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Mattinata In nome del padre/ “Devi sbrigarti devi mandarmi la cinta”. Così con un telefonino dal carcere “Baffino” progettava l’evasione.

«Ti devi sbrigare, ti devi sbrigare. Vedi di farmi questo piacere, mandami questa cintura, gentilmente. Manda la cinta, manda la cinta, manda la cinta». Così parlava nel carcere di Foggia nell’autunno scorso Antonio Quitadamo , mattinatese di 42 anni, detto «Bailino» detenuto dal 24 settembre 2017 per tentata estorsione. Il garganico ritenuto legato al clan Romito sognava e programmava la propria evasione e quella di un compagno di cella, il viestano Hecmi Hdiouech di 33 armi. Avrebbero utilizzato due fili di metallo che qualcuno avrebbe dovuto portare in carcere nascosti in una cinta o una borsa. Con quei fili di metallo sarebbero state segate le sbarre della cella, per poi evadere dalla casa circondariale di Foggia, probabilmente a Capodanno: «è un giorno bellissimo proprio» avrebbe detto Hdiouech, senza sapere intercettato dai finanzieri. Sono infatti le intercettazioni sui tele- fonini utilizzati da 4 detenuti rinchiusi nella casa circondariale dauna, l’elemento principale su cui poggia l’inchiesta «In nome del padre» di Procura e Guardia di Finanza sfociata nel blitz di 48 ore fa con l’arresto di 8 garganici (un nono non è stato ancora rintracciato) finiti in carcere e ai domiciliari perché accusati di tentata evasione.

GLI ARRESTATI –

Sono 9 gli indagati e 11 le ordinanze cautelari firmate dal gip Carlo Protano (due indiziati sono accusati sia di armi sia del tentativo di evasione), accogliendo le richieste del pm. Carcere per 3 indagati – Antonio Quitadamo, Giuseppe Della Malva, 53 anni di Vieste e un altro garganico non ancora rintracciato – in relazione all’accusa di detenzione illegale e ricettazione di due fucili sequestrati a Vieste nel dicembre scorso. Il gip ha poi disposto i domiciliari in relazione all’accusa di tentata evasione nei confronti di 8 indagati: il garganico non ancora rintracciato; Antonio Quitadamo; la moglie Marisa Di Gioia, 31 anni di Mattinata; Hecmi Hdiouech; Luigi e Aronne Renzullo, padre e figlio rispettivamente di 75 e 40 anni, manfredoniani; la moglie di Aronne Ronzullo, Anna Filomena Pacillo, 35 anni, di Manfredonia; e Leonardo Ciuffreda, quarantenne di Manfredonia. L’obiettivo era far scappare Quitadamo e Hdiouech, tentativo di evasione sventato dalle Fiamme gialle: i finanzieri scoprirono che alcuni detenuti avevano un telefonino in cella e per mesi intercettarono colloqui ed eseguirono sequestri a risconto di quanto emergeva dalle captazioni.

I RUOLI DEGLI 8 INDAGATI

Secondo quanto sintetizzato dal gip in un passaggio delle 113 pagine dell’ordinanza cautelare, fu «Marisa Di Gioia ad acquisire le seghe: la donna è la moglie del detenuto Antonio Quitadamo in procinto di evasione. La Di Gioia passò gli strumenti ad Anna Filomena Pacillo poiché costei è la moglie di Aronne Renzullo affinchè li custodisse nell’attesa che costui» (Renzullo) «fosse scarcerato il 15 dicembre 2017. Aronne Renzullo» prosegue la ricostruzione del gip «era consapevole del progetto di evasione dei suoi compagni di cella» (ossia Quitadamo e Hdiouech) «e doveva provvedere, con l’aiuto del padre Luigi Renzullo, ad occultare i fili metallici in ima borsa che doveva essere trasferita nelle mani di Leonardo Ciuffreda, comune amico, che il 27 dicembre 2017 l’avrebbe consegnata a… (il garganico non ancora rintracciato e arrestato)». Secondo la ricostruzione dell’accusa, la borsa sarebbe poi passata dal garganico ancora da arrestare ad una parente di Hdiouechi e da lei alla madre di un detenuto. «A carico di queste ultime due donne che pure hanno concorso materialmente nell’esecuzione della condotta agevolatrice dell’evasione, non è emerso nulla» rimarca il giudice firmatario dei provvedimenti restrittivi «che dimostri che sapessero cosa fosse nascosto nella borsa e cosa stessero trasportando e per questo non sono indagate».

