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Michele Circiello, “L’accertatore di tracce”. Dagli esordi al Mezzogiorno agricolo, fino all’Aura rupestre: cinquant’anni d’arte tra passato e presente

Sabato 10 marzo 2018, alle ore 18 presso la Galleria della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, in via Arpi 152,sarà inaugurata la mostra “Michele Circiello. L’accertatore di tracce. Opere 1966-2018”.
L’antologica, curata da Gaetano Cristino, rende omaggio a un artista che, in oltre cinquant’anni di attività svolta ai massimi livelli, ha sempre connotato le sue opere di segni rivenienti dalla storia millenaria della Daunia, mettendo questa storia in relazione con il fondo culturale primordiale comune a tutti gli uomini e ricavando, dall’accertamento delle tracce dell’antichità, figure di grande attualità estetica.
“L’esigenza di rielaborazione dei linguaggi dell’arte, così viva e pressante negli anni Settanta del secolo scorso, è stata infatti vissuta e soddisfatta da Michele Circiello – ha scritto il Presidente della Fondazione, prof. Aldo Ligustro, nell’introduzione al catalogo che accompagna la mostra – non solo con l’acquisizione di motivi formali e concettuali provenienti da più fonti della più aggiornata cultura artistica nazionale e internazionale, ma soprattutto con l’ancoraggio all’ambiente e alla storia del proprio territorio, in particolare il Gargano. Con le sue ‘aure rupestri’, le sue stele istoriate, i suoi ‘scudi’, i suoi ‘guerrieri’ a difesa della natura, Circiello ha fatto viaggiare i segni della storia e del presente del nostro territorio per ogni dove e sicuramente avrà spinto molti a dire, come fece Lucio Dalla, ‘la terra di Circiello è la mia’”.
La mostra, che comprende dipinti, opere plurimateriche e sculture in ferro e in bronzo, si articola su due segmenti collegati da un elemento comune, costituito dall’intreccio arte-luogo. Il primo segmento è costituito dalle opere degli esordi di Circiello, in particolare dei primi anni Settanta del secolo scorso. Il contesto è il Mezzogiorno agricolo da cui si continua ad emigrare come agli inizi del Novecento, anche se si tratta di “emigrazione interna”. E la figurazione di Michele Circiello non è insensibile ai drammi di tale sradicamento e alle disgregazioni di secolari identità sociali e culturali, toccando i nodi fondamentali delle problematiche politiche e sociali di quegli anni nelle aree più depresse della Capitanata. La famiglia, l’emigrazione, le donne in lotta sono al centro della moderna figurazione di Circiello di quegli anni.
Mano a mano, però, pur mantenendo fermo il suo rapporto con il territorio, Circiello aggiorna la sua poetica, mettendosi alla ricerca di materiali che abbiano un vissuto e che possano sostituire il supporto neutro, privo di storia, costituito dalla tela bianca. E siamo al secondo segmento, che ancora caratterizza la sua opera, quello di “Aura rupestre”. Sul Gargano, Circiello diventa l’accertatore di tracce, a partire da quelle che trova anzitutto sulle pietre. Il suo scopo è quello di legare, nella realizzazione artistica, il passato al presente. La superficie diventa materica (pietre, pellami, impasti sabbiosi) e ricca di segni e racconti. Le sue opere, dice il curatore, Gaetano Cristino, “diventano il precipitato e la confluenza delle antiche tracce espressive dell’uomo con la modernità, perché esse possono essere lette sinteticamente o per parti: la narrazione ci porta all’antico e la materia del manufatto, ricca anche di τέχνη, ci proietta invece nel contemporaneo, in cui l’accertatore di tracce ha sicuramente lasciato anche la sua impronta”.
