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Vieste/ Cinque sospetti per l’agguato. Sottoposti a stup nelle indagini sull’omicidio Gianbattista Notarangelo (3)

Ci sono cinque sospettati, sottoposti all’esame stub per la ricerca di residui di polvere da sparo su mani e vestiti prima di essere rilasciati e gli esiti di questi accertamenti si conosceranno solo nei prossimi mesi, nell’indagine sull’omicidio di Giambattista Notarangelo, il custode di 45 anni di Vieste, crivellato di colpi di pistola venerdì pomeriggio nelle campagne di località «Palude Mezzane». Le persone sottoposte a stub da squadra mobile foggiana e carabinieri sono ritenute schierate con i due clan in guerra, che sostanzialmente sarebbero riconducibili a Marco Raduano e Girolamo Perna, giovani viestani un tempo ritenuti vicini e che ora sarebbero su fronti contrapposti (Raduano il 28 settembre scorso fu anche arrestato e scarcerato dopo 24 ore perché accusato di stalking ai danni della moglie di Perna, lui si dice innocente). Entrambi sono miracolati nella guerra di mala viestana che dal 26 gennaio 2015 a oggi conta 7 omicidi, 4 agguati falliti, 1 lupara bianca: Perna sfuggì,ai killer la sera del 28 settembre 2016 quando fu ferito davanti casa dov’era ai domiciliari, e la sera dell’11 marzo 2017 quando era in auto con moglie e bambine e si salvò dalle pistolettate esplose da due sicari per aver risposto al fuoco mettendoli in fuga; Raduano fu ferito solo di striscio da mitragliate e fucilate esplose la sera del 21 marzo scorso da due killer appostati vicino l’abitazione, in attesa che il sorvegliato speciale rincasasse entro le 21.
E Giambattista Notarangelo ucciso 48 ore fa con quale dei gruppi sarebbe schierato, sempre che fosse? La sua morte è la risposta all’agguato fallito ai danni di Raduano di 16 giorni prima? «La posizione di alcune persone è fluttuante» spiega una fonte investigativa. La situazione di qualche anno fa – un unico clan facente capo ad Angelo Notarangelo alias «Cintaridd» ritenuto referente sulla zona viestana del clan dei montanari riconducibile alla famiglia Libergolis – è tempo superata, sia perché i vertici dei Libergolis hanno riportato pesantissime condanne nel maxi-processo alla mafia garganica con ergastolo ad un fratello e 26 anni a testa ad – altri due; sia perché l’omicidio di Angelo Notarangelo del 26 gennaio 2015, ha segnato la rottura del gruppo. Peraltro quando si guarda ai presunti attuali schieramenti bisogna allargare lo sguardo anche oltre i confini viestani: le batterie sarebbero alleate chi con i garganici di Monte Sant’Angelo chi con mattinatesi e manfredoniani. Senza dimenticare il ruolo della mafia foggiana.
Giambattista Notarangelo assassinato venerdì pomeriggio era cugino di Angelo Notarangelo ucciso il 26 gennaio 2015; del fratello di quest’ultimo Onofrio Notarangelo assassinato il 27 gennaio 2017; era imparentato con Pasquale Notarangelo (figlio di Onofrio e nipote di Angelo) scomparso il 24 maggio 2017 vittima della lupara bianca: i Notarangelo stanno cadendo uno dopo l’altro. Nel passato della vittima c’era una condanna in appello, per la quale pendeva ricorso in Cassazione, a 7 anni e 6 mesi per un’estorsione aggravata dalla mafiosità nel processo «Medioevo» al racket della guardiania. Gli investigatori – sul posto sono in¬tervenute agenti di squadra mobile, commissariato di Manfredonia e carabinieri – hanno ricostruito la dinamica dell’aggua¬to. Giambattista Notarangelo aveva in fitto un appezzamento di terreno in contrada «Palude Mezzane»: nel primo pomeriggio ha raggiunto con una «Fiat Punto» la zona, è sceso dall’auto e si è diretto verso il fondo dove c’è un prefabbricato rurale. Almeno due killer se non tre appostati, hanno cominciato a far fuoco: Notarangelo è stato colpito, ha cercato di scappare trascinandosi per una ventina di metri sino a cadere vicino alla strada provinciale Vieste-Peschici dove poco dopo le 15 un agricoltore ha visto il corpo e dato l’allarne. La vittima è stata raggiunta in più parti del corpo. La scientifica» ha repertato 18 bossoli e proiettili esplosi da pistole calibro 40 e .9; le tracce ematiche vicino al fabbricato e le gocce di sangue sul breve tragitto percorso da Notarangelo raccontano il disperato e inutile tentativo di fuga.

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