Ho letto che l’Attacco ha titolato “Pazienza tace”, lo taccio non perché immobile ma perché sto osservando, analizzando, studiando e comprendendo. Tra un po’avrò elementi utili per formulare una mia visione”. Il neo presidente del Parco nazionale del Gargano, il professor Pasquale Pazienza, tra un Consiglio di Dipartimento ad Economia, in Unifg, e il lavoro iniziato negli uffici di via Sant’Antonio Abate a Monte Sant’Angelo, non si sottrae alla prima intervista sui temi che, su queste colonne, sono trattati da anni rispetto all’ente che tutela l’area protetta. Eccola.
Direzione del Parco: è arrivata o meno una comunicazione formale dai Ministero dell’ambiente di sospensione dell’iter dopo la terna Strizzi-Villani-Gaudiano approvata dal consiglio direttivo e inviata a Roma?
La comunicazione ministeriale è arrivata, io l’ho vista martedì. Ma non va nel senso prospettato dall’articolo.
Cioè nel senso di rischio del terzo annullamento della procedura?
Sì. La sospensione è da intendersi diversamente, il Ministero è in attesa dell’estratto dei verbale relativo a quel punto. La terna di candidati è stata oggetto di individuazione da parte dell’ultimo consiglio direttivo prima della mia nomina. Il verbale non è ancora stato approvato da parte del direttivo seguente, perché non si è ancora svolto. Convocherò il consiglio quando avrò elementi utili su altri temi, non intendo convocarlo solo per una questione. Non c’è urgenza. Quindi quando il prossimo direttivo approverà il verbale, un estratto del verbale sarà inviato al Ministero, che continuerà la procedura. Non c’è una invalidazione dell’iter, ad oggi non ci sono comunicazioni nel senso di un annullamento.
Ora che il PGN ha un presidente effettivo, lei può essere ascoltato dal Ministero rispetto alla scelta del direttore?
La nomina del direttore spetta al ministro. La prassi non prevede la mia consultazione, anche se credo che a un certo punto potrei essere ascoltato. Ma, ripeto, ciò non è previsto dalla procedura normativa. Comunque io per primo ho chiesto di avere del tempo, perché non si può entrare in un ente e capirne tutto in un mese. C’è una terna. L’elemento essenziale è che il consiglio direttivo ha integrato nella seconda trasmissione rispondendo alla nota del Ministero sulla necessità delle motivazioni.
Sui criteri non prestabiliti ci sono state forti polemiche e la segnalazione al Ministero dei consiglieri Lion, Riga e Monteleone. Avrebbe agito allo stesso modo, se fosse stato già presidente?
Non posso esprimermi in questo senso, non avendo partecipato alla discussione non ho alcun titolo per parlarne. Posso fare un processo alle intenzioni, ma è inutile e non ha nessun senso. Mi rimetto alla valutazione di legittimità dell’atto che compete al Ministero, la mia autorità di vigilanza. Se per il Ministero è tutto lecito non vedo perché io debba spendere considerazioni aggiuntive.
Nell’ipotesi in cui fosse ascoltato dal Ministero, cosa direbbe? Cosa le servirebbe avere al suo fianco?
Non voglio ragionare sui nomi. Di sicuro mi piacerebbe avere un soggetto che ha esperienza nella direzione di una macchina del genere. Poi, antepongo la necessità di superare i limiti di una struttura assai sottodimensionata: mancano figure strategiche, manca ad esempio un veterinario, manca un vero ufficio legale. Oggi la macchina amministrativa è monca, indipendentemente da chi può essere il presidente e il direttore. Ci barcameremo ma le cose vanno risolte.
Il M5S con Barone e Furore ha chiesto discontinuità nella direzione, dicendo no a Strizzi, l’attuale facente funzioni. Le motivazioni hanno a che vedere con strapotere della tecnostruttura ed opacità nella gestione, per sospetto clientelismo, poca trasparenza, troppi affidamenti diretti. C’è qualcosa che condivide?