La mostra è corredata da un catalogo di 128 pagine, edito da Effebiemme, che comprende, oltre ad una antologia della critica e a un ricco apparato iconografico (riguardante anche la sua attività di scultore), un saggio critico di Gaetano Cristino e testi inediti di Lucio Dalla e Riccardo Melotti dedicati all’opera di Michele Circiello.
La mostra rimarrà aperta tutti i giorni fino al 7 aprile 2018, esclusi i festivi, osservando i seguenti orari: da lunedì a sabato, ore 9:30-13/17-20.
Notizie biografiche
Michele Circiello, pittore, scultore e ceramista, è nato il 23 novembre 1944 a Rocchetta S. Antonio (Fg) e si è formato presso l’Istituto Statale d’Arte di Foggia e l’Accademia di Belle Arti di Milano, dove è stato allievo del Maestro Domenico Cantatore.
Ha allestito la sua prima mostra personale nel 1970 a Siponto (Foggia), cui sono seguite moltissime altre in musei e spazi pubblici e privati di importanti città italiane ed straniere, tra cui Milano, Roma, Foggia, Bologna, Modena, Ferrara, Napoli, Bari, Lecce, Macerata, Vicenza, Verona, Forlì, Brescia, Torino, Padova, Vienna (Austria), Lucerna (Svizzera), Puttlingen (Germania), Atene (Grecia), Santiago de Campostela (Spagna), Jeddah (Arabia Saudita).
Nei primi anni Settanta del Novecento a contatto con l’ambiente naturale e i segni e le tracce della storia millenaria del promontorio garganico, sviluppa un linguaggio che recupera l’aura di tali segni all’interno di una concezione tutta moderna dell’arte.
Dal 1988 al 1998, d’intesa con la Soprintendenza Archeologica della Puglia, ha installato nel periodo estivo, negli spazi della Necropoli Paleocristiana della “Salata” di Vieste, una serie di opere per rivitalizzare e far conoscere al grande pubblico quei luoghi di grande importanza storica e archeologica.
Nel 1998 ha realizzato per il Comune di Vieste un’opera monumentale, alta undici metri, ispirandosi alla leggenda di “Cristalda e Pizzomunno”. Il gigantesco monolite campeggia sul lungomare Europa della cittadina garganica.. Nel 2004, sempre a Vieste, ha realizzato una stele in bronzo in onore dei “Caduti di Nassirya”. Del 2005 è invece il monumento per ricordare a Peschici i caduti di tutte le guerre, mentre l’anno successivo viene inaugurato a Matino (Lecce) il monumento in onore di Salvo D’Acquisto.
Tra le altre sue opere a carattere monumentale vanno ricordate: “Il sole del Gargano”, collocata (2009) sulla facciata del “Palazzo della Cultura” di Vieste; la stele di circa 6 metri collocata nella caserma di Iacotente, nella Foresta Umbra (2009); le tre stele “Dal passato al futuro”, collocate all’interno della cinta muraria del Castello di Monte S. Angelo; “Da Diomede a Dalla”, commissionata dal noto cantautore e collocata (2010) nella piazza “Belvedere” di S. Domino alle Tremiti e “L’Acheo”, sempre a S. Domino (2011).
Michele Circiello ha realizzato anche due porte bronzee. Una nel 2002, “La porta del mare”, per la Chiesa di S. Francesco a Vieste e l’altra, nel 2012, la “Porta Santa” dedicata a Celestino V, collocata nel santuario di S. Maria di Merino a Vieste.
Nel 2013 realizza per l’AVIS di Ascoli Satriano il Monumento ai donatori.
Nel 2015 il Comune di Vieste gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
Della sua opera si sono occupati numerosi critici, tra cui Vito Apuleo, Rossana Bossaglia, Salvatore Ciccone, Martina Corgnati, Gaetano Cristino, Anna D’Elia, Leonardo De Luca, Davide Leccese, Gerard-Georges Lemaire, Paolo Levi, Pietro Marino, Giuseppe Piemontese, Loredana Rea, Paolo Rizzzi, Franco Solmi, Leo Strozzieri, Marcello Venturoli, Maurizio Vitiello, Luciana Zingarelli.

 

 

 

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