco di soli due anni, forse col­legati ad una guerra di mala, ad oggi non c’è stato un solo arresto. Anche i due pistoleri che la notte su sabato scorso hanno tentato di ammazzare Perna mentre era con moglie e figli, non sono stati ancora individuati. Il giovane viestano, già noto alle forze dell’ordine, aveva appena par­cheggiato la propria auto quando i killer si erano avvicinati esplodendo numerosi colpi di pistola andati a vuoto, con Perna che aveva risposto al fuoco essendo a sua volta armato: da qui l’arresto in flagranza da parte dei carabinieri per detenzione e porto illegale di una pistola non ancora ritrovata. Comparso davanti al giudice per le indagini preliminari- per l’interrogatorio di convalida, Perna si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato ma ha comunque reso brevi dichia­razioni spontanee, ammettendo il possesso della pi­stola (non ha detto come se ne sia disfatto), spiegando di aver difeso la propria famiglia e aggiungendo di aver sparato in aria per spaventare chi aveva fatto fuoco di lui. Il tutto – ha detto Perna – è durato pochi secondi, sono stati momenti concitati e di paura con i bambini che erano con lui terrorizzati. Pema era già finito nel mirino non certo simbolico di chi lo vuole morto la sera del 28 settembre del 2016. In quel periodo l’aria a Vieste era tornata a farsi «amara», visto che a inizio mese – il 3 settembre – era stato ammazzato a pistolettate in un vigneto alla periferia del centro garganico Gianpiero Vescera di 37 anni, anche lui viestano e coinvolto proprio con Perna e Marco Raduano, ritenuto un emergente della mala viestana, tornato liberò da un mese dopo quasi due anni di detenzione, in un’indagine su una rapina ai danni di un furgone carico di sigarette avvenuta nel giugno 2015 vicino Termoli. Quella sera del 28 set­tembre 2016 Perna era nella sua casa di campagna detenuto agli arresti domiciliari proprio per la rapina di Termoli (poi revocati) quando uno o più pistoleri avevano esploso 7 colpi di arma da fuoco, con l’in­tenzione di eliminarlo ma riuscendo «solo» a gam­bizzarlo: fu soccorso-e inizialmente ricoverato alla «Casa sollievo della sofferenza); di San Giovanni Rotondo. Anche i responsabili di quel tentativo di omicidio ad oggi non hanno ancora né un nome né un volto.

gazzetta di capitanata

 

 

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