Entro fine 2019 la Puglia dovrà spendere 180 milioni di euro, oppure rischierà di perderli. L’avanzamento del Programma di sviluppo rurale va infatti a rilento, come certificato a giugno dal Comitato di sorveglianza: rispetto a circa 1,6 miliardi di euro l’avanzamento è al 20%, una delle peggiori performance a livello nazionale dove la media è di circa il 32%. La colpa di questi ritardi è nei ricorsi sulle misure strutturali, quelle che valgono circa 500 milioni e riguardano direttamente gli agricoltori, il contenzioso, durato oltre un anno, non ha consentito alla Regione di erogare quanto previsto, visto che il Tar aveva ordinato di rifare l’istruttoria delle domande in contraddittorio con le imprese. Per correre ai ripari, l’ex assessore Leo Di Gioia aveva immaginato di chiedere a Bruxelles la riduzione del budget per causa di forza maggiore. Una scelta che però il governatore Michele Emiliano non ha condiviso. Sul Psr si gioca, come sempre, una partita importantissima anche in chiave politica, perché il voto degli agricoltori pesa. La Puglia è infatti una delle Regioni con il programma rurale più importante, e le risorse sono da sempre oggetto di contrattazione: il Psr 2014-2020 è stato predisposto dalla giunta Vendola ma ha ricevuto circa 600 osservazioni da Bruxelles tanto da costringere la giunta Emiliano a intervenire in corsa. E così il presidente, dopo le dimissioni di Di Gioia, ha scelto di gestire in prima persona anche il dossier dei fondi europei per l’agricoltura, delega che per il momento non verrà assegnata a un nuovo assessore. Ma non è detto che le polemiche si placheranno: per far ripartire la spesa entro fine anno, gli uffici dovranno completare in tre mesi diverse migliaia di istruttorie.
Massimiliano Scagliarini
la gazzetta del mezzogiorno