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Turismo/ La battaglia delle città contro Airbnb (e la caccia al turista perfetto)

L’affollamento per alcuni Paesi ormai è diventato un problema. Dieci amministrazioni hanno scritto alla Ue chiedendo il potere di limitare gli affitti temporanei

La capitale del trolley, Barcellona, si è alleata con la capitale degli antagonisti, Berlino, per rendere meno facile il nostro viaggio del weekend. E più costoso. Assieme a loro, le autorità di altre otto città europee — Parigi, Vienna, Amsterdam, Bruxelles, Monaco di Baviera, Valencia, Bordeaux, Cracovia — hanno scritto una lettera alla Commissione europea nella quale chiedono di dare loro il potere di limitare e regolare gli affitti temporanei di appartamenti privati ai turisti, che negli ultimi anni hanno visto «una crescita esplosiva». È la battaglia contro Airbnb.

Succede che il turismo di massa, a basso costo, ha effettuato un takeover sul modo di viaggiare e visitare. Secondo la World Tourism Organization delle Nazioni Unite, tra il 1990 e il 2017 il numero di arrivi di turisti in destinazioni internazionali è passato da 440 milioni a un miliardo e 326 milioni. Si viaggia di più grazie al low-cost, grazie a Airbnb e simili ma anche perché la fine della Guerra Fredda ha fatto cadere le frontiere che lo impedivano e perché milioni di persone in Cina, in India e altrove sono uscite dalla povertà e ora viaggiano. Fino a pochi anni fa, a Venezia, Firenze, Roma, Capri incontravi americani, tedeschi, inglesi, giapponesi. Ora incontri polacchi, cechi, cinesi, russi non ancora addestrati ai riti e alle regole del passato. Da qui le reazioni di chi si sente «invaso» dall’overtourism, dall’eccesso di arrivi. Non è solo che il turismo porta, assieme a ricchezza, problemi seri: è che è esploso come uno degli effetti maggiori e più visibili della globalizzazione degli scorsi trent’anni; e provoca reazioni, stimola la domanda di nuove barriere. Sovraniste Barcellona, Berlino e le altre otto? Forse, ma c’è di più.

Intanto, non è che tutto il mondo faccia il turista. A parte i Paesi poveri, dove quando si viaggia lo si fa per emigrare, anche in quelli ricchi molti non possono permettersi il lusso. Secondo Eurostat, il 28,3% degli europei nel 2018 non ha avuto le risorse per fare una settimana di vacanza. La percentuale è altissima tra i rumeni (58,9%), i croati (51,3%), i greci e i ciprioti (51%). Subito dopo vengono gli italiani: 43,7%. All’estremo opposto, più del 90% degli svedesi ha fatto almeno una settimana di vacanza. Disuguaglianze. Dall’altra parte, è un fatto che il numero di notti trascorse fuori casa per turismo in Europa sia in continuo aumento: erano un miliardo e 646 milioni nel 2006, sono state tre miliardi e 184 milioni nel 2017. Il Paese europeo che attrae più turisti esteri è la Spagna (306 milioni di notti nel 2017), seguita da Regno Unito (279 milioni), Italia (210,7), Francia (133,5).

L’affollamento, dunque, è ormai un problema per alcuni Paesi. Un grafico pubblicato da Politico.eu indica che a Malta, in Croazia e a Cipro nel 2017 ci sono state più di 18 mila notti trascorse da turisti per ogni mille abitanti (in Italia 3.500). Sono però le città a sopportare gran parte del «nuovo turismo». Venezia è uno dei casi più estremi di quello che in certi giorni pare un assalto irrefrenabile: ondate di persone su una città tra le più fragili. Con il risultato di produrre più stress che reddito: ogni ristoratore parla del «mordi e fuggi», nel senso delle truppe in gita che mordono il panino portato da casa, fanno selfie e poi vanno a dormire altrove, dove i prezzi sono più bassi. Molte amministrazioni cittadine hanno preso, o cercano di prendere, misure per limitare l’eccesso di arrivi, frenare Airbnb, ridurre i comportamenti antisociali di non pochi turisti. In effetti Airbnb, nata nel 2007 come piccola comunità di affitto di stanze, ha avuto un boom che ha pochi paragoni e moltiplica gli arrivi nelle città. Oggi mette a disposizione più di 77 mila offerte a Londra, 60 mila a Parigi, quasi 23 mila a Berlino, 30 mila a Roma, quasi 8 mila a Venezia. Sono i cittadini che si organizzano sulla piattaforma.

Fatto sta che le dieci città europee hanno scritto alla Ue: sostengono che l’effetto Airbnb è di togliere abitazioni dal mercato dei residenti, di alzare i prezzi degli affitti per la popolazione locale e di spingere una «turistizzazione» delle città che ne stravolge l’identità. Chiedono che Airbnb e simili non siano considerate dalla Ue «internet companies» che godono della libertà del mercato unico ma società immobiliari da regolare localmente. «Molte città soffrono di una seria penuria di abitazioni», dicono le dieci municipalità come se ciò dipendesse dai locatori privati e non dai vincoli da loro stesse imposti.

In realtà, il peso del turismo non può essere fatto risalire solo a Airbnb e ai voli low-cost che hanno messo parecchie città sulle mappe dei viaggi «mordi e fuggi». Certo, anche quello. Ma c’è che i nuovi turisti, quelli che non viaggiavano prima della globalizzazione, sono tanti e sono diversi da quelli di un tempo: hanno abitudini loro e spesso devono «imparare» a viaggiare. Oggi vanno un po’ tutti verso le stesse mete ma stanno anche iniziando a diversificare. E pure i loro comportamenti stanno avvicinandosi a quelli del turista tedesco tradizionale. Le differenze tra ieri e oggi rimarranno. I cinesi adorano l’enorme infinity-pool sui tetti dei grattacieli del Marina Bay Sands di Singapore, luogo di selfie acquatici dichiarato l’ottavo luogo più romantico al mondo dal China Daily, giornale ufficiale del governo di Pechino. Questi gusti resteranno. Ma allo stesso tempo la società di consulenza McKinsey ha scoperto che a una maggioranza di cinesi piace sempre meno viaggiare nei pullman ed essere trasportata in truppa.

Per quanta reazione susciti, il turismo di massa è qui per restare. E nel tempo diventerà meno invadente, migliorerà di qualità, si distribuirà. E comunque, dice il World Travel & Tourism Council, i viaggi e il turismo producono, assieme all’indotto, il 10% del Prodotto lordo mondiale e poco meno del 10% dell’occupazione. Una forza potente. Alzare muraglie cinesi per tenere fuori i barbari non funzionerà: diventerebbero attrazioni turistiche pure quelle.

Danilo Taino

corrieredellasera