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La vicenda familiare dei Caracciolo, marchesi di Vico del Gargano domani all’Auditorium comunale “ Raffaele Lanzetta ”.

La Storia si fa Teatro e il Teatro rende visibile un grande, silenzioso, tormentato conflitto fra il ruolo di figlio, marito, padre, casato e la coscienza, il credo, il rapporto con Dio, l’abbandono di una religione e l’abbraccio di una nuova concezione di fede. Una pagina di Storia affascinante nell’impero di Carlo V e lo scontro fra due percorsi religiosi: la Santa Romana Chiesa Cattolica e il Calvinismo. Due mondi e due modi di vivere la parola di Dio. Temi e dispute di una sconvolgente attualità: la confessione? Spinge a nuovi peccati. La Cresima? Non è stata istituita da Dio. L’estrema unzione? Una ciarlataneria. Il Sacerdozio? Non potrà che esserci un solo Sacerdote, Gesù. Gli unici Sacramenti sono la Cena e il Battesimo. Dentro questo conflitto si consuma la vicenda familiare dei Caracciolo, marchesi di Vico del Gargano.
Tutta la storia, su testo di Niccolò Balbani, riduzione teatrale e adattamento scenico di Massimo Montagano, ruota intorno alla conversione al Calvinismo del marchese di Vico, l’abbraccio provocò il più “ rumoroso “ divorzio consumato nel regno di Napoli: la separazione fra il Marchese Galeazzo Caracciolo e sua moglie, la nobil donna Vittoria Carafa, pronipote del Cardinale Carafa,” acerrimo persecutore degli eretici “, dice la storia. Rottura familiare che diede inizio ad un aspro conflitto, travalicando i confini del regno e si sparse per tutta l’Europa. Vico del Gargano, la successione al marchesato, la famiglia Caracciolo si trovarono nel 1500 sotto lo sguardo del mondo e dell’Europa antica e al centro di una disputa senza fine fra religiosi, filosofi, dotti, conservatori e riformatori, S. Giovanni Crisostomo, Origène, sant’Agostino, san Bernardo, e Tommaso d’Aquino. La rottura del matrimonio fra donna Vittoria e il Marchese Galeazzo fu il primo caso della storia in Italia, evento nuovo e inaspettato. Lo stesso Giovanni Calvino assunse un atteggiamento prudente e consigliò Galeazzo di ascoltare altri “ esperti “ e altri pareri, fra cui quello di M. Pietro Martire, residente a Zurigo.
La sintesi della vicenda e il rapido capovolgimento delle situazioni, a volte colme d’amore, a volte aspre e conflittuali, ha impegnato gli allievi del Laboratorio teatrale “ Teatro K “ ad un faticoso e complesso lavoro di recitazione. Solo la regia di Massimo Montagano ha tenuto dentro rigidi confini la storia, senza sbavature o incertezze.
I temi del racconto non parlano soltanto della ricorrenza del cinquecentesimo anno della nascita di Galeazzo Caracciolo, ma trasferiscono e aprono ai giorni d’oggi un ampio dibattito su attualissimi argomenti di vita e di fede: il sacramento del matrimonio, la separazione e il divorzio; l’istituto della confessione; il celibato dei sacerdoti; lo stesso istituto del sacerdozio. Un’ampia riflessione su fede e religione che lascerà gli spettatori, la sera di sabato, otto luglio, alle ore 20.30, presso l’Auditorium comunale “ Raffaele Lanzetta ” a Vico del Gargano, di fronte a tanti, infiniti, interrogativi che solo esplorando la propria coscienza si troverà risposta.

 

 

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