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Atletico Vieste in lutto. Lo scorso 22 giugno a Palermo improvvisamente è venuto a mancare Bartolomeo Falcone. Fu il primo terzino sinistro del primo Atletico. Aveva 68 anni.

Dopo Nicola Mantuano, Vincenzo Maiorano, Michele Vescera, Michele Mattera e l’allenatore e “inventore”, di quella macchina di piaceri che era per noi l’Atletico Vieste, un altro pezzo viene a mancare. E’ vero, quando un uomo muore, un capitolo non viene strappato dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore. Tomeo era un amico sincero. Silenzioso ma determinato. Poche ma precise parole. Fu il primo terzino sinistro del primo Atletico Vieste. Ci ha lasciato improvvisamente. Viveva a Palermo dove lascia moglie e due figli. Al di là delle frasi fatte, quando non c’è più un amico con cui hai condiviso momenti di pura festosità, come solo una partita di calcio sapeva donarti, qualcosa si stacca anche dentro di te. A nome dei tuoi “vecchi reduci”, un abbraccio. Caro Tomeo, stai tranquillo nessuno di noi ti dimenticherà.

Un pensiero e la vicinanza alla famiglia.

La grande famiglia dell’Atletico Vieste e in particolare, il presidente Lorenzo Spina Diana, partecipano al dolore della famiglia: “Bartolomeo anche grazie alla tua passione, oggi siamo ad iniziare il nostro 50° campionato. Sei nella storia del tuo amato Atletico e noi non ti dimenticheremo…mai!”.

 

n.

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Dall’Arbitro: Falcone…..Bartolomeo 3

Per noi era semplicemente Tomeo. Un vero specialista del dribbling. Intendiamoci non era un dribblatore terzino, semplicemente non era un terzino, ma lo faceva divinamente. Con la palla al piede pochi gli stavano dietro. Era misurato, responsabile non abusava mai delle sue doti. Non giocammo molto insieme, ma non rammento di aver mai visto un attaccante lasciarlo sul posto. Tomeo era un giocatore di poker che bluffava con tutto il corpo e si giocava il pallone faccia a faccia col suo avversario. Fortissimo sull’anticipo. Fintare vuol dire ingannare con eleganza; si dà al marcatore un’informazione sbagliata e la riuscita del gesto dipende da come e quanto lui se la beve. Ma come dargli a bere se proprio lui conosceva tutti i segreti del dribbling? Riusciva sempre a mettersi d’accordo col pallone. Un maestro con il pallone tra i piedi. Che razza di terzino giocava in quell’Atletico! Ninuccio lo convinse a giocare dietro abusando della sua intelligenza. Non si fece pregare. Non era fisicamente un portento, ma tignoso. Mancino puro, si sbizzarriva negli allenamenti a nasconderci la palla. In partita, mai una sbavatura, mai un’ammonizione. Ordinato, educato, intelligente! Le sue vittime rimanevano indietro col dolore degli sconfitti e l’umiliazione degli uomini sedotti e abbandonati. A termine delle partite, con quel suo finto incedere da ingenuo, sembrava dire alla sua punta francobollata: “sarà per la prossima volta, bambolotto!”

Da Campanile Sera

All’Alba dell’Atletico Vieste

ninì delli Santi

 

Foto dall’archivio di Pasquale Polidoro 1968

da sinistra:

Martino De Simio

Pasquale Polidoro

Bartolomeo Falcone

Michele Mattera