IL SEQUESTRO DEI FILI

Che ci si trovi non davanti ad un mero progetto rimasto nella fase del «vorrei», lo dimostra – dicono finanzieri, Procura e gip – il sequestro dei fili avvenuto la mattina del 29 dicembre 2017 nel carcere di Foggia, nella sala controllo-pacchi. Senza sapere cosa trasportasse, la madre di un detenuto, che in quel periodo era detenuto nella stessa cella di Quitadano e Hdiouech, quella mattina consegnò una borsa alla polizia penitenziaria perché verificasse come da prassi il contenuto. Finanzieri e agenti di custodia notarono recenti cuciture nella borsa, rinvenendo e sequestrando 2 fili di metallo. Si trattava di «fili diamantati», detti anche «capelli d’angelo», lunghi poco più di mezzo metro e costituiti da 4 fili metallici intrecciati. Quei «seghetti» – come poi accertato dagli investigatori – erano in grado di segare le sbarre della cella.

IL PIANO DI FUGA

L’evasione dice l’accusa – doveva essere attuata la notte di Capodanno, o qualche notte più tardi. «Una volta superato l’ostacolo delle sbarre della finestra, il piano di evasione prevedeva» dice l’accusa «di raggiungere il muro perimetrale del carcere e pm e Guardia di Finanza hanno dimostrato la fattibilità del piano», tant’è che due finanzieri si sono finti detenuti ed hanno seguito il percorso che da una cella del padiglione «Vecchio giudiziario» li avrebbe portati all’esterno del carcere. Una volta segate le sbarre, Quitadamo e Hdiouech avrebbero raggiunto il tetto di un capannone interno al carcere e prospiciente le mura perimetrali, da cui si sarebbero calati – dicono le Fiamme gialle – con un cestello collegato al braccio elettronico i una gru o carrello elevatore piazzata all’esterno della casa circondariale.

L’ELENCO – Non ancora arrestato 9° indagato –

Gli 8 indagati arrestati e la accuse contestate. Il gip ha disposto la detenzione in carcere per Antonio Quitadamo, 42 anni di Mattinata, detto «Baffino», già detenuto; Giuseppe Della Malva, 53 anni di Vieste; e un altro garganico non ancora rintracciato: sono accusati di concorso in detenzione illegale e ricettazione di due fucili «Franchi» calibro 12 e «Beretta» calibro 12, recuperati dalla Guardia di Finanza a Vieste il 15 dicembre scorso. Il garganico non ancora rintracciato rispondere anche di detenzione illegale di un altro fucile. In relazione all’accusa di tentata evasione dal carcere di Foggia che doveva avvenire lo scorso Capodanno e riguardare Quitadamo e Hdiouech, il gip ha disposto invece gli arresti domiciliari ancora per il garganico non ancora rintracciato; Antonio Quitadamo; la moglie di questi Marisa Di Gioia, 31 anni di Mattinata; Hecmi Hdiouech, 33 anni di Vieste; Aronne Renzullo, 40 anni di Manfredonia; il padre Luigi Renzullo, 75 anni, anche lui di Manfredonia; la moglie di Aronne, Anna Filomena Pacillo,’35 armi di Manfredonia; Leonardo Ciuffreda, 40 anni, manfredoniano residente in provincia di Gorizia. Nelle prossime ore inizieranno gli interrogatori degli indagati – prima i detenuti in carcere, quindi quelli ai domiciliari – da parte del gip firmatario dell’ordinanza cautelare.

 

 

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