Foggia si inserisce tra i precedenti della giurisprudenza italiana in merito al diritto all’identità di genere. Con sentenza del febbraio scorso la prima sezione civile del Tribunale di Foggia ha autorizzato un transgender di 30 anni, ancora biologicamente uomo, a cambiare sesso nei documenti e all’anagrafe, prima ancora dell’intervento chirurgico, che e’ stato pure consentito, ma non ancora eseguito. Il provvedimento accoglie l’orientamento della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione che già dal 2015 in Italia ha dato l’ok in merito alla fondatezza della domanda di rettificazione anagrafica per la quale è ora sufficiente accertare la serietà, univocità e definitività del percorso di transizione del sesso senza ottenere dapprima una pronuncia giudiziale volta ad utilizzare la modifica dei caratteri anatomici. Dunque la sentenza pronunciata nel foro foggiano si aggiunge agli esigui provvedimenti in materia. Si tratta del riconoscimento dell’identità di genere quale diritto fondamentale della persona. Un passo decisivo verso il duro e travagliato percorso che coinvolge coloro che intendono mutare il proprio sesso. La decisione dei giudici foggiani ha di fatto evitato che la storia di “Alessia” (un nome di fantasia utilizzato dalla redazione) come ci ha confermato la sua rappresentante legale, l’avvocata Giorgia Poppa, fosse ancora più provante, sul piano psicologico, per lei: si appresta così, a partire dal riconoscimento anagrafico, vivere più serenamente la sua scelta di vita.
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