Vieste/Affidamento dei due fratellini, in attesa di una nuova decisione del tribunale: “Io, papà, sottratto dell’affetto dei miei figli” (3)
Due bambini allontanati dai propri genitori e mandati in casa famiglia contro l’ordinanza del giudice che prescrive tutt’altro. Racconta il suo incubo P. C., cittadino di Vieste, che da mesi lotta per riavere i suoi figli. Tutto è cominciato nel febbraio 2019 quando, a seguito della separazione con la sua ex compagna, i loro due figli di 6 e 8 anni sono andati a vivere con la madre a Mattinata, “lo e la mia compagna avevamo problemi perché lei non accettava la mia famiglia” racconta la sua versione il signor P. “Da tre anni i miei si erano fatti da parte per salvaguardare la mia nuova famiglia, ma lei non accettava che i bambini vedessero i nonni, la zia o che ricevessero regali. Quando ci siamo separati i bambini sono andati a vivere con lei a Mattinata”. Già qui sono iniziati i guai, perché – racconta P. – a lui è stato permesso di vedere i bambini solo dopo un mese e mezzo. Mesi di tensione e di turbamento: “In sei mesi ho potuto vedere i miei figli solo sei volte” riporta “All’inizio quando li ho rivisti erano un po’ impauriti, come se mi temessero. Però è bastato poco che mi hanno riabbraciato forte”. La situazione è precipitata ulteriormente nel mese di luglio, quando i bambini sono stati affidati ad una casa famiglia a Vico del Gargano e attualmente vivono li, potendo vedere il padre tre volte a settimana per un’ora. L’affidamento non è stato confermato alla madre e disposto per nessuno dei due genitori “alla luce dell’elevata conflittualità delle parti” e “in considerazione delle accuse reciproche di violenza e di inidoneità genitoriale” scrive il giudice. Come spiega l’avvocato Chionchio, che sta seguendo il caso, il paradosso è che nell’ordinanza si prescrive che i bambini potrebbero essere affidati ad una famiglia nella loro zona di residenza, Vieste, e se possibile dando priorità di affidamento a dei parenti. L’anomalia sta proprio nel fatto che i servizi sociali di Vieste hanno agito in via del tutto discrezionale e, dopo aver steso una relazione in cui la zia veniva ritenuta idonea all’affidamento, hanno portato i bambini in casa famiglia.“Il tutto è successo in 48 ore e noi non siamo stati neanche avvisati, lo abbiamo saputo dal canale telematico dei Tribunale” racconta l’avvocato, che confida in una revisione della decisione “Ad oggi noi non sappiamo le motivazioni di questa scelta: perché, a fronte di un provvedimento del Tribunale che parla chiaro i bambini sono stati portati via?”. Il papà non si capacita di quello che sta succedendo: “A me sembra di vedere un film, non mi sembra vero. Meglio se fossero rimasti con la mamma e non portarli in casa famiglia! I bambini stanno male, quando vado a trovarli e si avvicina l’ora di andare mi chiedono insistendo “Perché vai via? Perché non dormi qui?” lo non so cosa raccontargli. Il più grande sta già subendo dei traumi per questa situazione”, intanto sta mobilitando il paese, ha raccolto mille firme di amici e conoscenti per chiedere che venga fatta giustizia. Questa è solo una delle situazioni denunciate da genitori che vedono sottrarsi i figli ingiustamente. I casi sembrerebbero numerosi, certamente con le dovute distinzioni. Lo ha denunciato giorni fa il consigliere regionale del M5s Mario Conca: “Ci sono molti casi sommersi di abusi di potere. Inoltre spesso i genitori non sono inadempienti ma solo indigenti, eppure si preferisce spendere molti più soldi per chiudere i bambini in istituti che aiutare economicamente le famiglie. Questo succede un po’ ovunque”. I casi sono singolari e tutti diversi tra loro, in un sistema non sempre trasparente dove a volte anche non avere un lavoro stabile diventa una colpa. Come nel caso della signora C. di Foggia, che ha visto portare i suoi figli in istituto dopo che il minore ha avuto problemi di depressione forse legata all’assenza del padre naturale seguita alla morte improvvisa del compagno della madre. “Lui aveva problemi e in neuropsichiatria gli hanno prescritto un farmaco potente. La mia colpa è stato toglierglielo dopo che l’ho visto stare male. Più volte ho segnalato che mio figlio aveva delle reazioni che mai gli avevo visto avere. Aveva dolori al petto, dormiva sempre. Poiché non venivo ascoltata, ho provato io stessa il farmaco e sono stata malissimo. Allora ho deciso di non somministrarglielo più”. A questo si è aggiunto il fatto che C. e i suoi figli vivevano con la famiglia di lei per indisponibilità economica e la madre di lei ha rifiutato la presenza in casa di un’educatrice. “Quello è stato sicuramente un errore da parte di mia madre, che però non stava bene. Adesso stiamo cercando di rimediare accettando tutto, però non ci è più permesso”. Al momento non c’è neanche possibilità di vivere in case separate: “lo faccio assistenza gli anziani. I servizi sociali non mi hanno aiutato a trovare un lavoro migliore o una casa con un affitto basso, in modo che io potessi vivere da sola con i miei figli. Me li hanno tolti e basta”.
Claudia Morelli
L’Attacco