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Un processo al Visconti a Ischitella nel 1758 (55° parte)

Volerli consolare ciascuno se ne andò per fatti suoi sebbene non si fosse veduto esito di tale promessa e tutta la gente popolare desiderava insistentemente detto catasto non di meno nonostante che hanno continuato a pagare i pesi universali secondo la formazione della tassa a battaglione ,pure non c’è stata persona che abbia mai attentato di mozione popolare.
Col secondo capo fu esposto e si espose dal Visconti con il predetto Ill.re Marchese che sa essere nella deliberazione di perseguitarlo vi era prossimo all’abitato di questa terra la strada detta della “Costa” situata in scoscesa e con pietre mal composta talmente che non si trafficava sempre con pericolo dei cittadini ,molto più che ad una parte laterale corrispondeva un vallone senza che fossero stati argini alcuni ,onde esso Visconti a evitare il pericolo e spesa dell’Università fece fare un muro e da detta parte laterale detta strada col consenso dei cittadini fu resa la strada tanto quanto comoda a viaggiare senza pericolo e giunto qui detto Ill.re Marchese meditò di rendere la detta strada carrabile poiché con la medesima da questo abitato si và al lago di Varano a sei miglia di distanza che è proprio dell’Ill.re Marchese onde si fece una tassa tra i cittadini più benestanti dai quali si contribuì con carlini tre perciò fecero che si esigessero da Michele Paolino componendosi la somma di ducati 40 i quali furono spesi per l’accomodo di detta strada la quale non essendosi perfezionata secondo il suo desiderio di viaggiare colla carrozza e col calesse liberamente voleva da esso Visconti a spese di detta Università l’avesse fatta perfezionare al che si era opposto per l’attraverso rotabile che vi era coi pagamenti della regia corte e detto Ill.re Marchese gli aveva risposto che esso avrebbe fatto fare detto accomodo finale alla strada col suo denaro e poi l’avrebbe con forza pagata ad esso Sindaco Visconti dalle rendite dell’Università poiché fu sempre il medesimo ripugnante ,ma di fatto l’Ill.re Marchese avendo già fatto cominciare l’accomodo di detta strada verso la fine di Maggio di detto presente passato anno 1758 in un giorno di quei giorni che non distinguo precisamente stando sopra al Palazzo baronale del cennato Ill.re Marchese tornò a richiedere il denaro occorrente per la spesa del detto accomodo della strada enunciata e che il Visconti avendo replicato che non poteva affatto disporre del peculio dell’Università e che la Regia corte andava in detrasso il medesimo Ill.re Marchese chiamò il mag.co Michele d’Avolio che era nell’anticamera di detto Palazzo e Tomaso Protano sebbene congiunto del Visconti ,ma di lui mastro di casa stipendiato coll’ordine che gli avessero levato le fibbie d’argento dalle scarpe, la fibia d’argento dai calzoni, la spada d’argento, una tabacchiera d’argento che aveva in sacca, i bottoni d’argento ,della camicia ed infatti esso M.co Michele d’Avolio avendolo afferrato lo teneva strettamente per le braccia e il Tomaso Protano unitamente col servente di detto Marchese gli levarono le fibbie d’argento dalle scarpe ,quelle dei calzoni ,la spada d’argento da un lato, la tabacchiera d’argento dalla sacca ,i bottoncini d’argento dai polsi della camicia, così che dov’è calare dal Palazzo senza dette robbe e andato a casa sua si mise un altro paio di fibbie d’argento rimasto dal sig. Berardino Visconti suo padre per il quale si pose il bastone col manico d’argento per continuare ad andare colle alt re fibbie colle scarpe e uscito i prese il bastone col manico d’argento per continuare andare al Palazzo di detto ill.re Marchese nello stesso giorno. Continua-

 

 

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