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Terminati anche i lavori di restauro del Campanile alla Chiesa Madre di Carpino

2012-2017, un intero quinquennio, tra aperture e chiusure anche forzate, ha interessato, fin’ora ed a stralci, i complessi e delicati lavori di restauro della Chiesa Madre di Carpino (Sec. XVI), intitolata al Santo d’Oriente per eccellenza Nicola in Myra (di cui si fa cenno nelle notizie storiche). Parroci don Celestino Jervolino prima e don Tonino Di Maggio oggi. Tale struttura edilizia si può affermare che è una tra le più imponenti ed importanti del Gargano e forse dell’intera provincia; infatti non solo la Chiesa, ma l’intero complesso comprende vari locali adibiti, da sempre, alle attività parrocchiali per bambini, giovani ed adulti, come il salone, l’oratorio, terrazze, oltre alle due sacrestie, la Biblioteca parrocchiale, la canonica e stanze per ospiti. Tutti questi locali venivano già pienamente utilizzati dal compianto Servo di Dio Padre Giulio Castelli, Parroco a Carpino, per le tante sue attività ed iniziative a favore dei ragazzi e dei giovani e per i poveri. Alla stessa Chiesa Madre è inoltre attribuita l’amministrazione delle due chiesette rupestri della Santa Croce, sulla collina di Pastromele (ricostruita) e di Sant’Anna nella omonima contrada, ma ormai diroccata, dove molti anni fa avvenne il furto del quadro di Sant’Anna (un dipinto olio su tela) non più ritrovato, delle ormai scomparse chiesette del Purgatorio, di San Giorgio e di Sant’Antonio Abate che, come dei satelliti e non a caso, erano situate attorno alla stessa Chiesa Madre, nella zona storica. Delle ultime due si possono scorgere ancor oggi dei terrapieni dove sorgevano le piccole cappelle, che non sono stati mai rimossi, mentre in Chiesa Madre si conserva l’unica reliquia o ricordo di tutte queste chiesette e cioè la statua di Sant’Antonio Abate. Ed infine l’edificio dell’ex Istituto “Suore Discepole di Gesù Eucaristico”, sottostante alla stessa Chiesa Madre, e della nuova canonica in Contrada “Difesa”.
Come si ricorderà, un primo stralcio dei lavori di restauro ha interessato il consolidamento della volta in incannucciato che attraversa tutta la sottostante navata centrale (metri 15 di lunghezza e 6 di larghezza), il ripristino della funzionalità delle capriate lignee poste nell’intercapedine tra la volta e il tetto (ivi è stata sorprendentemente riscontrata e rimossa una enorme quantità di materiale di risulta, giacente evidentemente da tanto tempo, forse per precedenti lavori effettuati, che pesava in maniera pericolosa sulla volta della navata), la soprastante copertura a tetto con il rinnovo e risistemazione della tegolatura, il recupero, pitturazione e decorazione della navata centrale e di quella laterale. Questi i lavori interni. All’esterno sono stati rinforzati, ristrutturati e recuperati i muri laterali ed è stata restaurata la facciata principale che è tornata al suo antico splendore.
Nel frattempo, 27 Maggio 2016, quando tutti questi lavori erano terminati, a seguito di venti, piogge ed infiltrazioni sono crollati pezzi di cornicione dal vecchio campanile (su cui ancora non si era intervenuto ) e calcinacci e intonaci dall’interno della cupola caduti sul presbiterio sottostante, fortunatamente senza danni per le persone. Per tali motivi, a seguito di sopralluogo e verifiche da parte dei Vigili del Fuoco, si è ritenuto opportuno ed utile chiudere la Chiesa al culto, che riaprirà a breve. Infatti, proprio pochi giorni fa sono stati ultimati e consegnati i lavori di recupero e restauro del Campanile, interno ed esterno, e di coibentazione della cupola. Ora tale struttura è, per chi non è in possesso di vecchie foto, come appare nel panorama delle primissime riprese del film “La Legge”. Il Campanile è alto, dalla sottostante strada di Corso Vittorio Emanuele, quasi 25 metri. Esso è posto sporgente dal perimetro sull’angolo sinistro della chiesa dove è appoggiato e la sua altezza si sviluppa su tre livelli. Al terzo livello sono collocate le celle campanarie, la vecchia cupola di copertura e il lanternino che erano completamente inglobate all’interno della porzione di campanile ricostruita, in modo scellerato e non si sa perché, con muratura di laterizi forati ed ovviamente con forma