Un nuovo “colpo” è stato messo a segno dalla tecnostruttura del Parco nazionale del Gargano guidato dal duo Claudio Costanzucci (vicepresidente) – Pasquale Coccia (assessore) per la tutela dell’area protetta: è stato ammesso a finanziamento il progetto nazionale presentato dall’ente il 16 luglio 2018 sull’incremento della resilienza degli ecosistemi e della funzionalità dei loro servizi nelle aree naturali protette percorse dal fuoco. L’ok è stato comunicato direttamente dalla Direzione generale per il clima e l’energia del ministero dell’Ambiente di Roma a Monte Sant’Angelo lo scorso 14 giugno attraverso la trasmissione del decreto direttoriale datato 19 aprile 2019 nel quale è riportata la graduatoria dei progetti presentati dai soggetti beneficiari (quello del Parco del Gargano figura al primo posto con punteggio 75). All’ente di via Sant’Antonio Abate a Monte Sant’Angelo (direttrice facente funzioni Carmela Strizzi) adesso toccherà il compito – entro il prossimo 31 luglio 2019 – di trasmettere al Ministero il relativo Programma operativo di dettaglio (Pod). Il costo complessivo del progetto ammonta a 500mila euro, mentre il finanziamento ministeriale è di 450mila euro, ovvero il 90per cento. La restante parte di 50mila sarà a carico del bilancio del Parco. L’intervento progettato mira al recupero e al ripristino strutturale e funzionale degli ecosistemi tramite azioni coerenti con la tutela e la conservazione della biodiversità (flora, fauna, vegetazione e paesaggio naturale e rurale) nelle aree percorse dal fuoco. In sostanza si punta a favorire nel Parco nazionale del Gargano l’incremento della resilienza forestale. Tre le pinete (percorse da incendio negli ultimi tre anni) al centro del progetto, tutte ricadenti in aree ad elevato pregio naturalistico e paesaggistico (zona 1 e 2 del Parco nazionale del Gargano): San Domino alle Isole Tremiti, località Tomarosso a Vieste, località Monte Castellana a San Giovanni Rotondo. Inoltre quelle di Vieste e Isole Tremiti rientrano anche in zone Sic (sito di interesse comunitario) e Zps (zona protezione speciale). L’intervento è giustificato dal valore elevatissimo dei servizi ecosistemici annullati dall’incendio nonché dal valore inestimabile degli habitat di interesse comunitario gravemente danneggiati e che con l’intervento si cercherà di ripristinare. Il progetto prevede nello specifico, oltre alla bonifica delle piante morte e lo sminuzzamento del materiale direttamente sul sito al fine di accelerare il recupero della parte pedologica (terreno) dell’ecosistema danneggiato dal fuoco, anche la realizzazione di diverse opere di rinnovazione artificiale finalizzate alla tutela del suolo che vanno dalle piccole opere di ingegneria naturalistica (mediante il reimpiego di una parte del legname morto) alla fornitura e messa a dimora di piantine di pino d’Aleppo prodotte con seme raccolto nei boschi del Gargano. Per facilitare il costante monitoraggio degli obiettivi attesi e nel contempo con sentire la valutazione in dettaglio della dinamica di ricostituzione naturale della vegetazione bruciata, saranno realizzati rilievi a terra, mediante la predisposizione di una rete di aree campione permanenti georeferenziate. Accantonata, perché non praticabile, la eventualità di ricorrere all’opzione “0” ovvero al “non intervento” che lascia all’evoluzione naturale della vegetazione il compito di ripristinare le formazioni forestali distrutte dal fuoco. Le cause? L’elevata frequentazione turistica delle aree interessate dagli incendi nonché la presenza di fenomeni erosivi già in corso.
Francesco Trotta