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Libretti al portatore, addio da domani, 4 luglio: obbligo di estinguerli entro fine 2018

Parte la guerra finale ai libretti di risparmio “anonimi”, quelli al portatore che consentono di incassare le somme di denaro registrate direttamente a chi li conserva nel proprio cassetto e li esibisce allo sportello di una banca o di un ufficio postale. Dal 4 luglio questi strumenti di risparmio, che per decenni hanno costituito una forma di “regalo” tra generazioni vecchie e nuove (sono stati a lungo un dono dei nonni per il battesimo o i primi compleanni dei nipotini), non potranno più essere emessi. L’ingente massa di libretti al portatore in circolazione dovrà emergere per trasformarsi in libretti trasparenti – nominativi e quindi con l’indicazione del titolare – o in altri strumenti di risparmio entro la fine del 2018.

Il governo ha approvato il decreto che sancisce questo termine recependo una direttiva europea in materia di anti-riciclaggio, nella riunione dello scorso 24 maggio; il 20 giugno successivo il testo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, con entrata in vigore prevista proprio dal prossimo 4 luglio. Saranno molte le persone interessate, se si considera che soltanto nel bilancio al 31 dicembre 2016 le Poste scrivevano una cosistenza dei libretti di risparmio per un valore di 119 miliardi (senza distinguere però gli anonimi dai nominali). E per capire quanto i libretti siano radicati nella cultura del risparmio italiano basta riprendere lo slogan pubblicitario della società delle lettere: “Libretti postali, il risparmio dal 1875”. Un risparmio diventato nel tempo un parcheggio di denaro, se si considera che dal dicembre 2013 il tasso nominale annuo lordo offerto è un simbolico 0,01%. Tra il 1934 e il 1970, periodo al quale risalgono le serie storiche pubblicate dalle Poste, il tasso garantito era del 2,52% (ma senza ritenuta alla fonte, mentre ora è del 26% sui teorici interessi); tra la metà degli anni Settanta e Novanta, si sono raggiunti picchi dell’8%.
Il punto dirimente, per quanto riguarda i libretti, è l’articolo 3 che va a modificare gli articoli dal 49 al 51 del decreto 231 del 2007 in tema di “Limitazioni all’uso del contante e dei titoli al portatore”. La modifica di rilievo consiste proprio nella definitiva eliminazione dei libretti di deposito bancari o postali al portatore: “Gli intermediari non potranno emetterli a decorrere dall’entrata in vigore del decreto legislativo”, riassumevano i tecnici della Camera nella scheda dedicata al provvedimento.
In origine, l’articolo 49 prevedeva il divieto di trasferire denaro contante o titoli al portatore per somme maggiori o uguali a 3.000 euro. Quota indicata nella legge di Stabilità del 2016, quando tra polemiche si era elevata appunto a 3mila euro la soglia di utilizzo del contante. Ma per i libretti di deposito bancari o postali al portatore vigeva una soglia pre-esistente e rimasta in vigore: quella a 1000 euro, indicata dal Salva-Italia del 2011. Allora, si era stabilito che i libretti con un saldo di mille euro o più sarebbero stati riportati entro la soglia entro il 31 marzo del 2012.
Con le nuove disposizioni, si dà tempo fino al 31 dicembre del 2018 perché si arrivi all’estinzione/emersione dei libretti che non prevedono l’indicazione chiara del beneficiario, ma che possono essere liquidati direttamente a chi li presenta agli sportelli. Una prassi che, oltre a dar vita a una forma di trasmissione del risparmio tra generazioni (come nel classico esempio del regalo dei nonni ai nipotini), ha anche permesso di far circolare somme come si trattasse di vero e proprio denaro contante. Nel frattempo, sui libretti al “portatore” ancora in circolo (sempre sotto i mille euro di valore) sarà consentita l’operatività soltanto ai titolari originari.