“Emula la ‘ndrangheta ma è ancora più efferata” la Quarta Mafia foggiana. La nuova relazione dell’antimafia
«Nella mafia foggiana sono riscontrate forme di emulazione dei “comportamenti” ‘ndranghetisti: analoghi rituali di affiliazione, ripartizione dei ruoli, qualifiche e gerarchie definite con il gergo tipico della criminalità calabrese, come emerso nell’ambito dell’operazione “Decima Azione” del 30 novembre 2018» (30 arresti a Foggia per mafia, estorsioni e tentato omicidio ndr) «Tuttavia l’efferatezza con la quale la criminalità organizzata dauna continua a manifestarsi costituisce, ad oggi, il netto discrimen con la ‘ndrangheta, che sembra invece preferire una presenza silente sul territorio, evitando azioni eclatanti». Lo scrive la Direzione investigativa antimafia nazionale nelle 11 pagine (delle 568 complessive) nella relazione al Parlamento della situazione delle mafie in Italia nel secondo semestre 2018. In Capitanata – ribadisce la Dia – esistono tre distinte organizzazioni: «Società foggiana» su Foggia e San Severo; mafia cerignolana; e mafia garganica non più e da tempo riunita sotto il clan dei montanari ma contrassegnata da vari clan in guerra tra loro.
«Pur permanendo la suddivisione tra le tre distinte mafie del Foggiano, continua la ricerca di sinergie al fine di superare le difficoltà contingenti, in particolare laddove gli equilibri non sono ancora definiti (come a Vieste), ovvero risultano dissestati dagli interventi, preventivi e repressivi, delle istituzioni. Elementi a sostegno di questa chiave di lettura» secondo la Dia «si possono desumere in primo luogo, dalla posizione di centralità assunta della “Società foggiana” attraverso la progressiva espansione nei territori della provincia e la ricerca di convergenze finalizzate ad una gestione monopolistica delle attività illecite, in particolare del traffico degli stupefacenti. I numerosi arresti e gli importanti sequestri di droga effettuati attestano il Foggiano» (e le coste garganiche principalmente ndr) «come uno snodo fondamentale nel mercato della marijuana, sia che l’approvvigionamento avvenga dall’Albania, sia che avvenga dalle consistenti piantagioni locali. In entrambi i casi si assiste ad un sempre maggiore coinvolgimento ed integrazione dei gruppi albanesi sul territorio, assieme a soggetti del posto, nella coltivazione di marijuana». Una parte del relazione del «caso Foggia» riguarda l’intermediazione illecita nel lavoro. «Tra le forme d’infiltrazione criminale nel comparto agroalimentare, si registra ancora la piaga del caporalato riportata alla ribalta delle cronache dalle stragi della strada del 4 e del 6 agosto 2018, nelle quali hanno perso la vita 16 giovani braccianti africani, peraltro ricordati nella “giornata della memoria” delle vittime di mafia che annualmente organizza l’associazione Libera. La problematica è alimentata da parte dell’economia locale che non esita a sfruttare manodopera clandestina a basso costo, cosa che impone una riflessione sulla necessità di ripristinare una filiera etica di certificazione del lavoro». Quanto agli affari dei mafiosi «il traffico degli stupefacenti costituisce il business fondamentale alla base dell’economia illegale dei gruppi mafiosi foggiani; e con esso le estorsioni e i reati contro il patrimonio si confermano settori di primario interesse. Tuttavia, vanno rilevati» dice la Dia «i preoccupanti profili evolutivi che connotano oggi le attività di riciclaggio poste in essere dalle organizzazioni criminali daune, le quali mostrano sempre più considerevoli livelli di specializzazione e capacità di sfruttare contesti “ambientali” particolarmente esposti (come società ed aziende in difficoltà economica), avvalendosi, all’occorrenza, di figure professionali colluse». C’è poi l’accento sull’«interesse della criminalità verso la pubblica amministrazione, già emersa in occasione dello scioglimento delle amministrazioni comunali di Monte Sant’Angelo (luglio 2015) e Mattinata (marzo 2018)» (si attende ora l’esito delle commissioni d’accesso ai Comuni di Manfredonia e Cerignola) «ha trovato riscontro, nel corso del secondo semestre 2018, nei numerosi provvedimenti interdittivi emessi dal prefetto di Foggia nei confronti di imprese risultate in qualche modo condizionate dai sodalizi del posto. Si segnala, in particolare, il provvedimento disposto, per collegamenti con il clan Romito di Manfredonia nei confronti di un’impresa titolare di una concessione demaniale marittima per la gestione di uno stabilimento balneare. La misura amministrativa è stata adottata in attuazione di un protocollo di legalità stipulato tra Prefettura ed i comuni rivieraschi, inteso ad estendere la preliminare valutazione antimafia alle imprese che svolgono attività ricettive»
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