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Concerto di Max Gazzè: un evento storico per la città di Vieste

Non riteniamo di esagerare affermando che “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”, dall’ispirazione per scrivere il brano fino al concerto di Max Gazzè del 31 luglio, sia un evento storico per la città di Vieste, da inserire nei libri che saranno scritti dal “Matteo Siena del futuro”.

Vieste non è Napoli, Roma, Firenze o Bologna, ma nemmeno Capri o Sorrento, tutte città a cui viene spesso dedicata una canzone; finora, escludendo le canzoni popolari, c’era stata soltanto “Vieste sei bella” di Bruno Castiglia, un’idea dell’allora Radio Vieste 1 (la nonna di Ondaradio) incisa sui 45 giri ma con diffusione che non aveva varcato i confini di Sfinalicchio e Pugnochiuso. “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”, invece, è partita già in quarta, dal Festival di Sanremo, ossia dal palcoscenico più importante d’Italia, arrivando alla massima ribalta nazionale (la canzone ma soprattutto la leggenda).

Senza trascurare un aspetto non secondario: la canzone è bella. Tanto.

Da febbraio ad oggi (letteralmente ad oggi) Vieste ha usufruito di una esposizione mediatica mai avuta finora grazie alla sua “meravigliosa storia d’amore”, quella che, diciamocelo, finora era la favoletta di Pizzomunno: le 5 serate di Sanremo, tutti i passaggi radiofonici, televisivi, sui siti web e sulla carta stampata in quei giorni, le ospitate delle settimane successive, col culmine nella prima serata di RaiUno a “Che tempo che fa”. E, per arrivare agli ultimi tempi, i preziosi minuti dedicati a Vieste da “Linea blu”, “Uno mattina”, “Donnavventura”, “Parola di Pollice Verde”, “Sereno Variabile” (la cui puntata registrata a Vieste andrà in onda nei prossimi giorni), “La vita in diretta”, i servizi andati in onda ieri sera, a mezz’ora di distanza, dal TG1 [link] e dal TG2 [link], fino all’ampio risalto che oggi stanno dando i principali quotidiani nazionali cartacei e online “Corriere della Sera” [link], “Repubblica on line” [link], “Stampa”, “Giornale”, “Messaggero”, “Mattino”, “Gazzetta del Mezzogiorno” e persino “Gazzetta dello sport”.

Quanto sarebbe costata una campagna pubblicitaria per dare a Vieste tutta questa visibilità? Decine e decine di volte più del costo del concerto dell’altra sera, senza considerare gli introiti derivanti dal contributo regionale, da quello degli sponsor e dalla vendita dei biglietti.

E a proposito di Tg, un anno fa in questi giorni, si parlava di noi per l’omicidio di un pregiudicato locale all’interno del suo ristorante all’ora di pranzo, e dell’aggressione ad un giornalista che stava facendo un’inchiesta. A distanza di 365 giorni, possiamo tranquillamente dire che “è cambiata la musica”, e che da paese mafioso (la solita esagerazione giornalistica) siamo diventati il paese che ha come concittadino Max Gazzè.
Tutto questo, però, non deve far passare in secondo piano la bellezza del concerto che il cantautore romano ha tenuto l’altra sera proprio al fianco di Pizzomunno, in un virtuale abbraccio tra due cari amici. “Alchemaya” non è solo il nome del doppio album, ma un esperimento musicale di una orchestra “sintonica”, neologismo coniato da Gazzè per unire la classica orchestra sinfonica fatta di ottoni e (tanti) archi, con i moderni sintetizzatori. Il concerto ha rispecchiato fedelmente proprio l’album, dedicando la prima parte a brani inediti i cui testi sono stati ispirati dalle letture della Bibbia e dai manoscritti di Qumran, ossia i rotoli ritrovati sul Mar Morto su cui gli studiosi sono ancora al lavoro, mentre nella seconda è venuta fuori più l’anima pop di Gazzè, comunque “ridimensionata” dall’orchestra di 60 maestri e dalla pianista sudcoreana Sunhee You: da “Il timido ubriaco” a “La musica può fare”, passando per “Il solito sesso”, “Ti sembra normale”, “La vita com’è”, “Mentre dormi” e tanti altri brani noti e inediti, tutti preceduti dalla tanto attesa “Leggenda di Cristalda e Pizzomunno” la cui esibizione ha raccolto l’ovazione del pubblico

E a proposito degli spettatori, il botteghino ha completato la vendita di tutti i 2800 biglietti previsti (1300 per i posti a sedere e 1500 per quelli in piedi, limite imposto per problemi di sicurezza); nelle ore immediatamente precedenti l’evento, l’ormai certo “sold-out” ha spinto gli organizzatori a non coprire le recinzioni metalliche lasciando la possibilità di vedere (oltre che sentire) il concerto anche ai tantissimi rimasti fuori. Da evidenziare anche la decisione dell’artista di effettuare le prove direttamente sul palco e non nel palazzetto dell’Omnisport come previsto, proprio per dare la possibilità a tutti di poter assistere all’esibizione.

Anche per questo, grazie Max, concittadino viestano.

E da questa mattina, le palme sono tornate al loro posto.

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(foto del concerto: Natale Dirodi)

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