completamente diversa dal suo originale. Nel complesso, gli interventi di restauro del Campanile sono stati indirizzati particolarmente alla conservazione dei caratteri appunto originari, tipologici, strutturali, formati ed ornamentali, nonché ovviamente di fortificazione dell’opera, anche con il ripristino di alcuni dettagli architettonici che valorizzano il significato artistico e la testimonianza storica del bene, la rimozione, come accennato, di superfetazioni che nuocevano alla stessa identità storica, artistica ed architettonica del manufatto. La scelta di fondo che ha guidato tutta l’elaborazione del progetto stralcio, portato alla definizione e messa in atto degli interventi, è stata quella di puntare al massimo possibile sulla conservazione e ripristino di alcuni elementi strutturali esistenti (già oggetto di interventi precedenti). Per cui si è proceduto alla demolizione di quelle strutture murarie in laterizio e le relative solette in calcestruzzo; al consolidamento e restauro della cupoletta e del lanternino esistenti e rinforzo delle strutture murarie; sopra il lanternino è stata collocata una croce in ferro battuto offerta da un fabbro locale; sono stati inseriti quattro tiranti passivi in acciaio; restaurati paramenti, pavimentazioni e le scale interne che scendono nella chiesa; restaurate le tre campane in bronzo; si è provveduto alla chiusura di tutte le finestre sui primi due livelli con piccoli infissi; sono state posizionate reti e dissuasori contro i volatili nelle celle campanarie e sul lanternino ed è stato installato un necessario parafulmine.
Fin qui tutti i lavori realizzati. Altri progetti-stralci interni prevedono il restauro della zona del presbiterio e della soprastante cupola (questa sarà oggetto di ulteriori lavori di ampliamento ed abbellimento anche all’esterno) con il recupero degli affreschi e dei disegni, nonché il restauro delle tele e delle cornici dei Santi Evangelisti poste ai quattro lati alla base della cupola, che sono stati danneggiati, insieme a molti disegni della cupola, proprio a causa di infiltrazioni che ora sono state definitivamente scongiurate.
I contributi per tutti questi lavori già realizzati sono pervenuti dai cittadini e dai fedeli di Carpino, anche residenti fuori ed all’estero, dall’8×1000 della Chiesa Cattolica, dall’Amministrazione Comunale di Carpino e, soprattutto, attraverso la contrazione di Mutuo da parte del Parroco.
Mentre erano già in corso i primi lavori sopra descritti, nel 2013 giunsero a Carpino il Responsabile per la tutela e la valorizzazione dei Beni Architettonici della Puglia Arch. Nunzio Tomaiuoli e la Responsabile provinciale dello stesso Organismo D.ssa Ida Fini, i quali effettuarono un sopralluogo tecnico al sottotetto della chiesa, oggetto di quei lavori, esprimendo vivo apprezzamento per l’ottima qualità del restauro eseguito con materiale e tecnica innovativi ed all’avanguardia, così come osservarono. Merito della Direzione dei Lavori affidata all’Arch. Domenico Zezza di Carpino, che ne è anche il progettista insieme all’Ing. Antonio Biscotti di Carpino con la collaborazione del Geom. Antonio de Filippis di Rodi Garganico, e della Geologa Giovanna Amedei di Rodi Garganico. La struttura architettonica della volta incannucciata della Chiesa Madre di Carpino, così come riferì lo stesso Arch. Tomaiuoli nella sua visita, è simile a quella della Cattedrale di Foggia che era interessata ad identici lavori di restauro terminati poco prima di quelli in corso a Carpino. E proprio questi due progetti di restauro della Cattedrale di Foggia e della Chiesa Madre di Carpino, per la loro unicità ed innovazione, furono esposti alla XIX edizione del Salone dell’Arte, del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali che si tenne dal 28 al 31 Marzo 2012 alla Fiera di Ferrara.
Va ricordato che i primi lavori di restauro della Chiesa di San Nicola furono affidati e realizzati all’Impresa specializzata Eco-Arch di Bari – Responsabile l’Arch. Patrizia Corbisiero, mentre quelli per il Campanile sono stati realizzati dall’Impresa COGER di Altamura.
