È di moda tra preti e laici tingere i personaggi dei presepi con i colori dei profughi. L’ultimo presepe in tecnicolor è andato in scena ai giardini Madre Teresa di Calcutta di Torino. Maria era nera, Gesù mulatto e (almeno) San Giuseppe di bianco. Gli altri personaggi, da pastorelli ai magi, con i colori di tutto il mondo. La «crociata» contro chi difende i confini e la tradizione prosegue nelle chiese e nelle scuole. Insegnanti che in nome del multiculturalismo impediscono ai bambini di allestire presepi e preti che dai pulpiti fanno politica, sono all’ordine del giorno. Giuseppe e Maria dovettero fuggire dalla loro patria per salvare Gesù appena nato, in quanto era già ricercato per essere ucciso; Giuseppe partì solo perché così gli fu ordinato da un angelo; partirono loro tre, nel perfetto silenzio, da soli, perché realmente necessitati da motivazione suprema; non chiesero aiuto a nessuno; non invasero nessuno, non rivendicando nulla, ma solo obbedendo; nessuno si arricchì per la loro fuga: né Ong, né Onu, né parrocchie e Chiesa, né sindaci, né partiti, né movimenti, né mafia o criminalità organizzata. Per Giuseppe e Maria questa fu una durissima prova, che vissero con abnegazione e obbedienza, ma in certissima sofferenza personale e familiare. Se fosse dipeso da loro, mai avrebbero lasciato casa e patria: infatti, non appena un angelo comunicò a Giuseppe la morte di Erode, e quindi la possibilità di tornare in patria, immediatamente tornarono. Nel periodo che trascorsero in Egitto, lo fecero nel silenzio e nell’umiltà, vivendo del loro lavoro, non imponendo nulla a nessuno, ma facendosi amare dalle persone straniere.
G. T.