Sto analizzando e a breve avrò elementi utili per formulare una mia visione. Di sicuro in futuro ci sarà una gestione molto simile a quella che io ho praticato in Provincia, basata su programmazione e non sulla casualità. La programmazione prevede che ci sono linee ed indirizzi operativi già cristallizzati e non per contatti dell’ultimo minuto. Né spetta ad un presidente neonominato fare delle indagini. Ma non è questo il tema. Mi immedesimo con chi ha dovuto guidare l’ente senza avere un arco temporale lungo e non ha goduto di una logica di programmazione di lunga gittata. Nell’ambiente del Parco ho trovato, partendo dal vicepresidente e sindaco Costanzucci, persone come piacciono a me, aperte al dialogo. Ci sono i presupposti per andare avanti.
Oggi è dunque prematuro per lei esprimersi?
E’ davvero prematuro. Sto osservando le dinamiche interne ma al contempo stiamo anche operando. C’è una riflessione su alcuni regolamenti che sto cambiando. E’ già in cantiere e va a beneficio di alcune categorie produttive del Gargano. Riguarda la maniera in cui vengono erogati i pagamenti a certe categorie, gli indennizzi. Il principio che sto traslando in questi regolamenti è che chi si comporta bene dialoga con l’ente Parco, chi si comporta male col territorio non sarà più oggetto in futuro di ascolto e di attenzione.
Cioè chi non è corretto nell’utilizzo delle risorse?
Esatto, stiamo parlando anche di risorse ambientali.
Come è nata la sua nomina? Lega e M5S se ne intestano la paternità, che qualcuno riconduce anche all’ex assessore regionale Leo di Gioia.
C’è stata una mia riflessione, prima di dare la disponibilità. Sono stato chiamato ad incontri con le due forze che erano al governo, Lega e M5S, incontri in cui ci siamo confrontati su linee operative e macro-scenari. Io sono molto contento di essere un docente della locale Università, di origine garganica – c’è stata anche la fase in cui me l’hanno negata – e che rappresenta il momento di sintesi di due aree politiche che al momento stavano al governo. Tutto il resto è semplicemente una presunzione di paternità. Io ragiono nella logica della politica territoriale, non della politica dei colori, perché per me lo sviluppo non ha colori. Anzi, è la sintesi di colori diversi . L’arte più bella è ascoltare tutti, perché tutti possono dare idee utili, al di là delle visioni personali.
Come intende affrontare e risolvere l’atavica e gravissima contrapposizione, nel Parco, tra sindaci e ambientalisti, palese anche nel consiglio direttivo?
Ho incontrato già alcuni consiglieri ma non ancora le associazioni ambientaliste. Sono disponibile all’ascolto. Le fratture si risolvono se ci si ritrova tutti in una sola logica: la valorizzazione ambientale. Chi cade in un eccesso o nell’altro è evidentemente un soggetto che vuol vivere nella frattura, ma non credo che ci siano ragioni per vivere nella contrapposizione. C’è la consapevolezza che ci troviamo in area Parco fortemente antropizzata, abitata da 200mila persone, ovvero un terzo della popolazione provinciale. Sfido chiunque a dire che l’uomo non sia un elemento dell’ambiente, ma su questi temi mi rifarei all’enciclica papale, che condivido appieno.
Una delle accuse rivolte in questi anni è stato relativo all’uso dell’ente Parco come un bancomat da cui ottenere soldi, magari per le esigenze dei Comuni.
L’ente Parco deve operare in una logica di sussidiarietà quando deve accompagnare i singoli Comuni, che devono sentirsi una parte della comunità più ampia del PNG. Il Parco deve intervenire in linea con i suoi compiti statutari, tutto il resto secondo la sussidiarietà. C’è una classe di 18 Comuni: da Serracapriola, uno dei più piccoli, a Manfredonia, il più grande. Tutti insieme, nessuno escluso.
Sulla trasparenza c’è da migliorare?
Io credo di essere una persona sufficientemente trasparente. E’ uno dei focus che aprirò la settimana prossima: voglio capire, alla luce dell’attuale normativa e dell’ANAC, cosa è stato fatto, cosa si fa e cosa va raddrizzato, se c’è da raddrizzato. Intendo poi fare ogni tanto conferenze stampa per raccontare al territorio cosa si fa e quali sono gli scenari. E ricordo che io sono la sintesi dei direttivo, quindi una persona chiamata non a determinare un processo di sviluppo ma ad accompagnarlo.
Lucia Piemontese
l’attacco