Ora qualche notizia storica . La Chiesa Madre di Carpino è ubicata nella parte più alta di una delle due colline su cui sorge il paese (quella della cosiddetta vecchia zona storica) e fa parte dell’antico quartiere denominato “La Terr”. Il 22 Ottobre di ogni anno ricorre l’anniversario della consacrazione e dedicazione (cioè del “Battesimo”) di questo sacro edificio e che fu intitolata a colui che può esserne definito il suo “Padrino” e cioè San Nicola in Myra. Questo Tempio fu consacrato il 22 Ottobre 1678 e dedicato in onore di San Nicola dall’allora Cardinale-Arcivescovo di Manfredonia Fr. Vincenzo Maria Orsini da Gravina in Puglia (futuro Papa Benedetto XIII). Nell’altare maggiore furono poste in quel giorno le reliquie dei SS. Martiri Dionisio e Lelio. A ricordo di tale evento fu posta nella Chiesa una lapide commemorativa (con scritta in latino) tutt’ora esistente, che così recita: “Nell’Anno del Signore 1678 – il giorno 22 del mese di Ottobre – questa Basilica in onore di San Nicola – Vescovo e Confessore, con solenne rito consacrò – le solite indulgenze concesse e l’anniversario nel giorno 31 Agosto di ogni anno di celebrare istituì – Fr. Vincenzo Maria, Romano dell’Ordine dei Predicatori, dal titolo di S. Sisto della S.R.C., Cardinale Presbitero Orsini, Arcivescovo Sipontino, nell’Anno IV del suo Pontificato – Questa è la 26^ dedicazione di chiesa celebrata dallo stesso eminentissimo Arcivescovo”. Restò invece un arcano il fatto che questa Chiesa, in realtà, pare fu consacrata “il 31 Agosto”, ma che evidentemente, per volontà dello stesso Cardinal Orsini, la ricorrenza doveva essere festeggiata e celebrata il 22 Ottobre (come avviene tutt’oggi). O forse perché la stessa lapide fu collocata ufficialmente, con altra solenne cerimonia, il 31 Agosto (ma dell’anno successivo e magari in quel giorno l’Arcivescovo venne in visita a Carpino per impartire le Cresime), o perché in tale data furono poste sull’altare maggiore le reliquie dei Santi Dionisio e Lelio? Non è dato sapere. Però è certo che il primo Parroco in assoluto presente già all’atto della consacrazione del nuovo Tempio sacro fu l’Arciprete don Carlo Fiorisil da Ischitella, sicuramente nominato dallo stesso Cardinal Orsini. Prima del 1678 non risultano altre notizie su questa chiesa in quanto, probabilmente, in fase di costruzione che, si presume, sia iniziata già agli inizi del 16° Secolo (1615 circa). In seguito, e precisamente nel 1837 si hanno notizie di questo luogo di culto quando la “collegiata” veniva richiamata nella relazione dell’Intendente Cav. G. Lotti, letta all’apertura di una sessione del Consiglio Provinciale di Capitanata, da cui si deduce che la chiesa, tra l’altro, era stata fortemente danneggiata da eventi tellurici e chiusa al culto. Altre notizie provengono dai registri comunali inerenti i lavori di restauro in seguito a danni provocati da altro terremoto, e di riedificazione del Campanile distrutto (questa volta) da un fulmine. Il Consiglio Comunale di Carpino in data 13-5-1873 deliberava di affidare ad un Ingegnere la redazione di un progetto di massima per la restaurazione e ristrutturazione della Chiesa Madre di Carpino, che ormai aveva già due secoli di vita. La Giunta Comunale il 3-6-1876 deliberava un sussidio per la prosecuzione dei lavori di restauro indispensabili, essendo l’edificio stato danneggiato ancora da scosse telluriche; il 14-4-1886 il Comune decise di concorrere alla spesa per la riedificazione del Campanile. La Giunta in data 4-5-1895 deliberava di pagare le spese per far rifondare la vecchia campana che pesava Kg. 175, mentre la nuova risultò di Kg. 208. L’ultimo intervento al Campanile è datato fine anni ’50: anche in questa occasione fu un fulmine ad indebolirne la struttura, in particolare la cupoletta ed il lanternino.
Si ringrazia la memoria del compianto Avv. Giuseppe d’Addetta, giornalista, scrittore e poeta di Carpino, del quale ho potuto ricavare le notizie storiche sulla Chiesa di San Nicola, presenti su suoi scritti pubblicati a seguito di approfondite ricerche da lui stesso effettuate e prodotte; l’Arch. Domenico Zezza per le informazioni “tecniche” e le foto inviatemi; S.E. l’Arcivescovo Michele Castoro e l’Arch. della Curia di Manfredonia Giovanni Simone.
Il sito Internet della Chiesa Madre di Carpino e dei relativi lavori di restauro è stato realizzato e curato dall’Arch. Pierluigi Pelusi di Carpino.

Mimmo Delle Fave

 

 

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