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L’arte, il turismo e la lezione di Siponto anche a Vieste

Da anni si dibatte e si tenta, timidamente, a Vieste di valorizzare alcuni siti. Pensiamo alla Salata, alla Grotta della Defensola, ai giardini di fronte al Faro.

A Siponto, a due chilometri da Manfredonia, l’installazione artistica di Edoardo Tresoldi, che ha ricostruito con un suggestivo intreccio di fili metallici e trasparenze la distrutta basilica paleocristiana, ha ricevuto un afflusso straordinario di visitatori nell’anno appena passato. Con un intervento originale e innovativo da parte di un artista trentenne si è saputo portare nuova vita a un luogo poco conosciuto del patrimonio culturale del Gargano.

Nel 1982 due psicologi americani, Wilson e Kelling, formularono una teoria nota come “Teoria del vetro rotto”, basata su un esperimento condotto un decennio prima. Un’automobile, che era stata lasciata in un parcheggio incustodito con un vetro rotto, in pochi giorni era stata completamente distrutta dai passanti.

Era come se il vetro rotto rappresentasse un segnale di tolleranza verso i comportamenti vandalici. Applicando questa teoria all’opposto, in un altro studio effettuato nei quartieri degradati di una grande città olandese, si potè dimostrare che era sufficiente sostituire le finèstre scassate degli edifici per ridurre il tasso di criminalità in poco tempo.

La medesima cosa può funzionare anche con le persone.

Gli anziani che si lasciano andare, per esempio che perdono i denti davanti e non li sostituiscono, sono anche quelli i cui consumi sono carenti, a prescindere dal livello di reddito.

Inoltre, sono trattati peggio dagli altri, si ammalano più spesso e, in generale, subiscono un marcato degrado fisico e sociale.

Tutto questo significa che un semplice segno di trascuratezza può avere un effetto macroscopico per il benessere di un uomo o di una comunità.

Ma la bellezza, la simmetria, l’ordine possono avere effetti deflagranti anche in ambiti diversi da quelli in cui si manifestano.

E cosa c’è di più bello e simmetrico dell’arte?

L’arte è lo strumento per trasformare esteticamente i luoghi, e di conseguenza i consumi e le persone.

Immaginiamo a Vieste il ritorno all’origine di piazza del Fosso, o, finalmente, dare forma allo spazio di fine corso Fazzini con l’inizio di viale Marinai d’Italia, piazza Kennedy, le scalinate che portano al centro storico o largo S. Filomena, per non parlare del quartiere murattiano.

Da esperienza estetica l’arte può diventare esperienza estatica: accrescere la positività della gente, far provare un’esperienza spirituale.

La riqualificazione dei nostri siti regalerebbe nuova linfa al nostro essere e di riflesso al turismo.

L’arte ci trasporta in dimensioni diverse da quelle solite, ci spinge a elaborare informazioni in modi nuovi e originali, stimola l’intelligenza.

Allo stesso modo, il turismo che si avvale di un contenuto estetico e artistico anche dalle nostre parti acquisterebbe un ruolo che trascende il suo valore commerciale.

Misurabile non solo in termini di beni prodotti o di reddito ma di felicità e consapevolezza.

La società moderna è piena d’immagini e di stimoli: la vera arte però è in grado di creare un’atmosfera, di suscitare un coinvolgimento interiore capace di alterare aspettative, desideri e percezioni.

Esserne consapevoli per noi viestani già sarebbe un deciso passa in avanti.

Da questo sconvolgimento delle priorità interiori deriva la scintilla per una maggiore consapevolezza riguardo alla nostra natura e ai nostri traguardi. Sarà questa la prospettiva futura più probabile e, invero, francamente auspicabile di questo millennio per Vieste?

n.

 

 

 

 

 

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