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L’AQUILA / Denunciati all’autorità giudiziaria due soci viestani di un’azienda agricola, per pascolo abusivo, introduzione di animali nel fondo altrui e per danneggiamento.

“A quale titolo sui pascoli del Gran Sasso arrivano capi di bestiame da altre regioni, trasportati e poi di fatto abbandonati da perfetti sconosciuti? I pascoli sono nostri, hanno dato da vivere da sempre a tante persone. Chi viene da fuori, solo per speculare sui contributi europei deve andarsene. Se non interverrà chi di dovere, lo faremo noi!”.

E’ lo sfogo di Fernando Galletti, presidente dell’Amministrazione separata beni di uso civico di Paganica -San Gregorio (Asbuc), a nome degli allevatori locali, sul piede di guerra a seguito dell’invasione di mucche e vitelli, sui pascoli del Gran Sasso aquilano.

L’Asbuc e anche la Confagricoltura, rappresentata da refrente locale Filippo Rubei, ritengono che dietro ci sia il dilagante fenomeno dei  “pascoli d’oro”, ovvero del meccanismo che permette di accaparrarsi i contributi europei dei Titoli Pac, erogati dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea).

Sempre più spesso avviene infatti che grossi gruppi e consorzi con sede legale nel nord Italia, continuano a prendere in affitto, anche in Abruzzo, grandi superfici a pascolo e prato pascolo, che hanno canoni nettamente inferiori rispetto alle superfici seminative. Questo infatti permette di incassare l’alto valore dei loro titoli Agea. Ad essere munti sono, per farla breve, i soldi dei contribuenti europei, e non più il latte.

Qualche risultato per contrastare il fenomeno è stato già ottenuto: a seguito di una segnalazione al Comune dell’Aquila, all’attenzione dell’assessore agli Usi civici Francesco Bignotti, e  di una denuncia ai Carabinieri forestali, proprio da parte dell’Asbuc di Paganica-San Gregorio, ieri è stato intercettato un grosso automezzo  che aveva scaricato circa 170 bovini, in località Le Fontari a Campo Imperatore, lasciandoli al pascolo, senza alcuna custodia. 

I militari  hanno rilevato che l’azienda agricola proprietaria degli animali, con sede legale a Vieste (Foggia), non aveva alcun titolo all’uso del pascolo e non aveva le necessarie autorizzazioni amministrative e sanitarie.

Sono stati denunciati all’autorità giudiziaria i due soci dell’azienda agricola, S.V. di anni 34, e C.G. di anni 46, entrambi residenti a Vieste, per pascolo abusivo, introduzione di animali nel fondo altrui e per danneggiamento. 

Ma il rischio è che ciò rappresenti solo la punta di un iceberg: troppo ghiotto infatti il business dei “pascoli d’oro”.

Le modifiche dei regolamenti hanno posto un freno, nel 2011, a speculazioni ancora più clamorose, visto che non era nemmeno necessario avere animali sopra i pascoli.

Gli “accaparratori”, ora non possono più permettersi di non pascolarci nemmeno un capo di bestiame, ma possono comunque far “finta” di farlo, con un numero minimo per ettaro, abbandonando gli animali per mesi, non curandosi minimamente del loro benessere e della loro produttività, al fine di minimizzare i costi, visto che il business è rappresentato dai cospicui contributi europei. Gli animali servono solo a superare indenni eventuali controlli sull’attività svolta, o presunta tale.

Il tutto a discapito della vera economia della montagna e degli allevatori locali, che si trovano senza spazio adeguato per la loro attività, e vedono crescere il costo degli affitti, il cui mercato, in alcune aree montane abruzzesi, è passato infatti in poco tempo dai 30-40 euro per ettaro, a prezzi a tre-quattro volte superiori.

Dalla denuncia inoltrata dall’Asbuc al Comune dell’Aquila, si legge che sui pascoli di Campo Imperatore, in località Fontari e Conca d’Oro, si era verificato, il 1° luglio scorso, “un transito di un grosso camion, adibito al trasporto di bestiame, carico di numerosi capi bovini”.

Per l’esattezza, 40 capi, a cui si sono aggiunti altri trasporti nei giorni successivi, per un totale di 140 capi rilasciati sui pascoli.

Nella lettera si racconta poi di un pesante alterco avvenuto tra gli allevatori locali e quelli “stranieri”, con i secondi che hanno risposto: “abbiamo scaricato ieri, scarichiamo oggi, e scaricheremo domani!”. Fornendo ai contestatori il nominativo di un avvocato aquilano a cui eventualmente rivolgersi.

Nell’esposto, e anche nella lettera a Bignotti, l’Asbuc evidenzia che tale comportamento, violerebbe “sotto vari aspetti il codice penale, oltre a creare tensioni tra gli allevatori”, e non “rispetterebbe le norme sanitarie ed amministrative dettate per l’introduzione degli animali al pascolo estivo”.

“I pascoli bastano appena per i nostri allevatori – incalza Galletti -, per chi qui vive con la zootecnia, e che non va certo in montagna a farsi la passeggiata con lo zaino sopra le spalle”.

A sostegno di questa battaglia anche Rubei di Confagricoltura.

“Questi allevatori ‘forestieri’ mostrano una notevole capacità economica – osserva innanzitutto -, che utilizzano per fare incetta di pascoli, e quindi fanno concorrenza sleale nei confronti dei nostri allevatori. Accade così che sul territorio si moltiplica la presenza di animali che vengono da fuori, che però non hanno una genealogia, di essi non conosciamo lo stato sanitario, e  si incrociano anche con quelli locali, vanificando un lavoro di selezione e miglioramento genetico che i nostri allevatori invece stanno portando avanti sul territorio”.

“Forte è il sospetto che dietro ci sia solo il meccanismo legato alla gestione dei titoli della Pac – prosegue Rubei-, che fondamentalmente collega il contributo comunitario agli ettari pascolati, anche, questo il problema, da un numero minimo di capi, che vengono abbandonati per settimane e mesi. Perchè ovviamente il guadagno non sta nella carne e nel latte di questi animali, ma nel loro semplice calpestare quei pascoli, e giustificare così la richiesta di finanziamento”.

Episodi del tutto simili sono stati denunciati pochi i mesi fa anche da Battista Caterini, assessore comunale e allevatore di Valle Castellana, nel cuore dei Monti della Laga, in provincia di Teramo.

“Le istituzioni – aveva protestato Caterini – devono vigilare affinché vengano rispettati gli accordi ed i terreni siano effettivamente utilizzati per quanto dichiarato: se un terreno è dichiarato “da pascolo”, e come tale riceve contributi, si deve vigilare affinché venga effettivamente utilizzato per questo scopo e non soltanto sulla carta, e per finta”.

Poche settimane fa poi si è registrate le denunce degli a da allevatori dell’area peligna, raccolte da un’interrogazione, con richiesta di risposta scritta, da parte l’eurodeputato del Partito Democratico Andrea Cozzolino alla Commissione europea.

“Questa pratica – ha detto Cozzolino – consente alle aziende interessate di percepire un valore, a titolo di contributo Pac, che in alcuni casi supera anche i 1.000 euro per ettaro, favorendo così i grandi gruppi e le cooperative di fuori regione, rispetto ai piccoli allevatori locali”.

Cozzolino chiede dunque “alla Commissione quali iniziative ha assunto o intende assumere per tutelare gli interessi dei legittimi allevatori e per porre fine a queste pratiche sleali, ripristinando il corretto utilizzo dei fondi Europei”.

Filippo Tronca

abruzzoweb.it